Piano Americano, di Giuseppe Cederna, Feltrinelli Varia, pp 224, €15.00
Riuscire a trasformare un mezzo disastro professionale, un vero flop, in una rara ed imperdibile opportunitità di indagine del proprio mondo interiore, accompagnandola al racconto tra sogno e realtà di un’esperienza particolare quale quella di un attore italiano catapultato nel glamour e le mille luci del cinema hollywoodiano del terzo millennio. Giuseppe Cederna, celebrato attore di teatro e di cinema (era anche nel cast del premio oscar Mediterraneo di Salvatores, Abatantuono e Bisio), nonchè apprezzato raccoglitore di appunti di viaggio, ha racchiuso in un nuovo libro la sua avventura sul set del film ‘Nine’, megaproduzione d’oltreoceno, impiastricciato musical del 2009 maldestramente ispirato al capolavoro 8 e mezzo di Federico Fellini ed a cui ha partecipato avendo una piccola parte, che in fase di montaggio si è ulteriormente ridotta fino quasi a scomparire del tutto nella versione definitiva proiettata nelle sale cinematografiche. L’autore racconta il suo impatto e la sua difficile seppur temporanea coabitazione con il disneyano mondo del cinema mainstream americano, a contatto con divi e (soprattutto) dive fino a quel momento viste solamente sugli schermi o sulle pagine patinate delle riviste di mezzo mondo. La costante sensazione di far parte di un sogno viene trasformata in cronaca in chiave narrativa, aggiungendo pagine fantastiche, oniriche appunto, al racconto dei giorni trascorsi sul set, dapprima nelle campagne inglesi e poi a Cinecittà e nei dintorni di Roma. I racconti tragicomici degli incontri con mostri sacri del cinema come Daniel Day-Lewis o Nicole Kidman si intrecciano con pagine più profonde nelle quali l’autore ad esempio sfrutta la potenza della pagina scritta per riportare in vita il proprio padre scomparso e renderlo protagonista di una scampagnata con l’amatissima moglie nel verde del Sussex, come in una seduta di psicanalisi trasferita su libro. I giorni di lavorazione del film proseguono e contemporaneamente crescono nel protagonista i dubbi e le perplessità sulla partecipazione ad un’operazione così ambiziosa ma che già dall’inizio appariva velleitaria e poco convincente. Nasce così da subito l’urgenza di aggrapparsi al proprio inseparabile taccuino Moleskine sul quale annotare e registrare le proprie sensazioni per poi trasformarle in un racconto con lunghe parentesi di finzione, come lo stratagemma di far dialogare l’io narrante con il personaggio interpretato nel film, ogni qual volta si entrava in camerino prima o dopo le riprese; si susseguono buffi quadretti e curiosità dietro le quinte, tra catering luculliani e costumiste premurose delle quali è difficile non restare affascinati o addirittura innamorati, ed allora perchè non inventare una storia d’amore tra una costumista ed il personaggio da interpretare? Il rimando più ovvio è alla poetica fantastica e visionaria di Fellini, per il quale Cederna è arrivato ad un passo dal lavorare all’epoca de L’intervista, nella parte poi assegnata a Sergio Rubini. Allo stupore e la meraviglia dei primi giorni si sostituisce l’ironia, a volte il disincanto, comunque l’ammirazione per la professionalità e l’impegno profusi dall’intera troupe in tutte le fasi della realizzazione della pellicola. Dopo averci conquistato con i suoi appassionati racconti di viaggio in India, Cederna sembra pertanto a suo agio nel portarci per mano in questo insolito percorso di conoscenza, grazie alla sua particolare inquadratura del mondo del cinema e più in generale della vita di un attore lontano dalle curiosità da gossip, ovvero attraverso questo ‘Piano Americano’ ben studiato e perfettamente messo a fuoco.
Parole e video a cura di Fabrizio