Digital Crossing: meditazione elettronica -Teatro Vascello 18 novembre 2008
Paolo Ravaglia: clarinetti;
Manuel Zurria: flauti;
Carlo Martinelli: percussioni e strumenti autocostruiti;
Eugenio Vatta: elaborazioni elettroniche
Formatosi nell’ambito di Nuova Consonanza, uno dei progetti italiani più importanti per lo studio e l’elaborazione della musica contemporanea, l’ensemble di musica elettronica Digital Crossing ci ha offerto al Teatro Vascello un suggestivo viaggio attraverso le tendenze della musica elettronica contemporanea, rielaborando brani composti da numerosi musicisti. Tra di loro Eugenio Vatta (facente parte della squadra), ingegnere del suono, maestro di elaborazioni elettroniche, e Alvin Curran, statunitense da molti anni a Roma, creatore del progetto Musica Elettronica Viva, il cui capolavoro Canti e vedute del giardino magnetico è considerato un must per chi si avvicina a quei generi musicali al confine tra sperimentazione e ricerca di sonorità tradizionali.
Nell’ambito del concerto, tenutosi davanti a non più di una cinquantina di persone, sono stati anche presentati brani composti da Clarence Barlow, Agostino di Scipio, Steve Reich ed Emanuele Casale.
La performance è stata fortemente carica di suggestione: la scena alternativa della musica elettronica è stata efficacemente rappresentata, disegnando splendide tessiture sonore ambientdi forte effetto straniante, flirtando con il jazz d’avanguardia, secondo la grande lezione di Charlie Parker e soprattutto di Anthony Braxton, utilizzando campane tubolari che hanno evocato suoni di grande impatto ipnotico.
Queste ultime sono state utilizzate per il brano Fondo morbido(1995) di Eugenio Vatta, con forte potere evocativo, unitamente a complesse elaborazioni elettroniche.
Più articolata l’architettura del suono del brano di Alvin Curran e Clarinet Facebook(2001) versione di Paolo Ravaglia, costituita dall’intenso dialogo di due clarinetti e molteplici campionamenti differiti; il tutto appare elaborato con grande maestria tecnica e profondo pathos, ma risulta, nel complesso, piuttosto cerebrale: un omaggio alla sperimentazione più estrema, che sa però molto di deja vu.
Molto suggestiva, invece, la rappresentazione di Clarence Barlow, Until(1981), per ottavino e drone: qui l’ottavino dialoga esprimendo un suono molto acuto: lo scontro di suoni che viene a determinarsi produce un impasto di nuove armonie sincopate, ma molto nitide, che si riproducono a cascata.
L’elaborazione del brano di Agostino di Scipio, Event (1990), è più radicale, e si avvale di flauto, clarinetto ed elettronica; l’effetto è sicuramente molto ambient, con evocazione di improvvisi raggi di luce e forti passaggi d’incubo.
L’autore è uno degli studiosi italiani di musica Contemporanea più autorevoli in campo internazionale, ove si è meritato la fama di realizzatore di composizioni elettroacustiche e di installazioni sonore che hanno elaborato tecniche non convenzionali di creazione di suoni, insistendo particolarmente sull’interazione uomo-macchina-ambiente
Certamente più convenzionale e più fruibile ad un pubblico più vasto l’esecuzione del brano di Steve Reich, New York Counterpoint (1983), ove il suono del clarinetto, che interagisce con altri 10 clarinetti registrati, evoca in tutta la sua forza lo splendore minimalista del grande autore statunitense.
Fortemente evocativa anche l’elaborazione del brano di Alvin Curran, Madonna and Child(1968), nella versione di Manuel Zurria, stupenda composizione di flauti e tubi sonori.
Più accademica, forse, ma efficacemente ricca di pathos, la realizzazione di 5, di Emanuele Casale(2005), ove prende vita un duetto tra flauto e clarinetto, che interagiscono su di una base elettronica in tempo differito, creando un forte senso di straniamento ipnotico.
Una performance validissima, che ancora una volta ci induce a constatare il fatto che importanti energie artistiche sono confinate nel sottosuolo underground della nostra scena musicale; i musicisti, come fossero in un tempio, compivano gesti meditati e solenni, percorrendo il palco con movimenti pacati e rituali, trasmettendo un forte senso di serenità e di profonda introspezione.
Recensione by Dark Rider