Musica tra le parole, libreria Rinascita, sabato 29 novembre 2008
“In punta di piedi”, una storia musicale scritta da Maurizio Capuano, ispirata alle canzoni di Savino Lasorsa, suonata dai Dulevànd, raccontata da Mimmo Laddaga.
Musica tra i libri, sabato 29 novembre, per il concerto dei Dulevànd alla libreria Rinascita di largo Agosta. Anzi tra le parole; parole del monologo scritto dal contrabbassista del gruppo, Maurizio Capuano e lette con toccante interpretazione da Mimmo Laddaga, raggruppate in nove stralci del monologo “IN PUNTA DI PIEDI”. Stralci legati tra loro dai brani musicali dei Dulevànd, gruppo romano che si distingue per un sound a metà tra il folk e il jazz, caratterizzato da mescolanze di suoni che si attraggono e si respingono, si inseguono e si intercettano, disturbandosi a vicenda e poi amalgamandosi in una pasta dal sapore nostalgico ed evocativo.
Nonostante l’aria francofona “dulevànd” vuol dire “del levante” in dialetto pugliese; e allora già cominciamo a capirli, questi cinque musicisti, due pugliesi e gli altri romani, che vogliono raccontarci e non scoprirsi, dire e tacere, svelare e rimanere misteriosi. Parlano di sentimenti, ma anche delle loro radici pugliesi, parlano di solitudine ed introspezione, ma affrontano anche il tema del lavoro, della vita dei precari e delle incertezze che oggi dominano le vite di molti di noi. E allora viene fuori un miscuglio; un miscuglio di suoni, di temi, di parole, di stati d’animo. Ma la combinazione è ben riuscita, ben equilibrata, in una fusione di suoni che tra loro si sostengono, si danno accenti a vicenda e si rilanciano in brevi soli misurati e ben temperati per ciascuno strumento, creando uno stile caratteristico e personale, ricco di pathos che ci stuzzica fin dalla prima nota, spingendoci a curiosare.
Abbiamo una sezione ritmica robusta e di chiara impronta jazzistica con un contrabbasso (Maurizio Capuano) molto presente, quasi sempre pizzicato, con tempi molto swingati che danno un ritmo serrato a quasi tutti i brani ribattuto da una batteria (Roberto Sciacca) ricca di varietà, sia di idee che di dinamica, con grande impiego di “piano”, troppo spesso disdegnati dai batteristi. E poi una coppia di chitarre che sanno ritagliarsi dei ruoli primari molto precisi; una prima chitarra, classica, suonata dal cantante (Savino Lasorsa, autore anche della maggior parte dei testi) ed utilizzata con un incalzare ritmico tipico della musica popolare e delle antiche ballate che accompagna e sottolinea i testi narrati dalla voce; una seconda chitarra, elettrica, con una gamma di suoni veramente corposa supportata da una pedaliera quanto mai complicata che effettua assai spesso delle incursioni “disturbanti”, ma che alla fine ci rifletti e pensi: “certo quella chitarra distorta era proprio una nota fuori dal mucchio però ci stava bene a condire questo tappeto di suoni altrimenti miscelati perfettamente”. Si nota poi l’impiego di tromba e flicorno (Valerio Prigiotti) molto contenuto e un po’ slegato dal resto, probabilmente in attesa di un impasto che ancora deve trovare il suo compimento più maturo. Quello che un po’ manca, forse, è l’impiego di cori e controcanti a rimarcare il miscuglio anche a livello vocale per completare questo contrappunto strumentistico ricco e variegato. Un’ultima nota la vogliamo spendere per la voce solista di Savino Lasorsa usata un po’ fuori stile, ma non per questo meno interessante: canto un po’ popolare, in stile cantautoriale, molto espressivo in una serie di atmosfere jazz, che dà al tutto un’aria intrigante e affascinante, anche se da continuare a sperimentare.
Nella più tradizionale consuetudine dei nostri cantautori le canzoni eseguite sono ballate che danno tanta importanza alla “parola cantata” e che ci narrano varie e diverse storie. Storie di persone, di vicende, anche di tragedie, di sentimenti, di vita vissuta: il tutto si ricuce in una storia che fa da filo conduttore alla serata, che poi è ispirata alla storia realmente accaduta di un ragazzo di Lecco che ha deciso di suicidarsi raccontando su un blog appositamente creato, una specie di moderno diario aperto a migliaia di lettori, il suo viaggio di avvicinamento “in punta di piedi” alla data stabilita per farla finita. Oltre a questo, la storia che si racconta parla di tanti sentimenti diversi ma con una sorta di prudenza, di pudore, di delicatezza. Sentimenti che ognuno di noi conosce e si ritrova spesso appiccicati addosso, ma quanto è toccante sentirli raccontati. E parla anche di appuntamenti col destino, sfiorati di un soffio. Parla di amori un attimo prima di lasciarsi; parla di passioni che finalmente si concedono un apice proprio un istante prima di uno schianto in auto; parla di amicizia tra persone così diverse che si scoprono unite poco prima di un abbandono definitivo. E poi parla di lavoro, quel lavoro che dovrebbe nobilitare l’uomo ma che in realtà lo offende, lo svilisce, lo divide da tutto, anche da se stesso, mortificandolo come essere umano.
Le parole dei Dulevànd toccano tutte le sfumature del cuore che pulsa: amore, amicizia, solitudine, estraneità, indifferenza, senso di rivalsa, individualismo, paura, prendendo spunto dalla vita di tutti i giorni e mettendolo in musica in modo naturale, raffinato e molto personale. Inoltre i Dulevànd collaborano da anni con la Stradabanda, diretta da Paolo Montin, una delle bande della Scuola di Musica Popolare di Testaccio che ha partecipato anche ad alcuni brani del loro mini CD, Luminaria, contenente quattro pezzi.
Un’ultima nota va infine spesa anche per le “parole scritte” e quindi diciamolo: questa sede di Rinascita a largo Agosta è un bel posto per fare concerti, un angolo spazioso fa da palco e accoglie gli artisti che, rilassati, si esibiscono a poca distanza dal pubblico seduto anche su comodi divanetti; si gode di un’ottima acustica e di una bella atmosfera che per questo tipo di suoni, semi acustici, è perfetta; la libreria, provvista di bar e bancone tipo pub, è dotata di un buon impianto di amplificazione e i suoni sono ben equalizzati creando l’atmosfera giusta per far girare le sensazioni e scambiare suggestioni tra musicisti e pubblico. Raccomandiamo solo al barman di controllare i “rumori fuori scena” perché c’è uno show che sta andando avanti.
Recensione by Susanna
Foto di Daniele Mazzoli
Brani musicali di Savino Lasorsa
Musiche: Dulevànd.
Savino Lasorsa – voce e chitarra
Gianluca Vecchio – chitarra
Valerio Prigiotti – tromba, flicorno
Maurizio Capuano – contrabbasso
Roberto Sciacca – batteria
Mimmo Laddaga – voce recitante
Brani scaletta:
Valzer dei re minori
2500 giorni
Fuggo la solitudine
Vamos
Alla controra
Marì
La Fragile Rivolta
Basto
Partire
Nel mare calmo
Solo una precisazione, la prima foto è di Assud http://www.flickr.com/photos/assud/3117805641/