Giunge improvvisa la notizia della scomparsa di Tony Allen, che si aggiunge alla terribile lista dei musicisti scomparsi in questo maledetto inizio di 2020, dopo Manu Dibango, Lee Konitz e molti altri.
Considerato tra i padri dell’Afrobeat, fu batterista e direttore artistico della band di Fela Kuti; lascio la nativa Lagos dapprima per Londra per poi stabilirsi definitivamente a Parigi, dove ha vissuto fino alla sua morte.
Lungo è l’elenco dei musicisti con cui ha lavorato: King Sunny Adé, Ray Lema, Manu Dibango per rimanere in ambito “africano”, ma non vanno tralasciate le collaborazioni con Archie Shepp, Susheela Raman e la clamorosa formazione, con Damon Albarn dei Blur, Paul Simonon dei Clash e Simon Tong dei Verve del supergruppo The Good, the Bad & the Queen. La collaborazione con Albarn fruttò inoltre un altro progetto sfociato nell’album Rocket Juice & the Moon, tra i migliori della prima decade del nuovo millennio,
Nella sterminata discografia, caldamente raccomandata è l’intera produzione con Fela Kuti (Afrodisiac e Expensive Shit, per esempio), l’album solista del 75 Jealousy e quello del 99 Black Voices, il già citato The Good, the Bad & the Queen e, più di recente l’album A Tribute to Art Blakey & the Jazz Messengers. Ma più in generale, mai come in questo caso si può affermare che dove si pesca, si pesca bene.