Giu 172012
 

Leggere a tavola è maleducazione
Daniela Delli Noci/ Iacobelli editore Pagg.150 €19.00
★★★★☆

Letteratura cibo per la mente ma nel caso di “Leggere a tavola è maleducazione” libro scritto da Daniela Delli Noci e edito da Iacobelli, la letteratura è anche cibo per le nostre tavole.
L’autrice è una giornalista che divide le sue passioni tra la storia, la letteratura e la cucina. Con questo libro è riuscita a sintetizzare i suoi amori in un’opera interessante, originale e completa.
L’alimento in “Leggere a tavola è maleducazione” – titolo divertente ma forse un po’ ingannevole – è trattato in ogni sua componente. Si parte dal riferimento letterario, ovvero da tutti quegli autori di romanzi e racconti che hanno lasciato nelle loro pagine profumi e sapori della terra e del periodo in cui hanno ambientato le loro storie. Gli scrittori citati dalla Delli Noci sono tantissimi: si comincia con Sàndor Màrai, si incontra Émile Zola o Mika Waltari o i connazionali Camilleri e Maria Bellonci. Ma troviamo anche testimonianze culinarie di Tolstoj, Herman Hesse o Paulo Coelho e chi più ne ha più ne metta, è impossibile citarli tutti.
L’autrice prosegue nel suo percorso tra cibo e letteratura, riportando tantissime ricette d’epoca e qualche chicca memorabile come ad esempio i desiderata che ogni giorno Michelangelo Buonarroti lasciava alla sua cuoca accompagnati dai suoi disegni e da precisazioni sul vino da abbinare.
Ma il lavoro si spinge anche più avanti e reinterpreta alcune antiche ricette che risulterebbero quasi immangiabili per i nostri tempi poiché presentano pietanze troppo pesanti per i ritmi di vita moderni.
Daniela, sfogliando e leggendo il tuo libro ci si rende subito conto che siamo di fronte ad un lavoro minuzioso ed elaborato, come ti è venuta in mente l’idea?
Sono sempre stata attratta dal cibo nei libri, sia da come venivano descritte le ricette, sia dal modo in cui venivano raccontati i personaggi che amavano la buona tavola.
Certo ma qui c’è di più. C’è anche una ricerca storica delle pietanze, è stato difficile reperire informazioni in proposito?
Si non è facile rintracciare la storia di un cibo, si viaggia molto spesso tra verità storica e leggenda. Come nel caso dello zabaglione che si narra debba il suo nome al capitano di ventura Giovanni Baglioni che arrivato a Reggio Emilia, preoccupato per le sue truppe affamate, decise di mescolare gli unici ingredienti che aveva e dare la crema che ceò in tal modo, ai suoi commilitoni. Proprio loro diedero il nome del loro capo a questo straordinario composto. Ma il fatto è che in emiliano il nome divenne Z’van Bajun!
Qual è la cosa più interessante che hai scoperto lavorando al libro?
Che il cibo è sempre stato usato dai nobili e dai ricchi di tutte le epoche per mostrare la loro potenza e agiatezza. Le tavole erano incontri politici e le vivande venivano usate come chiave per ottenere favori. Insomma il mangiare era nel passato uno strumento politico per convogliare il consenso.
“Leggere a tavola è maleducazione” è più un libro di cucina o un saggio storico sull’alimentazione?
Assolutamente non è un saggio. E’ un libro che riporta in luce attraverso la letteratura molti cuochi del passato. Il più famoso tra tutti? Sicuramente Martino da Como.
La veste grafica e le delicatissime illustrazioni dell’artista Barbara Leqoc impreziosiscono un lavoro già molto raffinato di suo. Può piacere a tutti, sia a chi nutre un piacere fattivo per la cucina, sia a chi coltiva un interesse intellettuale per il cibo.
Buona lettura e buon appetito.

Recensione ed intervista di Claudia Pignocchi

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