GADERUNG: A TRIBUTE TO SIXTH COMM: A.A.V.V. – Radio Body Music, 2013 FREE DOWNLOAD
Questa compilation prodotta dalla germanica Radio Body Music in onore di Sixth Comm, vera band di culto nell’universo della musica oscura, è senza dubbio molto apprezzabile, ed interessante: è un progetto di matrice europea, ad esso partecipano infatti una trentina di band di varie nazioni.
Ne viene fuori un album di cupa fascinazione, di notevole impatto emotivo, anche se la mancata unitarietà degli stili e delle interpretazioni della musica di Patrick Leagas e del suo ensemble, è certamente molto evidente. Da una parte è un segno di ricchezza e di inventiva nella rielaborazione dei brani di questa seminale band inglese, dall’altra si rischia una certa dispersione.
Ci limiteremo, comunque, a segnalare le interpretazioni che ci sembrano di maggior rilievo, rimandando al downloading l’approfondita conoscenza dell’intera opera, non senza omettere una breve e necessaria presentazione storica di Sixth Comm, alla luce anche di una recente, suggestiva performance cui abbiamo avuto l’opportunità di assistere.
Il progetto di musica sperimentale Sixth Comm nacque nel 1986 da una costola dei Death in June, con la separazione di Patrick Leagas, che sembra abbia scelto detta denominazione ispirandosi al “Sesto Comandamento, “Non Uccidere”.
Inizialmente fu un progetto parallelo ai Death in June, di matrice neofolk, ma a poco a poco Leagas dette un’impronta più industrial e dance electronic all’ensemble, rivolgendosi, tematicamente, a contenuti fortemente esoterici, in particolare runici, ispirati al suo mentore, l’occultista inglese Austin Osman Spare, sino a connotarsi fortemente di paganesimo, avvalendosi, saltuariamente, della collaborazione artistica di Freya Aswynn e più continuativamente di Amodali, sua moglie (con la quale condividerà, per un certo periodo di tempo, il progetto parallelo “Mother Destruction”, caratterizzato da una ethno dance tellurica e sepolcrale), entrambe sacerdotesse pagane.
Abbiamo avuto recentemente modo di apprezzare il live act di Sixth Comm all’ultima edizione del “Villa Festival”, nella suggestiva cornice di Magione sul Trasimeno, ove l’ensemble ha proposto una performance tesa, aggressiva e potente, che spaziando da “Foretold”, “The Calling” e “The Torture Garden” dal capolavoro “Nada” album a suo tempo composto dai Death in June, del quale Leagas, insieme alla compagna Drummer Donadio (sua collaboratrice nell’ultimo album di studio, “Schrage Music”), ha riproposto, rielaborandoli, molti brani, tra cui le bellissime, armoniose “Nothing Life”, e “Drown by Faith”, fino alla ipnotica “One’s Man’s Hell”, con armonica a bocca introduttiva.
Una performance fortemente allucinatoria, quella del duo inglese, che ci è apparsa basata essenzialmente, in un palco appositamente dotato di rune e simboli esoterici, su di una drammatica, intensa gestualità sacerdotale, sciamanica, anche nel look dove appariva la maschera druidica, densa di aggressiva, primordiale tribalità, nonchè su di una vocalità lacerante, selvaggia, ma, nello stesso tempo, melodica, e sull’uso frenetico di percussioni. L’ensemble si è rivelato in possesso di una potente presenza scenica teatrale, di una mirabile propensione a rendere partecipe l’audience della propria angoscia tramite il coinvolgimento in uno spasmodico pathos.
Nella compilation di cui ora ci occupiamo Lia Fail, ensemble bolognese di matrice neofolk e dark wave di cui abbiamo molto apprezzato l’album “Cynical Stones” apre le danze, con una intensa, folklorica interpretazione acustica di “Drown by Faith, che si snoda avvolgente e profonda, e risplende quasi più dell’originale, dal sapore maggiormente “industrial”.
Il compito di riportarci alla “dark wave” più classica viene affidato a Dead Man’s Hill che propone una suggestiva versione di “Foretell the Blood Flows”, mentre “A Nothing Life” eseguita dai tedeschi Engelstaubb è ipnotica, potente, fortemente lirica.
“Doubt To Death”, interpretata dal “poeta” David E. Williams è imponente, intensamente lirica, sepolcrale, densa di significati atavici, ancestrali, così come la inquietante, ipnagogica “Gift” di Suverana.
Spetta, poi, ad Ain Soph fornirci una bella, ipnotica, lisergica versione di “Serpent Dance” di Mother Destruction, convulsiva e coinvolgente.
“Othila”, a cura di Stein, di cupa fascinazione, ci riporta ai miti nordici pagani, costante riferimento tematico di Leagas, così come la ossessiva, lancinante “Mythras” di Larrnakh.
“The Calling” interpretata da Les Affres de la Mort è veramente gotica, una cavalcata nelle tenebre, mentre “Born Again” eseguita da Human Nihil segue i ritmi “industrial” dell’originale.
Strydwolf esegue una potente, sepolcrale “Will to War”, rielaborazione di “The Torture Garden”, da Nada dei Death in June: i suggestivi cori di monaci che fanno da contorno conferiscono al brano un tono funereo, di grande tragicità.
Anche Spectre ci propone una suggestiva, intensa “Born in the Dark”, potente evocazione delle tenebre.
Nel complesso, un’opera suggestiva, che denota una forte passione e un grande coinvolgimento da parte degli artisti, la maggioranza dei quali interpreta l’arcaico, tenebroso esoterismo tematico con assoluta dedizione: le oscure, coinvolgenti composizioni del seminale, ma fondamentale ensemble inglese vengono riproposte, in prevalenza, in una chiave martial industrial, nell’ambito di una abbastanza originale interpretazione di quelle particolari sonorità dark ambient, ritual, Industrial e dance electronic create da Sixth Comm, che molti cercheranno nel corso del tempo di imitare, senza sfiorarne minimamente le geniali capacità di invenzione musicale e modulazione armonica.
Recensione di Dark Rider