Roma, Auditorium Parco della Musica, 7 Febbraio 2010
Tanta, incredibilmente tanta la partecipazione del pubblico all’esibizione romana di Joss Stone, reginetta conclamata del soul internazionale. È stato infatti sufficiente un invito a raggiungerla sottopalco, perché una folla compatta di fan abbandonasse le comode poltroncine della sala, per riversarsi impetuosamente ai suoi piedi. Dopo quindici minuti appena di calma apparente, il caos: più e meno giovani, ugualmente scalmanati, hanno letteralmente vissuto questo concerto in piedi per tutta la durata, ballando su ogni nota e ondeggiando al ritmo di travolgente soul e coinvolgente funk. L’appellativo di reginetta, tuttavia, non si deve ricondurre alla modestia di doti canore, quanto invece alla modestia di anni, ventidue appena, che la giovane Joss si porta sulle spalle. Perché in quanto a doti artisiche la ‘piccola’ miss non ha davvero nulla da invidiare a nessuno. Cantautrice ed attrice in erba, conta all’attivo già quattro album, primo dei quali ‘The Soul Sessions’ (EMI, 2003), debutto d’oro con più di quattro milioni di copie vendute. Molto di quegli esordi costituisce ancora oggi una parte fondamentale delle sue performances, come si dimostra in questa tournee, in teoria volta a promuovere l’ultima fatica ‘Colour Me Free’ (EMI, 2009), ma che -alla resa dei conti- del nuovo album prende in prestito solo pochi brani. Gran parte della scaletta, infatti, si arricchisce di brani tratti da ‘Intoducing Joss Stone’ (EMI, 2007) che la stessa artista riconosce come primo album che la rappresenti totalmente (da qui, appunto, il titolo). Con la Stone, dunque, la sua band: basso chitarra e batteria, impreziosita dal fiato del sassofonista e da due superbe coriste, ingrediente determinante per una miscela ‘r&b che si rispetti. Una serata, insomma, intrisa di soul e gocce di blues, tra passato e presente, dove indiscussa protagonista è la voce possente di questa lady raffinata, piedi nudi a muoversi leggera. Una voce calda e piena, considerata tra le più interessanti, al momento, nel panorama musicale. E la serata è un continuo alternarsi di successi, acclamati da un pubblico entusiasta, sempre lì in piedi ad applaudire indefesso. Dall’apertura con ‘The Chokin’ Kind’, passando per ‘Free Me’ e ‘Super Duper Love’, la scaletta si chiude con un’intensa ‘Big Ol’ Game’, mentre l’artista in questione dispensa rose bianche senza spine ai suoi fedelissimi sottopalco. Ogni rosa lanciata, un sorriso. S’apprezza, in definitiva, l’abilità di coinvolgere che la miss possiede, oltre alla capacità –ammirevole- di giocare con la voce. E con le sue molteplici sfumature.
Recensione e foto di
Rosa Paolicelli
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