Tra mamma e Jo di Julie Anne Peters, Ed. Playground, € 13,00
Omogenitorialità. Parolona che in Italia forse ancora dice poco ai più. Ma che sottende una realtà sempre più quotidiana.
Nick ha due mamme. Erin è quella biologica, genetica, è quella che lavora, che tiene un po’ le redini della casa e della famiglia; Jo è l’altra mamma, quella più problematica, casinista, con qualche problema di alcool e di lavoro, ma è anche la più divertente, quella con cui dire scemenze, andare a pesca e sparare alle lattine. Loro tre insieme formano una famiglia, con tutti i problemi e le gioie, i litigi e le riappacificazioni.
Una malattia fa però da spartiacque tra il prima e il dopo, lasciando segni dolorosi e ferite non rimarginabili, come spesso avviene. Erin e Jo si lasciano, ma Nick non vuole rinunciare a nessuna delle due.
“Tra mamma e Jo” diventa così quasi una sorta di “Kramer contro kramer” versione lesbica, dove al centro della storia è il concetto di maternità: è più forte il legame biologico oppure l’affinità d’animi? Una domanda difficile cui il romanzo cerca di dare una risposta in maniera sincera e onesta, descrivendo personaggi sfaccettati e situazioni e comportamenti realistici.
Per saperne di più sull’argomento, si consigliano il bel saggio di Vittorio Lingiardi “Citizen gay” (Il Saggiatore, € 12,00) con un capitolo dedicato all’omogenitorialità e “Genitori come gli altri” di Anne Cadoret (Feltrinelli, € 9,50).
Recensione by Luca Possenti
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