Roma, Circolo degli Artisti 11 maggio 2011
Ci sono concerti che non sono esattamente concerti, ma sono avvenimenti sociali e culturali. Ciò avviene ogni volta che ci si approccia a uno storyteller di eccezione come Billy Bragg. Magari sconosciuto alle nuove generazioni (almeno qua in Italia), ma conosciutissimo per chi visse la stagione dei Clash, e del Red Wedge inglese, il rock contro il razzismo, il fascismo, la xenofobia, e le lotte sindacali e sociali che imperversarono in Inghilterra. Mancava da tempo in Italia Billy Bragg, l’ultima volta fu con la sua band The Blokes in quel di Villa Ada. Ora è qua in Italia per 7 date armato solo della sua saggezza e della sua chitarra. Acustica o elettrica non importa, è sempre uno strumento per ribadire con forza le sue storie umane, il rispetto dei diritti umani, è sempre lo strumento per far rivivere lo spirito e l’opera di Woody Guthrie largamente omaggiato durante il concerto con anche una strepitosa cover di “I ain’t got no home” (vista l’emergenza abitativa nella nostra città, non poteva esserci occasione migliore). Momenti molto divertenti si respirano durante “Ingrid Bergman” testo che Guthrie scrisse dedicato all’attrice e al film che girò a Stromboli sotto la direzione di Rossellini. Inutile dire i doppi sensi sulla liason sentimentale tra i due e il ruolo del vulcano….. Si parlava tanto di terremoto a Roma, e c’è chi ci ha creduto fermamente, ma stasera il vero terremoto è al Circolo degli Artisti e la scossa proviene da Barking quartiere della East London, dove è nato Billy Bragg, un quartiere che ha subito il fascino del British National Party e la sua ondata xenofoba e fascista. Ma Bragg ci racconta come si può sconfiggere il tutto, come il BNP alla fine è stato costretto a indietreggiare, perchè stando uniti e non restando soli è la soluzione e lo scandisce forte e con passione con inni come “There’s a power in the union” dall’immortale “difficile terzo album” che fu “Talking with the taxman about poetry”. Da dove provengono anche due altre gemme riproposte tra il tripudio delle trecento persone accorse, ovvero “Greetings for the new Brunette” (che su cd è deliziata dalla chitarra di Johnny Marr degli Smiths) e “Levi’s Stubb Tears” sempre commovente. Ma Bragg si scaglia anche contro l’ossimoro del capitalismo democratico (che non è mai democratico come tra gli applausi sottolinea Billy), ma molti altri termini sono ossimori come intelligenza militare, football americano o bunga bunga. Il tutto per presentare la veemente “Npwa”. Altri gioielli in scaletta provengono dal primo lavoro di Billy Bragg ” LIfe’s a riot with Spy vs Spy”: “The milkman of human kindness” e “To have and to have not”. Mentre per “Sexuality” Billy imbraccia una chitarra acustica con su scritto “Strummer” e “This machine kills time” ( e non fascists come era impressa su quella di Guthrie).
Il finale del concerto è affidata al brano più classico del repertorio di Billy Bragg ovvero “A new england”, dove Billy omaggia anche la versione che fece la compianta Kirsty McColl (suoi i cori in molti brani di Bragg) che ci ha lasciato premauturamente in maniera tragica. Il Circolo è tutto un coro, Billy ci sorride felice, ci saluta alzando la sua tazza di tè e ci lascia con un senso di condivisione e di appartenenza non comuni. E’ vero Billy non sei solo a combattere, e anche noi da oggi ci sentiamo meno soli.
Ps: Ho avuto l’onore e la forte emozione di aprire il concerto di Billy Bragg con la mia band… ci sono tanti momenti che mi porterò per sempre dentro di me, i racconti nostri personali, la sua disponibilità umana, il suo seguire compiaciuto il nostro set lato mixer mentre si cullava con la moglie manager al nostro suono…la sua semplicità e calore. Billy Bragg dietro le quinte si è rivelato essere una persona di un’umanità incredibile con tanta voglia di coltivare dei rapporti umani e di condividere un percorso di vita con la sua audience. Un vero Milkman of human kindness…
recensione di Fabrizio Fontanelli
foto di Emiliano Bartolucci