Roma, Teatro degli Scavi di Ostia Antica, 24 luglio 2017
All’interno dell’incantevole cornice del Teatro degli Scavi di Ostia antica, Nicolas Godin e Jean Benoit Dunckel, al secolo gli Air, hanno portato la policromia e le ritmiche della loro elettronica ultra collaudata illuminando una fresca serata estiva con un’esibizione energica e briosa, dimostrando di essere in piena salute dopo aver oltrepassato i vent’anni di attività. Affiancato sul palco da tastierista e batterista, il duo francese regala ai presenti un vasto campionario di tracce estratte da Talkie Walkie, aprendo con Venus e disseminando all’interno della performance gioielli quali Alpha Beta Gaga o Run. Inutile dirlo, la parte del leone da un punto di vista squisitamente musicale è appannaggio di sintetizzatori e campionamenti analogici annessi, con mixaggi e sovraincisioni live che non appesantiscono assolutamente l’elaborato originale. L’esempio maggiormente calzante arriva proprio con l’acclamatissima Playground love, magistrale porzione della soundtrack-capolavoro del Giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola, ripresa dal secondo lavoro in studio degli Air e quivi riproposta scevra della parte testuale ed accesa dagli specchi multicolore posti alle spalle della band. Ma è dall’esordio di Moon Safari che vengono estratti alcuni brani monstrum della discografia degli Air: si parte con Remember fino alla chiusura del primo atto affidata alla spaziale Kelly watch the stars, prima di riprendere il concerto con Alone in Kyoto, pezzo apprezzato in un’altra colonna sonora (Lost in Traslation), prima di riaprire il capitolo relativo a Moon Safari con la celeberrima Sexy boy, brano che permise al duo di farsi conoscere anche al di fuori dei circuiti strettamente legati ai percorsi elettronici. Restando in tema, la chiusura è affidata a La femme d’argent, in una versione dilatata oltre la durata originale che conclude un’esibizione ineccepibile dopo qualche anno di assenza dalla capitale, dimostrando come un percorso coerente possa conoscere qualche ridondanza in studio restando fresco e di livello tecnico rodatissimo durante la resa dal vivo. Anche gli artisti sul palco sembrano divertirsi, ringraziando a più riprese il pubblico con la consueta voce distorta dal vocoder, congedandosi sulle note della stessa Femme d’argent campionate e rigurgitate sugli spettatori anche per i minuti successivi alla fine del concerto. Tutti se ne vanno a pancia piena, adesso Ostia Antica è al buio, illuminata solamente dai colori lisergici provenienti dal palco.
recensione di Fabrizio 82