Sway, di Zachary Lazar, Einaudi/Stile Libero, pp. 269, Euro 18.00
“Sway” (letteralmente, influsso, nonchè titolo di un brano degli Stones presente su Sticky Fingers), romanzo di Zachary Lazar rappresenta un mirabile ritratto di una generazione, quella degli anni sessanta, che nel bene e nel male ha fatto molta della storia moderna.
Erano gli anni in cui, a torto o a ragione, si riteneva che tutto potesse accadere, che le opportunità di vita fossero infinite, che si andasse verso un futuro magari problematico, ma tendenzialmente luminoso.
Opere come questa servono a rammentare ed a far meglio comprendere a molti di noi come in quegli anni fossero avvenuti anche molti eventi tenebrosi, che l’Estate dell’Amore si sarebbe presto tramutata in Estate dell’Orrore, spegnendo anzitempo il sogno meraviglioso che aveva pervaso quell’incredibile decennio.
Il libro ha una struttura realmente filmica: ti scorrono davanti, suddivisi in capitoli tematici, le immagini, i protagonisti di quell’epoca in un suggestivo flusso psichedelico di sensazioni, di ombre inquietanti, di passaggi d’incubo.
Facciamo così la conoscenza della “Family” di Charles Manson, della sua vita dissoluta e sciagurata presso lo Spawn Ranch, fatta di droghe e sottomissione sessuale delle donne al guru, dell’incontro tra lo stesso Manson e Bobby Beausoleil, attore ed aspirante rockstar, che diventerà quasi inconsapevolmente un assassino.
Cambia l’immagine e siamo a Londra, Chelsea, in un appartamento dove vivono promiscuamente i Rolling Stones; con tratti allusivi ed inquietanti ci viene descritto l’ambiguo rapporto tra Brian Jones e Mick Jagger, sottolineando soprattutto il carattere ombroso e difficile del primo, sino ai primi concerti nelle cantine ed il progressivo decollo verso il successo planetario.
E’ la volta del visionario e trasgressivo regista Kenneth Anger, divenuto nel corso del tempo icona del cinema d’avanguardia: l’autore ci racconta la sua difficile adolescenza, le prime esperienze omosessuali con i marinai dell’angiporto di Santa Monica, vicino ad Hollywood che saranno poi descritte nei suoi films, come “Fireworks”. Con immagini evocative e fortemente cinematografiche viene descritta la sua fascinazione per le teorie dell’Occulto di Aleister Crowley, cui era arrivato trovando per caso in una libreria del centro della città il volume “Sephirot” di autore ignoto, che lo aveva intrigato, aprendo alla sua mente un mondo ipnotico ed immaginifico in cui sogno e realtà si confondevano. Partendo dal dio egizio Horus, il futuro regista si era via via avvicinato ad una concezione magica dell’Universo, fino a fare di Lucifero, non nel senso di Demonio, ma di portatore di Luce, uno dei temi portanti dei suoi visionari films, capolavori del Cinema Underground, come “Lucifer Rising”, cui partecipò Bobby Beausoleil e la cui colonna sonora fu composta da Mick Jagger, “Invocation to My Demon Brother” ed “Inauguration of the Pleasure Dome”, inni pagani al lato dionisiaco, oscuro e selvaggio della vita.
Sullo sfondo, con tratti di penna geniali ed immaginifici, facendo incrociare le vite di tutti questi personaggi e di molti altri, come le muse dei Rolling Stones Anita Pallenberg e Marianne Faithfull o la povera vittima sacrificale Sharon Tate, moglie di Polanski, Lazar ci introduce nella magnifica estate dell’Amore del 1967, inno alla vita ed alla grande musica; ci porta poi ai moti del sessantotto europeo ed americano, descrivendo sottilmente il clima di trasgressiva inquietudine che pervadeva i rapporti sociali dell’epoca, sino al terribile 1969 della misteriosa morte di Brian Jones, della strage di Bel Air di Manson e della tragedia di Altamont, il cupo e tragico concerto dei Rolling Stones, che interruppero il sogno che aveva trovato nella stessa estate il suo massimo fulgore nella grande kermesse di Woodstock.
Il sogno diventa incubo, le buone vibrazioni cedono il passo ad una musica convulsa e violenta: in un crescendo magnetico ed inquietante, questo splendido romanzo descrive l’innocenza primordiale che si trasforma, quasi per un malefico influsso, in follia collettiva, nichilismo, decadenza, tossicodipendenza, culto della morte e satanismo, per un passaggio epocale che vorrà significare la fine delle illusioni ed il passaggio all’età adulta, ove si rivela il male del mondo.
Recensione di Dark Rider