Roma, Circolo degli Artisti, 11 Aprile 2011
A vederla così minuta, delicata pretty baby di quaranta chili compreso il peso della telecaster imbracciata salendo sul palco, non scommetteresti un centesimo sulla tenuta in scena di questa ragazzina inglese di chiare origini italiane ma che ben poco ha di italico (quattro stentate parole a fine concerto).
Basta però che inizi a suonare in perfetta e spudorata solitudine l’intro di chitarra a solo di Riders to the Sea, un blues venanto di flamenco, o ancora di più quando comincia a cantare, e si intuisce subito di aver di fronte un personaggio che, se probabilmente fra dieci anni nemmeno ricorderemo più, attualmente rappresenta una delle poche nuove proposte d’oltremanica degne di nota.
Certo non si tratta della nuova PJ Harvey, come qualcuno si è un po’ impunemente azzardato ad affermare, spinto sicuramente più da abili operazioni di marketing che da una reale convinzione di tale paragone.
E’ però altrettanto vero che l’impressione già avuta all’ascolto dell’album d’esordio e confermata e rafforzata dal concerto di questa sera è che la piccola ma assolutamente non fragile ragazza londinese ha grinta da vendere, qualche buona idea, un paio di brani molto riusciti (Suzanne & I e, soprattutto, la splendida Desire ‘a la Siouxsie’ con una suggestiva ed emozionante introduzione all’armonium) ed una presenza scenica che molte sue altre colleghe ben più celebrate possono solamente invidiarle. Una voce profonda e potente con qualche gorgheggio al limite della lirica accompagna la decina di brani del concerto, in pratica l’intera opera prima della Calvi, più una cover di Surrender dal repertorio di Elvis, implicito ma non si sa fino a che punto consapevole omaggio all’Italia, trattandosi di una rielaborazione di ‘Torna a Surriento’. Il breve concerto, poco più di un’ora, ci presenta le due anime della giovane Calvi, dolcezza e cuore selvaggio, new wave e blues dal deserto dei Calexico, voce suadente e delicata nella presentazione dei brani e l’introduzione del trio di musicisti che l’accompagna che crea un contrasto stridente con l’aggressivo ed esplosivo canto di I’ll be your man e di The Devil. La sensazione generale è quella di una musica molto evocativa e cinematografica, la colonna sonora ideale del mancato terzo episodio episodio di Kill Bill.
Non è il caso di gridare che sia nata una stella, come qualcuno tra il pubblico sembrava voler proclamare, con smania di poter raccontare un giorno ‘io c’ero’. Aspettiamo fiduciosi il proseguio della carriera di questa giovane e sicuramente promettente artista: quando il repertorio sarà più consistente e quando si arriverà alla resa dei conti del fatidico secondo album, saremo sicuramente in grado di valutare più compiutamente lo spessore e la consistenza di Anna Calvi. L’inizio sembra promettente, ma non allarghiamoci troppo…
Recensione e video di Fabrizio
foto di Rosa Paolicelli
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Scaletta:
Rider to the Sea
No More Words
Blackout
Suzanne and I
First We Kiss
Surrender
I’ll Be Your Man
Moulinette
Jezebel
The Devil
Desire
Love Won’t be Leaving
Morning Light