Roma, Circolo degli Artisti, 15 settembre 2011
Il ritorno a Roma dei Casino Royale coincide con il lancio del nuovo album, a cinque anni da Reale, ultima pubblicazione di brani originali, e quasi tre da quel Royale Rockers, riproposizione in chiave reggae classico di molti brani di successo del loro repertorio. La band milanese sembra finalmente aver chiuso i conti con il passato più ingombrante, quello della separazione da Giuliano Palma. La lunga ed accidentata strada che da CRX porta a ‘Io e la mia ombra’, un percorso durato 15 anni, sembra davvero arrivata ad un approdo risolutivo: i suoni sono sempre ricercati ed originali, inconfondibili, ma ora finalmente si è ritrovato l’equilibrio vocale che caratterizzava i Casino dell’age d’or dei primi anni novanta. Il canto strozzato e a volte smozzicato di Alioscia necessitava da allora di una giusta contrapposizione melodica, all’epoca appunto rappresentata dall’attuale leader dei Bluebeaters. Il bello è che la soluzione è stata trovata ‘in casa’, ovvero le parti più cantate e le armonie vocali sono ora di competenza del tastierista Patrick Benifei, che nelle nuove composizioni ha assunto un ruolo più da protagonista. In alcuni momenti, poi, chiudendo gli occhi si ha persino la sensazione che Giuliano sia tornato, a testimonianza della nuova simbiosi vocale che si è venuta a creare. Eccoci qui, di nuovo al Circolo dopo poco più di due anni dalla precedente esibizione, curiosi per verificare se l’impressione dei primi ascolti del nuovo lavoro, ovvero la sensazione di un disco molto ‘easy’, smaccatamente pop, esageratamente ‘leggero’ che l’ascolto del singolo aveva lasciato nelle orecchie di tanti fosse confermata dal vivo. La sala affollata ha accolto con calore la band, preceduta dalla sigla strumentale ‘Solitudine di Massa’ per poi partire con la title track, brano che ad un primo ascolto non aveva lasciato una grande impressione, ma che in questa versione dilatata, quasi dub, ipnotizza e fa muovere le gambe. Gambe che non smetteranno più di agitarsi per le successive due ore: indipendentemente dal brano proposto in scaletta, i Casino Royale dal vivo continuano a spaccare e a sapersi proporre con la consueta coerente cifra stilistica. Indubbiamente i nuovi brani non sembrano essere all’altezza dei classici ma testimoniano comunque una vivacità compositiva ed una ricchezza di idee e di spunti davvero invidiabili per una band che ormai sfiora il quarto di secolo di attività. I brividi percorrono le nostre schiene alle prime note di Sempre più vicino, manifesto programmatico del quasi omonimo album che sancì l’apice creativo dei Casino, in un irripetibile crocevia tra Bristol e Kingston che fece gridare al miracolo.
Patrick si toglie camicia ed occhiali, il sudore avvolge tutto e tutti, il concerto decolla definitivamente, aggiungendo groove funky ai ritmi in levare più abituali: Guarda in alto sembra uscire dal repertorio dei Parliament, mentre i due brani tratti da CRX ci riportano ad atmosfere più ipnotiche e stordenti. Alioscia giganteggia sul palco, con e senza coppola sul capo, il resto della band lo asseconda egregiamente così come l’entusiasta pubblico che canta a squarciagola ‘I’m free to come and go’. In conclusione, prendendo in prestito il titolo di uno dei nuovi brani (non incluso in scaletta), stanchi ancora no, i Casino Royale sono vivi ed in ottima forma e promettono di accompagnarci ancora a lungo con il loro inconfondibile ed inimitabile Royale Sound.
Recensione e foto di Fabrizio