Roma, Angelo Mai-Altrove 21 ottobre 2012
Metti un venerdì qualunque. Metti che accendi il PC ed entri nel sito di un noto gruppo rock italiano. Metti che scovi la notizia di un concerto che avverrà, a sorpresa, a Roma due giorni dopo. Metti che per esserci, a quel concerto, devi tassativamente inviare una mail dalle 12:00 di quello stesso venerdì al fine di ottenere la prenotazione obbligatoria, sperando di rientrare tra coloro che cronologicamente verranno selezionati per assistere allo show. Metti che quel gruppo si chiami Afterhours e che suoni all’Angelo Mai-Altrove, sorta di centro sociale, occupato nuovamente dopo la chiusura di qualche settimana fa. Metti che la mail di conferma ti arrivi quando ormai credevi di essere fuori tempo massimo. Metti che il concerto si riveli straordinario, al di sopra delle più rosee aspettative. Metti in preventivo, dunque, di doverlo raccontare a coloro che, purtroppo, non c’erano, data la capienza limitata della struttura.
La band di Manuel Agnelli, dopo le date di Torino e Ferrara di quest’estate nelle quali ha dimezzato praticamente il prezzo del biglietto d’ingresso, si dimostra nuovamente coerente con gli ideali spesso manifestati, rinunciando per intero al cachet e permettendo al circolo Angelo Mai, che da anni sopravvive agli stenti economici senza finanziamenti esterni o appoggi di partito, di incassare gli 8 Euro dell’ingresso nella speranza che tali attività continuino a permettere una divulgazione culturale genuina che sembra sempre più distante dal cuore pulsante delle grandi città. A dimostrazione del successo dell’iniziativa, come ricordato dallo stesso Manuel dal palco, le prenotazioni erano già esaurite dopo un minuto. Logico, quindi, supporre la grande aspettativa che aleggiava tra i fortunati pronti ad assistere al concerto, ripagati in pieno con due ore di spettacolo coinvolgente ed emozionante, con qualche gradevole sorpresa ad alto tasso adrenalinico.
La scaletta ricalca abbastanza fedelmente le ultime esibizioni degli Afterhours, con una prima parte dedicata a molti dei brani dell’ultimo, bellissimo lavoro, Padania. L’apertura di Metamorfosi, seguita come di consueto da Terra di Nessuno, scalda l’atmosfera di un pubblico che canta e si diverte alla stessa maniera degli artisti sul palco, ormai musicisti adulti e maturi che hanno raggiunto un equilibrio ed una maturazione che raramente possiamo ammirare nelle rock-band dello stivale, eccellenti nel creare un mix di brani di ieri e di oggi, offrendo un amalgama che ammalia ed a tratti commuove, come nelle interpretazioni di Padania e Ci sono molti modi, o della splendida Costruire per distruggere, quest’ultima cantata sul finale solamente dal pubblico in visibilio, con benedizione di Manuel che osserva compiaciuto ringraziando tutti con un “Bravi!”.
Nonostante rimangano fuori pezzi solitamente battuti come Quello che non c’è, La verità che ricordavo e Sulle labbra le sorprese non mancano, a cominciare dalla rediviva 1.9.9.6., fino all’esplosione di Lasciami leccare l’adrenalina seguita da Dea, storici cavalli di battaglia dal sapore quasi punk che incendiano il parterre, al pari delle indiavolate versioni di Bungee Jumping e Bye Bye Bombay, quest’ultima prolungata ad oltranza in vera e propria forma di jam. Ma la vera “chicca” della serata è l’happening che coinvolge gli spettatori, chiamati dalla band direttamente sul palco a cantare: prima un ragazzo e poi un gruppo di irriducibili (quelli dello striscione “FACCE STRATEGGIE”, un must per chi segue da anni gli Afterhours nei loro live) cantano così a squarciagola assieme al pubblico Dentro Marilyn e Strategie, entrambe assenti da lungo tempo dagli eventi di Manuel Agnelli & co. La band si dimostra, ancora dopo venticinque anni, tirata a lucido, con Giorgio Prette alla batteria e Roberto Dell’Era al basso a consolidare la sezione ritmica, mentre Giorgio Ciccarelli cuce trame chitarristiche sontuose, il tutto unito alle alchimie elettroniche della chitarra di Xabier Iriondo ed al violino ipnotico di Rodrigo D’Erasmo che esaltano la voce di Agnelli, sempre più matura ed in grado di spaziare tra i bassi e gli alti senza la minima incertezza, incantando ed infiammando un pubblico estasiato che canta in coro ogni canzone dalla prima all’ultima parola, con la chiusura da brividi di Voglio una pelle splendida a suggellare uno show per certi versi indimenticabile, data la concatenazione degli eventi che l’hanno reso possibile. Uno spettacolo per pochi intimi, data la locazione straordinaria del posto, un evento che ha premiato i fedelissimi che sono riusciti a prenotarsi in tempo, ripagandoli con una performance di altissimo livello. Tutti tornano a casa stanchi, sudati e col sorriso Sulle labbra. Aspettando ansiosamente il tour invernale.
recensione di Fabrizio 82
foto di Magister dal concerto al tendastrisce del 2008