Mar 102009
 

Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, 3 marzo

★★★★½
Non è impresa facile descrivere le atmosfere di un concerto. Soprattutto quando ci si imbatte in una personalità come quella di Franco Battiato, artista da sempre unico nel suo genere. Anzi, nei suoi generi. Ha attraversato il panorama musicale italiano degli ultimi 40 anni a briglia sciolta, passando dall’interpretazione delle canzoni d’autore all’elettronica d’avanguardia, dalle sonorità progressive e rock alla musica classica e lirica, per poi tornare a fondere tutto insieme in uno stile unico di natura pop ma con forte connotazione intellettuale nel testo che sta a metà tra meditazione filosofica ed esoterismo, evocando immagini e citazioni spesso fin troppo colte.
Ma il suo pubblico non è certo sprovveduto. Sa che al cospetto del maestro non rimarrà mai deluso, pur se risulta quasi impossibile prevedere l’impronta che darà ad ogni singola performance. Lo dimostra il sold-out per queste tre date romane, in cui l’occasione è quella di pubblicizzare l’uscita del suo terzo disco di cover d’autore “Fleurs 2”, ma dove la maggior parte dei presenti spera di venire deliziata dall’ascolto di più d’uno dei suoi precedenti capolavori, vere e proprie pietre miliari della nostra storia, musicale e non solo.
L’apertura è affidata alla calda voce del catanese Luca Madonia, ex Denovo e già collaboratore di Battiato, che esegue quattro brani accompagnato solo dalla sua chitarra acustica.
A questo punto, introdotto da un monologo di Manlio Sgalambro, la “teoria della canzone”, Battiato fa il suo ingresso, elegantemente vestito di nero, le cuffie sulle orecchie, tra uno scroscio di composti applausi in un clima carico di tensione e attenzione degno di una prima all’opera più che di un concerto pop. Si apre con “fornicazione”, brano del 1995 eseguito da solo sul palco, alla fine del quale prendono posto i musicisti: quartetto d’archi e chitarra sullo sfondo, pianoforte e tastiere ai lati della piattaforma ricoperta da un tappeto orientale su cui il maestro prende posto e rimane seduto per quasi tutta la durata del concerto. Le note, accarezzate dai sapienti movimenti di braccia dell’autore, invadono la sala e vanno dirette a suscitare le emozioni più forti, soprattutto quando accompagnate da quei testi che scuotono le coscienze, come nel caso del “Carmelo di Echt” riflessione sulla fine di Edith Stein, deportata ad Auschwitz, e dove Battiato va giù pesante ricordandoci che mentre c’è qualche vescovo che oggi si permette di negare l’olocausto, ci si dovrebbe vergognare al solo pensiero che i campi siano esistiti. Un’altra fortissima invettiva arriva all’ascolto del secondo bis, quella “Povera Patria” …schiacciata dagli abusi di potere …in questo paese devastato dal dolore …dove la primavera tarda ad arrivare. Anche se scritta nel 1991, mai come ora l’ascolto risulta così attuale, soprattutto al passaggio …tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni… in cui viene giù la sala dalle ovazioni! Riesce però a pizzicare forte anche le corde del cuore con pezzi quali “La cura”, potente canzone di duplice interpretazione (amore terreno o spirituale), così come “L’animale” o la struggente “Casta Diva”, su testo di Sgalambro, scritta in memoria di Maria Callas. Ma è un Battiato in stato di grazia quello di stasera, che non si nega e si concede al pubblico anche nella sua parte più divertente, come quando racconta gli esilaranti aneddoti legati agli esordi di Milano del 1965 dove, per sbarcare il lunario, incideva canzoni pop di altri che poi venivano vendute in omaggio con la Settimana Enigmistica (oggi rarità da collezionisti). Oppure quando, avanguardista della scena elettronica italiana (in quanto unico a fare quel genere in quel periodo) veniva invitato ai vari festival europei, al cospetto di gruppi già affermati come i Tangerine Dream, e il nostro veniva scambiato per un tecnico del suono. O ancora quando, aprendo un concerto di Nico e i Velvet Underground, la fascinosa cantante lo interpellava, tra lo stupore dei presenti e Battiato stesso, ma solo per scoprire in un secondo momento di essere stato scambiato per un pusher. Nel contesto di una scaletta che percorre memorie antiche come “L’era del cinghiale bianco” o “Mesopotamia” alternate a lavori recenti come le cover di Endrigo, De André e Dalilà (inserite nel suo ultimo lavoro che vede anche la partecipazione di Antony e the Johnsons), il maestro mostra di divertirsi e, dopo una performance evocativa degli esordi alla tastiera elettrica (“dovreste tremare di paura quando prendo questo strumento”), si lascia andare eseguendo fuori programma, purtroppo a discapito della splendida “Gli uccelli”, un pezzo che definisce da discoteca: “Voglio vederti danzare” in cui si esibisce in uno dei suoi improponibili balletti.
Usciamo appagati musicalmente ed emotivamente, al cospetto di una delle personalità più eclettiche del panorama artistico/culturale italiano, il cui appellativo di maestro è giustamente meritato.

Live report by Claudia

Scaletta

  4 Responses to “Battiato, sovrannaturale congiunzione tra avanguardia e pop”

  1. Letto
    Complimenti per il pezzo

  2. Sono daccordo con tutto quello che hai scritto. Concerto veramente emozionante. E’ stato credo un mix perfetto di brani di tutte le stagioni vissute da Battiato.
    Il pezzo con cui ha iniziato è per me uno dei più belli, sono pennellate di sensazioni, come in un quadro impressionista, che mi hanno ricordato certe passeggiate a Giardini Naxos.E il brano per il quale avremmo dovuto tremare di paura mi ha invece ricordato l’energia e la ricerca che c’era nella sua musica dell’inizio che non cercava ancora neanche di fare l’occhiolino al mercato! Bellissmo! E brava anche tu che sei riuscita a mettere un concerto in parole.
    Guia

  3. Condivido l’ottimo scritto, brava non era semplice recensire un concerto di Battiato, cantautore con la “C” maiuscola e di uno spessore musicale non indifferente;Le sue canzoni sono “eterne”,infatti i suoi successi sono considerati degli “evergreen”, per la capacità che hanno di resistere al tempo e di essere apprezzati da generazioni completamente diverse.Nella totalità le sue canzoni sono belle ma, se mi permetti vado in estasi quando ascolto “L’ombra della Luce”una preghiera davvero singolare! Il suo modo di presentarsi al pubblico è straordinario,la musica e i testi sono veramente eccelsi e come dici tu:
    Complimenti ancora!

  4. […] la possibilità dell’applicazione del computer alla creazione musicale. Affine spiritualmente a Franco Battiato, partecipò ai suoi primi lavori, per prendere poi altre direzioni. Nel concerto dell’Auditorium […]

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