A metà degli anni novanta, nell’ambito del filone della musica gotica gli svedesi Arcana furono una vera rivelazione.
Autori di uno splendido album d’esordio, “Dark Age of Reason” si imposero immediatamente all’attenzione della critica mondiale per la profondità e la cupezza dei loro brani, animati da una romantica visione del Medioevo e pervasi da una magica, ancestrale suggestione.
All’inizio certamente influenzati dalle sonorità dei Dead Can Dance, trovarono molto presto un luminoso ed originale percorso di creatività e di oscura fascinazione.
Pur nella totale diversità delle tonalità musicali e del suono, il loro iter creativo e la complessità della loro musica, che varia totalmente album dopo album, appaiono ispirati dalla poetica e dalla concezione spirituale degli straordinari, ormai da tempo estinti, “Popol Vuh” di Florian Fricke, l’ensemble di Monaco che fu autore di quasi tutte le colonne sonore dei films del maestro del nuovo cinema tedesco Werner Herzog.
A poca distanza dall’uscita del cd ‘As Bright As a Thousand Suns’ ed in attesa di ascoltarli in Italia a fine aprile nella rassegna Villa Fest, abbiamo avuto l’opportunità di contattare il leader, fondatore ed anima dell’ensemble, Peter Bjargo, musicista coltissimo, di grande profondità spirituale, che ha voluto rispondere alle nostre domande in modo molto esauriente e partecipato.
Slowcult:La profonda musicalità degli Arcana, il grande uso di parti corali, specialmente nei primi album, come “Dark Age of Reason”, il risultato è un senso di austerità, un ritorno ad un medioevo cupo, lontano nel tempo, quando lo spirito era pervaso da paura ed ansia. Vi riconoscete in questa scelta stilistica, in parte modificata nella produzione più recente?
Peter Bjargo: Credo che le nostre parti vocali siano ora più forti di un tempo. Ritengo che il fatto che fossimo un po’ timorosi ed intimiditi riguardo il canto, o almeno io lo ero, nei primi due album, potrebbe aver contribuito di sicuro ad un suono di base più corale. Inoltre all’epoca ero io a volere più cori. Chissà, magari ciò potrebbe riaccadere nelle registrazioni future.
S:La vostra musica sembra voler evocare la solennità della poetica dei Popol Vuh. La loro profonda religiosità è stata fonte di ispirazione per i vostri suoni? Quali sono i vostri album preferiti dei Popol Vuh? Hosianna Mantra, il terzo album della band tedesca, realizzava una sorta di sincretismo tra la religione cristiana e quella Hindu: vi riconoscete in queste tematiche?
PB:I Popol Vuh sono stati probabilmente la migliore band mai esistita, almeno secondo me, ma non posso dire di aver adattato il loro suono agli Arcana, ma la loro intera opera mi ha profondamente ispirato. Per quello che riguarda i loro migliori album, è davvero dura decidere. Amo “Agape-Agape”, addirittura me lo sono tatuato su un braccio, e “Sei Still, Wisse ICH BIN”. Adoro quasi tutti i Popol Vuh, è come un’esperienza mistica e anche “Die Erde und Sind Eins” di Florian Fricke è assolutamente incredibile. Mi sono sempre sentito come legato ai mantra. Se ascolti quasi tutte le mie canzoni, che ho composto, è sempre minimalismo e quasi sempre legato allo stesso tema, o mantra. Credo che questo sia il modo per costruire usa sorta di esperienza eterea. Personalmente non voglio sottintendere una qualsiasi delle religioni esistenti. Se proprio devo credere in qualcosa, credo in un dio interiore a ciascuno, che può esistere solamente se ti mantieni in equilibrio con la natura.
S:”In particolare Autumn, caratterizzato da un suono del piano di evocativa solennità, sembra richiamare il canto lirico stile Lied tedesco: un brano di austera, neoclassica bellezza, intrisa di influenze gotico medioevali. Hai mai avuto contatti con il rinascimento classico svedese o la musica scandinava?
PB:Raramente trovo compositori svedesi classici che catturano la mia attenzione. Penso sia più l’animo scandinavo che abbia creato un inprinting su di me come persona e sulla mia musica. E l’autunno ha sempre stimolato il mio lato creativo: E’ il dualismo tra la bellezza ed il decadimento della natura.
S:C’è un rapporto tra la poetica degli Arcana e la letteratura romantica? Ci sono legami, riferimenti che consideri decisivi? Ti senti affine a Byron, Shelley o Edgar Allan Poe?
