La simmetria dei desideri, di Eshkol Nevo, Beat (biblioteca editori associati di tascabili), 351 pag. 9 euro.
La penultima fatica di Eshkol Nevo, scrittore israeliano poco più che quarantenne, risale al 2010 ed è “La simmetria dei desideri” romanzo capolavoro in cui l’autore racconta in maniera tutt’altro che lineare da un punto di vista temporale, gli ultimi quattro anni di un gruppo di amici.
Più precisamente descrive ciò che è successo nelle vite di questi ragazzi dalla finale dei mondiali del 1998 al giorno che precede la finale dei mondiali del 2002.
Il linguaggio di questo bellissimo libro è scorrevole e ha la caratteristica vincente di mischiare il dialogo con i brani dell’io narrante senza l’ausilio della punteggiatura che ci insegnano a scuola. Forse potrebbe essere una caratteristica della lingua israeliana, della quale ignoro ogni cosa, ma è comunque interessante il risultato nella sua trasposizione in italiano.
I quattro personaggi hanno una profondità psicologica totale, sembrano persone incontrate oggi stesso al bar o in autobus tanto appaiono convincenti nelle loro contraddizioni e asperità caratteriali. Gli avvenimenti trattati sono tutti di livello personale, mentre della tormentata terra in cui è ambientato il romanzo, Israele appunto, non c’è nessuna testimonianza se non vaghi riferimenti alla prima o alla seconda intifada, oltre a ciò che traspare dai racconti del recente passato dei giovani protagonisti come ad esempio il lunghissimo servizio militare.
Il punto di vista è quello un po’ malinconico del narratore ma nella struttura del romanzo si alternano anche quelli degli altri tre ragazzi con una sapienza notevolissima da parte di Eshkol Nevo nell’ immedesimarsi contemporaneamente in diverse e talvolta opposte visioni della vita.
Tutte le rivelazioni contenute ne “La simmetria dei desideri”, i pensieri dei personaggi, le motivazioni che spingono a determinate azioni, sono sviscerate e osservate con la tecnica della cipolla. Sotto una verità, ce n’è una un po’ più vera che altro non è che il rifugio di un’altra ancora un pochino più vera e così via all’infinito.
Quel che ci trasmette questa operazione di vivisezione è un senso di completa veridicità dei contenuti, poiché nulla come la realtà che viviamo tutti i giorni è una bugia sopra l’altra che raccontiamo principalmente a noi stessi.
Queste dolci bugie altro non sono che l’espediente a cui l’uomo si aggrappa da millenni per restare a galla. Ma ciò che ci tiene a galla non sempre ci fa crescere, e qui lo sforzo del protagonista di andare sotto la prima verità è ciò che lo aiuterà a maturare.
E questi ragazzi crescono man mano che ci addentriamo verso il finale, ma la voracità con cui si desidera sapere come andrà a finire la storia non deve indurre a tralasciare gli inserti filosofici che si trovano di tanto in tanto. Si parla di quei filosofi che ad un certo punto della loro vita hanno cambiato completamente il loro pensiero. Sono visti come degli eroi proprio per aver avuto il coraggio di sovvertire completamente la logica delle loro idee. Quindi per Nevo la via della crescita non può prescindere dal cambiamento, e così ci si avvia ad un finale aperto, che a seconda della quota di ottimismo insita in ciascun lettore, si presta a varie possibili conclusioni.
recensione di Claudia Pignocchi