Mar 272009
 

Venuto al mondo, di Margaret Mazzantini. Mondadori, pp. 531, Euro 20.00

★★★★☆

venuto al mondo1Dopo il successo del suo “Non ti muovere”, Margaret Mazzantini torna a parlarci e a colpirci, dritto al cuore, con il suo nuovo romanzo “Venuto al mondo”.
Con il suo linguaggio “emozionale”, la Mazzantini scava fin nel profondo, proprio là dove risiedono i nostri sentimenti. Attenzione, non stiamo parlando di un libro romantico o sentimentale; “Venuto al mondo” è una nuova ricerca alla scoperta del nostro lato più sconosciuto, quello che chiede e cerca amore, una ricerca spesso aspra e spietata come sanno essere gli adolescenti e i giovani invecchiati, quelli che sono diventati adulti in fretta e hanno visto troppo del mondo.
La storia si svolge ai giorni nostri, anche se un continuo esercizio di memoria ci porta spesso indietro ai primi anni ’90; subito dopo la caduta del Muro, quando la speranza di una Europa finalmente pacificata e unita si infrange contro un altro muro: il conflitto nei Balcani.
I due giovani protagonisti si incontrano in una città straniera per loro, Sarajevo appunto, e lì inizia la loro storia d’amore che, pure se troverà la sua completa espressione in un’altra città simbolo come Roma, avrà per loro sempre un’attrazione quasi magnetica. Quando tutto sembra perfetto, ecco che il desiderio irrealizzabile della maternità scompagina la tranquillità della loro vita, e li spinge in una lunga via crucis che si concluderà, con l’inevitabilità di un destino, verso la città del loro primo incontro che improvvisamente si trasforma in un teatro di guerra.
Lo scenario in cui si muovono i protagonisti diventa quindi, in parte, la Bosnia martoriata, con gli avvenimenti terribili di quel periodo: l’assedio di Sarajevo, gli stupri etnici, i campi di sterminio, i massacri fratricidi tra etnie fino ad allora vissute pacificamente le une accanto alle altre. E mentre l’orrore diventa quotidiano, l’Occidente assiste a questo conflitto al centro dell’Europa, flaccido e inerte, avvolto in una “pace fessa” per usare le parole dell’autrice.
Ma la storia non è la semplice narrazione di quegli eventi; è soprattutto un viaggio alla scoperta del senso delle parole fondamentali dell’esistenza: nascita, vita, morte, amore. In un continuo ed inesorabile susseguirsi di storie, personaggi, città che diventano personaggi esse stesse, tutto torna come in un cerchio. La vita si congiunge alla morte, l’orrore è preludio alla rinascita della speranza. Al lettore, il compito di trovare la morale della storia in un finale inaspettato e proiettato sul futuro.
Alla Mazzantini va anche il merito di aver riproposto una riflessione sulla guerra, e in particolare su un conflitto troppo frettolosamente dimenticato (forse rimosso?) quasi fosse un peso difficile da sopportare per le nostre opulente e tranquille coscienze.

Recensione by Denia

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