PB:Piuttosto direi che siano stati Voltaire, Baudelaire o Strindberg ad ispirarmi maggiormente. Raramente leggo qualcosa di diverso dai saggi, pricipalmente libri di Psicologia, filosofia, manuali tecnici di sound engineering o strumentazioni, oppure libri sullo Zen o il Buddismo.
S:“The Last Embrace”: epica, oscura, ancestrale, gotica, medievale. Un’ispirazione pagana? Un ritorno ad una religiosità antica? Sembra la prosecuzione della poetica dei Popol Vuh rivisitata in stile gotico, nonostante la vosra poetica sembri più ancestrale e oscura, ed anche se legata alla miseria esistenziale, non del tutto nichilista.
PB:“Last Embrace” è uno dei pochi lavori che sia in realtà ‘arrabbiato’ verso la natura. Venivo da un perido difficile della mia vita e di conseguenza avevo una visione negativa del mondo. In parte era una visione corretta, ma mi focalizzavo su cose negative, e ciò è riscontrabile ascoltando quell’album.
S:Da cosa nasce l’esigenza di sonorità etno-folk di “Serpent Rouge”? L’album ha una sua originalità ma sembra meno ispirato degli altri.
PB:“Serpent Rouge” è l’album tra quelli da me pubblicati che ha ricevuto le recensioni più disparate: Alcuni non l’hanno affatto capito, altri lo considerano uno degli album migliori. Per me “Serpent Rouge” è stato un esperimento. Per introdurre più elementi percussivi e lavorare con strutture di canzoni più meditativi. E’ difficile per me spiegare perchè sia considerato meno ispirato degli altri cd.
S: La vostra musica evoca fortemente immagini cinematografiche: sappiamo che avete lavorato ad un documentario, puoi descrivere questo lavoro? Avete in programma di ripetere ed approfondire questo genere di esperienza?
PB:La mia musica è stata inclusa in numerosi documentari, cosa che per me è davvero interessante. Penso che questo potrebbe essere qualcosa che in futuro mi potrebbe piacere fare. Ritengo che quando si combinano tutte queste forme di espressione, si ottenga una forte sensazione e sia una grande esperienza. Ad ogni modo sembra in questo campo si debba affrontare burocrazia complicata e sia molto una questione di ‘giuste conoscenze’, e non sono un granché in entrambi questi campi.
S:Abbiamo un mucchio di domande riguardanti quest’ultima incredibile, affascinante e meravigliosa creatura, “As Bright as a Thousand Suns”: siamo stati piacevolmente impressionati dal titolo; come lo avete scelto? Hai trovato la strada per una forma di serenità interiore? Abbiamo trovato l’opera caratterizzata da un respiro, ampio ed eclettico. Sembra pervaso da un’ispirazione mistica, esoterica ed una certa religiosità pagana che al contempo trasmentte un senso di grande quiete. Sei affascinato dal lato esoterico ed oscuro della vita? “As Bright as a Thousand Suns” è un album che suggerisce immagini di sogno. Quando si ascoltano le tracce, si può partire in un viaggio mentale sopra laghi e foreste incantate. Ci sono posti nel mondo che hanno stimolato la tua creatività e la tua immaginazione? Nel bel brano Medea la strumentazione el’utilizzo delle voci femminili ricorda suoni del mediterraneo: è una forma di tributo alla cultura classica greca? La sognante Inceptus sembra essere ispirata da canti dell’Est, anche la musica orientale è per voi fonte di ispirazione?
PB:All’epoca della scrittura dell’album avevo a che fare con una forte depressione e mia figlia era la sola cosa che mi desse la forza di andare avanti, per cui era lei per me il centinaio di soli, da qui il titolo. Non avevo un vero e proprio ruolino di marcia per questo album, ad eccezione dell’avere un suono più naturale e volevo dare più spazio a Ann-Mari Thim e Ia Bjärgö. Il lato oscuro a cui vi riferite è probabilmente una conseguenza della mia depressione, che era impossibile nascondere se si è onesti con la propria musica. Tutti i mondi immaginari ed interiori dalla mia musica, così come da qualsiasi musica, sono molto personali e sarebbe impossibile per me spiegare l’esperienza di altre persone. Credo che la mia creatività e la musicalità fossero presenti sin da quand’ero bambino e siano state trasportate fino all’età adulta. Penso che i mondi interiori che siamo capaci di costruire da piccoli siano fondamentali da conservare, altrimenti sarebbe orribile ed impossibile andare avanti con l’età.
Intervista a cura di Dark Rider e Magister