Cristina Donà, Arte povera: piccoli capolavori di semplicità
Tour Acustico – 13 Febbraio 2009 Alpheus, Roma
Un breve tour, un paio di mesi appena, prima di spegnere i riflettori per una nuova pausa ‘creativa’; è così che la stessa Cristina Donà ha definito questa manciata di date su e giù per l’Italia, da Trento a Palermo, passando per il centro.
Venerdì 13, in barba a scaramantiche suggestioni, il palco dell’Alpheus –Roma- ha ospitato l’artista in questione e con lei un’impeccabile esibizione, interamente acustica, più che mai essenziale: sedia/voce/chitarra. Un’altra sedia –come giusto che fosse- era per il ‘blues man’ Francesco Garolfi, chitarrista nella registrazione dell’album acustico ‘Piccola faccia’ (EMI, 2008). ‘Non ci sono soldi, abbiam dovuto lasciare a casa il batterista’ scherza la Donà, ma il ritmo di arpeggi pieni e ben costruiti ed il vigore di corde suonate con forza colmano senza fatica l’assenza di charleston e grancassa. Niente batteria, va bene anche così. ‘Piccola faccia’ -prima traccia dell’album omonimo- apre il concerto, in una sala silenziosa e attenta, devota quasi, dove la gente s’accalca, si stringe attorno al palco come per ascoltare meglio, chè nessun sussurro vada perso. Tutti gli album sono chiamati in causa a rappresentare la produzione artistica della cantautrice (5 album dal ’97), riproposta qui in modo nuovo, spogliata –se possibile- del superfluo e resa quasi scarna, ineccepibilmente asciutta. Questo ridurre tutto all’indispensabile, ricamandoci poi sopra a sei corde con precisione e cura, rende ogni brano un piccolo capolavoro di semplicità. E la voce su tutto regna sovrana, vibrante e diretta, intensa. Con piglio da cabarettista l’artista introduce, contestualizza e dedica gran parte dei brani, divertentissima come sempre, come sempre ironica. ‘Stelle buone’ per gli innamorati, ‘Salti nell’aria’ per i più piccini, ‘Nel mio giardino’ per se stessa, impreziosita –quest’ultima- da una superba “trombAbocca” (n.d.r. suono della tromba magistralmente riprodotto con la bocca). Di grande impatto emotivo ‘L’aridità dell’aria’ ed ‘Invisibile’, che in versione acustica acquistano ancora più intensità e tensione. Che dire di ‘Nido’, al limite della sperimentazione vocale e concettuale (io sono un nido sui i rami d’inverno.. sono una gioia infinita e urlante).. e che dire poi di ‘Goccia’ e della sua delicata bellezza (..tu sei una goccia che non cade e ritarda la mia guarigione), piccoli gioielli made in Italy da tenersi stretti e cari. Persino ‘Triathlon’ -ritmi incalzanti e chitarre frenetiche nell’originale- viene inaspettatamente reinterpretata in chiave acustica, con splendidi risultati a chiudere il concerto. Un decennio compresso in un’ora e mezzo appena: tra estratti da ‘La quinta stagione’ (EMI, 2007) tornando indietro sino al primo album ‘Tregua’ (Mescal, 1997), passato recente e remoto vengono accomunati ora dalla stessa sobria rilettura, stessa vena malinconicamente blues, stessa inossidabile capacità d’emozionare.
Recensione by Rosa Rosae
[…] Placido. E qui giungono le dolenti note della serata: chiamata in sostituzione della prevista Cristina Donà, l’attrice con velleità canore (si sa, come ci insegna Claudia Gerini nel mondo dello […]