Deus, Roma 16 luglio 2008, Cavea Auditorium
Premessa : chi scrive è un fan sfegatato del gruppo in oggetto, che ritengo uno delle più grandi realtà che abbiano attraversato il panorama musicale passato, presente e, si spera, futuro. Quindi la recensione sarà assolutamente di parte.
I luoghi comuni indicano che per essere una grande band si debba nascere in Britannia o negli Stati Uniti : che cosa abbia scatenato la scintilla di tanto talento nella fredda e tutto sommato anonima Anversa (Belgio) è un mistero che non avrà mai soluzione.
Di fatto Tom Barman, deus ex machina di nome e di fatto, è passato da queste parti , dove, parole sue, c’è un pubblico caldo e che lo ha sempre sostenuto, in questa serata estiva per celebrare l’uscita del quinto album del gruppo, Vantage Point.
Il luogo, la Cavea dell’Auditorium, poco si presta ad uno spettacolo infuocato come un concerto dei dEUS, ma anche questo si rivela un luogo comune. Basta il secondo pezzo, Instant Street, con il suo roboante e rumoroso finale, per fare alzare tutti dalle sedie ed ammassare i 1500 presenti sotto il palco di questo luogo austero ed inibente, fra lo sconcerto del servizio d’ordine.
Il nuovo disco è molto meno ricercato ed imprevedibile dei precedenti, ammettiamolo pure, ma le canzoni suonate live sono molto robuste ed efficaci. Ne esce fuori un set tiratissimo, quasi tutto in apnea, in cui i nostri tireranno il fiato solo su tre brani, Smokers Reflect, Nothing Really Ends e l’ormai anthemica Serpentine. Mostrano i muscoli, i cinque, soprattutto con il batterista Stephane Misseghers, che oltre a pestare sodo si sobbarca le parti più importanti dei cori ed è il punto di riferimento della band. Anche gli altri fanno la loro parte, Mauro Pavlosky alla chitarra, Alain Gevaert al basso e un Klas Janzoons in formissima che si divide tra violino elettrico, spesso suonato a mo’ di chitarra, tastiere e xilofono.
Si comincia in sordina con l’ultimo singolo Slow, l’atmosfera del luogo è ancora pressante poi da Instant Street in poi si fa sul serio e si accelera sensibilmente. Grandi brividi su Fell Off The Floor Man, riarrangiata incalzante come non mai, seguita a breve da una strepitosa versione di Turnpike, con Tom che incalza il pubblico a quel punto già in delirio.
Il set è talmente tirato che quando dopo dodici pezzi scendono dal palco sembra passato un attimo.
E’ già tempo di bis , Roses da In a bar under the sea, una folgorante Oh your god dall’ultimo disco fino all’apoteosi finale di Suds and suda (grande pecca, unico pezzo proposto del meraviglioso album d’esordio Worst Case Scenario che non dovrebbe mancare da nessuna discografia). E qui succede ciò che la Cavea non ha mai visto e dubito vedrà ancora. Ad un cenno di Tom, un paio di centinaia di persone salgono sul palco davanti ala band, tra il panico del servizio d’ordine. Monumentale.
Lo stesso Tom, incontrato dopo lo show, interrogato sulla vicenda, ride a crepapelle e dice di non avere mai temuto per la propria incolumità, anzi, ha ringraziato pubblicamente la disponibilià della security per avergli permesso questo.
E’ un grande gruppo, grande musica, se proprio dobbiamo trovarci una pecca, un’ora e mezza di show è troppo poco per il loro background, per non parlare delle tante gemme che sono state lasciate fuori dalla scaletta.
In ogni caso, lunga vita ai dEUS.
Recensione by Attilio
Scaletta : Slow\Instant Street\Fell Off The Floor, Man\It’s A Robot\Smokers Reflect\Theme From Turnpike\The Architecht\Favourite Game\ What We Talk About\Nothing Really Ends\Bad Timing\Serpentine
[…] PJ Harvey, Hugo Race dei Bad Seeds per finire con Stef Kamil Carlens degli altrettanto amatissimi dEUS. Dal numero di link che avete appena passato capirete quanto il nostro sito potesse essere attratto […]
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