Dic 212017
 

L’anno che sta per iniziare registra il raggiungimento del ragguardevole traguardo dei settant’anni da parte di alcuni prestigiosi artisti, la maggior parte dei quali ancora in splendida forma, di cui celebriamo collettivamente il compleanno, ricordandoli con un breve profilo quale omaggio e ringraziamento per le loro carriere scintillanti ed una creatività fuori dal comune, che ha prodotto tanta buona musica che non smetteremo mai di ascoltare.

 

donald-fagenDonald Fagen (10 gennaio) Insieme al sodale e purtroppo recentemente scomparso Walter Becker, il fondatore e il titolare del prestigioso marchio Steely Dan, uno dei progetti musicali più importanti a cavallo tra fine novecento e nuovo secolo, a partire dal favoloso debutto Can’t Buy a Thrill (1972) fino a Everything Must Go (2003), passando per Aja e Gaucho, per limitarsi ai titoli più celebrati.  Come dimenticare poi l’attività di Fagen da solista, con il memorabile the Nightfly, un album inossidabile e splendente come un diamante raro ed inimitabile. Rock, Swing, Blues, R’n’B, Latin Jazz, sonorità ed armonie inconfondibili per una musica senza tempo.

iommiTony Iommi (19 febbraio) I baffi e la Gibson SG mancina sono sempre gli stessi, così come l’inconfondibile suono dei suoi riff, sin da quell’epocale 1970 in cui due album pazzeschi (“Black Sabbath” e “Paranoid”) codificavano una musica possente e oscura che avrebbe preso il nome di heavy metal. Dopo quasi cinquant’anni, e dopo molti cambi di formazione in cui Tony Iommi è stato l’unico punto fisso, i Black Sabbath si sono celebrati con un ultimo album e un lunghissimo tour d’addio. Chissà se è veramente detta l’ultima parola.

james taylorJames Taylor (12 marzo) Col succitato Fagen ha spesso condiviso atmosfere e musicisti (Steve Gadd e David Sanborn ad esempio). Tra i pochi a poter vantare di aver debuttato per la Apple (etichetta dei Beatles), autore di almeno una dozzina di canzoni indimenticabili e vero manuale del songwriting nordamericano, per almeno due decenni ogni sua uscita discografica  era salutata da successo planetario, pur essendo diventato famoso e tuttora ricordato per un brano, You’ve Got a Friend, non suo, ma scritto dalla fidanzata dell’epoca Carole King. Voce di velluto, straordinaria capacità interpretativa non solo nelle ballads che lo hanno reso celebre ma anche nel blues e nel Rock’n’Roll.

Jimmy_Cliff_-_Many_Rivers_To_CrossJimmy Cliff (1 aprile) Con buona pace di Bob Marley, ecco l’artista che ha esportato il reggae fuori dalla Giamaica, rendendolo celebre nei quattro angoli del pianeta, grazie ad un brano ed all’omonimo film, The Harder They Come, vero messaggero dei ritmi in levare e delle tematiche di liberazione e diffusione della cultura caraibica. Come non ricordare poi la meravigliosa Many Rivers to Cross, tra i brani di cui esistono più cover in assoluto ed il successivo tormentone Reggae Nights? Quest’ultimo un po’ troppo sputtanato, ma reso più accettabile dalla quasi contemporanea cover di The Guns of Briston dei Clash, una chiusura del cerchio che dalle Antille ci porta nelle periferie londinesi e ritorno.

steve winwoodSteve Winwood (12 maggio) Enfant prodige con The Spencer Davis Group (vi dice qualcosa Gimme Some Lovin’?, l’ha scritta lui a 17 anni….) all’epoca degli esordi dei Traffic ha collaborato nel primo storico album di Joe Cocker insieme a Jimmy Page per poi dare vita al supergruppo dei Blind Faith con Eric Clapton (da lui salvato dal baratro dell’eroina e con cui tornerà a suonare svariate volte fino ai nostri giorni), Ginger Baker e Ric Grech. Alcuni degli album dei Traffic rappresentano vere pietre miliari del Rock degli anni settanta, Mr Fantasy e John Barleycorn su tutti. Ospite in innumerevoli collaborazioni musicali, vanta una discreta produzione solista di cui ricordiamo il quasi ignorato Arc of a Diver.

brian enoBrian Eno (15 maggio) A nostro modesto parere, una figura seminale della musica a cavallo dei due secoli; troppo rilevante e fondamentale da poter essere sintetizzata in poche righe. Ci riserviamo pertanto un omaggio più approfondito e consistente interamente dedicato ad uno degli artisti più significativi del panorama musicale degli ultimi quarant’anni e più.  

 

stevie nicksStevie Nicks (26 maggio) Quale migliore rappresentante del sesso femminile per questo elenco di Magnifici Settantenni? Con il suo arrivo in formazione i Fleetwood Mac escono dai confini del Regno Unito e si lanciano nel firmamento delle rockstar planetarie. L’album Rumors risulta tuttora nelle classifiche degli album più venduti di tutti i tempi e buona parte del successo mondiale dei Mac va ascritto a questa splendida figura, vero simbolo ed icona rock, la cui immagine e voce hanno fatto epoca e scuola. Non si pensi solo al passato remoto, però: andatevi a sentire You Can’t Fix This, il brano eseguito coi Foo Fighters nel recente Sound City:Real to Reel e sentirete quanta classe, quanta energia e quanta voce siano ancora a disposizione della nostra amatissima piccola Stephanie.

robert-plantRobert Plant (20 agosto) Inconfondibile e irraggiungibile voce dei Led Zeppelin, un timbro capace di spaziare con meravigliose sfumature tra blues, hard, deviazioni folk e persino verso Oriente, con loro ha stabilito le coordinate di molto di quello che è successo nel rock dei decenni a venire. Finita quell’avventura si è conservato decisamente meglio dei due suoi compagni sopravvissuti, dedicandosi a esperienze soliste variegate e mai meno che dignitose (citiamo almeno l’ottimo “Raising Sand” in coppia con la cantante country Alison Krauss), invece di voltarsi indietro per celebrare un passato tanto glorioso che pure avrebbe potuto arricchirlo infinitamente di più. È da poco tornato con il nuovo album “Carry Fire”, accompagnato dai Sensational Space Shifters.

jackson-browneJackson Browne (9 ottobre). Songwriting ai massimi livelli. La West Coast sarebbe stata diversa senza di lui; senza un album come Running on Empty il modo di raccontare le tournèe di una rock band non sarebbe stato lo stesso; senza il suo impegno il legame tra musica e iniziative sociali e umanitarie avrebbe avuto un altro corso (cfr. No Nukes). Vero esempio di rocker coerente che non conosce compromessi  e proprio per questo praticamente sparito nei devastanti anni ottanta dell’edonismo reaganiano, riemerge in tempi più recenti con una produzione musicale diradata ma intensa e piena di zampate da leone e che sembra destinata a stupirci ancora.

peter hammillPeter Hammill (5 novembre) Una delle figure più originali e straordinarie del progressive degli anni Settanta, artefice principale delle tenebrose e visionarie musiche dei Van Der Graaf Generator, poeta sopraffino, voce drammatica ed emozionante. Ha anticipato le atmosfere dark e gotiche di molta musica degli anni e dei decenni successivi, conquistandosi persino il riconoscimento del poco tenero John Lydon. A quasi mezzo secolo dall’esordio della band madre continua ad andare in tour e a infoltire il suo prolifico catalogo solista, giunto ormai ben oltre i trenta titoli: “From The Trees” è l’ultimo arrivato meno di due mesi fa.

 

 Leave a Reply

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

(required)

(required)

*