Roma, Palazzo dei Congressi, 8 – 9 maggio 2009
Dissonanze è il più importante Festival in Italia di Musica Elettronica di tendenza, che si svolge a Roma dal 2000. Dedicato alle arti ed alle musiche elettroniche e digitali, comprende videoinstallazioni, proiezioni e spettacoli multimediali in genere; dopo aver girovagato in diverse locazioni, ha trovato ormai una sede fissa al Palazzo dei Congressi dell’Eur.
Ogni anno vengono presentate figure emergenti, nuovi DJ di tendenza, nuove sperimentazioni, alternando concerti di musica techno ed house ad altri di elettronica tout court.
E bisogna dire che in quest’ultimo settore abbiamo avuto le conferme e le sorprese più positive nell’edizione di quest’anno.
Pur avendo potuto assistere solamente alla prima delle due nottate elettroniche, abbiamo comunque potuto percepire gli umori del pubblico giovane, assistendo ad un via vai di stili, sensazioni, impressioni spesso contrastanti.
La performance inizia dalla terrazza, ove, davanti a poche decine di persone, si esibisce, nell’ambito di una rassegna dedicata alle nuove tendenze della scena californiana, il DJ Raffaele Costantino più noto come Costa, che assieme al partner Ad Bourke cerca, con ritmi lenti e sincopati, di scaldare l’atmosfera. E’ la volta, poi, di Gaslamp Killer , che realizza un’anarchica e suggestiva cascata di suoni, manipolandoli liberamente, mescolandoli al suono del sitar, in omaggio alla psichedelia anni sessanta che dalla California sembra rinascere influenzando la nuova musica elettroacustica. La risposta del pubblico, nel frattempo nettamente aumentato, è buona; molti danzano sulle panche, e questo aspetto diventa ancora più evidente quando sul palco salgono i formidabili Flying Lotus , che elaborano una glaciale ma coinvolgente performance, portando all’estremo i ritmi funky ed hip hop, soul, ed elaborando suoni originali impregnati di tribalismo.
Nell’Aula Magna aprono i Mokadelic , già ascoltati nella rassegna Meet in Town, che confermano la loro suggestiva performance, costituita da suoni liquidi ed eterei, fortemente influenzati dal Post Rock dei Mogwai e degli Arab Strap contaminati con suggestioni Shoegaze, in particolare i misconosciuti Slowdive ed approdano apertamente a soluzioni non lontane dal suono rarefatto dei Sigur Ròs e dei Mum; lungamente applauditi, la loro performance si compone anche di un pregevole contenuto di Visual Art che si snoda nelle psichedeliche immagini che scorrono sullo schermo retrostante il palco.
E’ la volta delle coinvolgenti Telepathe , giovanissimo duo femminile di Brooklyn, che elaborano un Synth-Pop divertente ed aspro, memore della lezione tedesca, anche se le parti vocali non sono eccellenti.
Uwe Schmidt, producer tedesco di tendenza, sotto le vesti del camaleontico Atom Tm , offre al computer una glaciale ma coinvolgente esibizione, mutando continuamente stile e puntando ad una perfetta elettronica minimale, del tutto memore, pur nelle varianti, degli immensi, robotici Kraftwerk.
Nel grande salone infine assistiamo all’interminabile Rave di Timo Maas
che letteralmente scatena i giovani presenti nella danza, proponendo una superficiale ma accattivante techno-house, sul tipo di quella che si ascolta nei locali di Ibiza, del tutto priva però di fermenti creativi e comunque largamente inferiore alla sua fama.
Data la tarda ora, purtroppo, non riusciamo ad assistere all’esibizione di Magda, DJ berlinese ad alto tasso House, ma che sappiamo molto creativa, avendo assistito in passato ad una sua performance.
La prima giornata di Dissonanze si è così conclusa: sia pure in maniera discontinua, abbiamo avuto l’impressione che la scena della Musica Elettronica abbia ancora da dire molte cose interessanti e che il livello di creatività, soprattutto nella Sperimentazione, sia tuttora di buon livello; la sensazione è che la maggior parte del pubblico giovanile non sappia andare molto oltre una epidermica partecipazione Dance: molti artisti sembrano appagati da ciò e seguono, pertanto, percorsi di ricerca ormai noti da molti anni. D’altro canto, rinasce anche una matrice Pop Psichedelica, in stile anni Sessanta, che riapre orizzonti di ricerca ormai abbandonati da anni, ma forse maggiormente accattivanti.
Recensione di Dark Rider
foto da Indiemusic