Roma, Castel Sant'Angelo, 18 Settembre 2010
Per i colori tenui, le carezze all’arsenico, per i toni dimessi di chi conosce un segreto e ne soffre, per il respiro rimasto a mezz’aria ed i crampi sottili allo stomaco. Per il silenzio, la nausea. Per la consapevolezza di un vuoto incolmabile. Per la paura di quello che siamo. Per i sogni che vanno in frantumi. E i sor‘risi’, amari. Pugni in tasca. Pugni in testa. E la violenza che ne viene, la voglia di reagire. Per tutto questo e molto di più: scrivere, cantare. Come per superare un disagio, per contrastarlo e viverlo, per raccontarlo. Amor Fou, per fare della decadenza un motivo di riflessione. Occhi sgranati sul mondo, sull’intorno che si sgretola. Amor Fou, per rendere più dolce, nella poesia, il dolore. La voce e la penna di Alessandro Raina si fanno carico di tanto peso, di tanta quotidiana vita. In una lettera aperta ad Alemanno, che val la pena di leggere per intero, lo stesso cantuatore si batte per la rivalutazione di un ‘ruolo educativo e di inchiesta dell'arte, contro il disimpegno dilagante, contro le censure preventive’. Ed il secondo ed ultimo lavoro della band milanese, ‘I moralisti’ (EMI, 2010), è un ‘album di famiglia’ i cui membri, seppur non fratelli, sono tutti figli di una stessa marcia società e, da un bianconero d’epoca (la nostra), se ne stagliano a modello. Personaggi tutt’altro che in cerca d’autore –chè quello ce l’hanno e se lo tengono stretto-; personaggi in cerca d’attenzione, per svuotarsi d’angoscia e paure, per alleggerirsi di colpe commesse, peccati. Ed è stato bello ascoltarne alcuni ‘parlare’, in un contesto insolito, sullo sfondo-magia di Castel Sant’Angelo. Un live intenso sotto una luna quasi piena, all’interno della manifestazione “Art together now”, organizzata dal XVII Municipio di Roma. Una maratona musicale che inoltre ha visto susseguirsi sul palco gli 'Stendhal Syndrome', 'La Fame di Camilla' e i 'Marta Sui Tubi'. Una trentina (quarantina forse?) di minuti d'esibizione, sono bastati a rivelarci un grandioso Giuliano Dottori alla chitarra elettrica, in perfetta sintonia con Raina. I colpi decisi di Leziero Rescigno (batteria) si completavano nei giri di basso di Paolo Perego. Nuova formazione ormai stabile per la band, promossa a pieni voti con ‘sorriso’ accademico e numerosi inchini. ‘Filemone e Bauci’, primo singolo dell’album già in un EP del 2009, s’è dimostrata una piccola pietra preziosa, un incedere lento tra presente e passato, un sentirsi addosso l’assenza, la mancanza, su suoni dilatati e penetranti. Splendida l’esecuzione de ‘Il Periodo Ipotetico’, dal precedente ‘La Stagione del Cannibale’ (Homesleep, 2007) piano e voce ad imprimersi come marchio a fuoco, unico richiamo al vecchio album, tra una canzone e l'altra del nuovo. Pensare, pensare, assorti e persi in tutte queste parole, piccoli graffi di rasoio, segni lasciati come monito. ‘Ognuno fa tutto il bene e tutto il male che può’ ricordano gli Amor Fou, in questo amaro citare Mario Soldati, l’essenza di quello che siamo.
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Recensione e foto di Rosa Paolicelli
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