…A Toys Orchestra: Lub Dub (Ala Bianca Group – Distr. Warner, 2018)
A quattro anni dal precedente Butterfly Effect e a quasi vent’anni dalla nascita della band è in uscita in questi giorni il nuovo album della band cilentana capitanata da Enzo Moretto, a cui seguirà un tour di presentazione che partirà il prossimo 28 aprile da Bologna.
L’album registra un ulteriore passo avanti nel percorso indie pop intrapreso sin dagli esordi dagli A Toys. C’è un’ulteriore evoluzione nella costruzione delle canzoni e la proverbiale cura e meticolosità nei suoni e nella produzione. Richiami seventies nel Rhodes e nel Moog che caratterizzano il brano di apertura More Than I Need costituiscono un ottimo punto di partenza, per poi proseguire con Take It Easy, una folk-ballad che vira a metà brano verso un grunge rock, specie nel cantato di Moretto. Poco dopo arriva Tiger Claw, che pericolosamente sfiora il plagio con One degli U2 e che sinceramente ci sembra il brano più debole della raccolta, proprio per gli eccessivi rimandi alla band di Bono & c. Tra le undici tracce ci piace segnalare Show Me your Face, dalle atmosfere Morriconiane, con tanto di motivo fischiato in perfetto stile Per un Pugno di Dollari, di sicuro uno dei pezzi meglio riusciti e più interessanti dell’intera tracklist. L’album si chiude con la title track, brano quasi sinfonico con tanto di coro di bambini, antemico e sontuoso quanto basta per i titoli di coda.
Nel complesso, ci troviamo di fronte ad un buon lavoro, che rinforza il ruolo della band nel panorama musicale europeo e ne testimonia lo spessore artistico nel corso dei numerosi anni di attività, con collaborazioni illustri (Beatrice Antolini, andando indietro nel tempo, Nada in anni più recenti) e partecipazione a pieno diritto alla raccolta Il Paese è Reale, che nel 2009 raccolse grazie e Manuel Agnelli la Crème de la Crème del panorama musicale alternativo in Italia. Forse sarebbe stato lecito uno scarto dal linguaggio più convenzionale che del loro indiepop di ottima fattura e dalle idee sicuramente mai banali potrebbe diventare il loro limite più grosso: ci piacerebbe ora vederli esplorare ambiti più virati verso, ad esempio, una psichedelia più spinta, una musica più di rottura dagli schemi del loro attuale ambito musicale. Qualità, maestria sonora e sonwriting non si discutono, vorremmo vedere più coraggio di sperimentare e stupire. Un ottimo prodotto di ottimo pop (e scusate se è poco), ma dopo tanti anni di onorata e rispettabilissima carriera a nostro avviso si può rischiare qualcosa in più.
Recensione di Fabrizio Forno
https://www.youtube.com/watch?v=FLV3H8JMQ-A