Feb 282008
 

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Kill Baby Kill! Il cinema di Mario Bava , a cura di Gabriele Acerbo e Roberto Pisoni con Introduzione di Joe Dante

Questo magnifico volume rievoca la figura di uno dei più grandi geni del cinema fantastico, misconosciuto in Italia, osannato in Francia e negli Stati Uniti: Mario Bava. Personaggi del calibro di Joe Dante, Quentin Tarantino, Tobe Hooper e persino Martin Scorsese, lo indicano come loro maestro e massima fonte di ispirazione.
Il libro si apre con una “Love letter” di Joe Dante che rievoca il cinema del maestro sottolineando come le versioni dei suoi film arrivassero negli States totalmente edulcorate. Il suo primo film, uno dei capolavori del “Gotico” anni sessanta “La maschera del Demonio”, pieno di atmosfere cupe ed inquietanti, di banchi di nebbia e di castelli sospesi ai confini del mondo, venne talmente stravolto, al fine di depurarlo delle scene “horror”, da sembrare un film per ragazzi.
Attraverso numerose interviste viene delineato il profilo di questo genio, misconosciuto artigiano del cinema, creatore con bassissimi budget di effetti speciali per l’epoca strabilianti; padre dell’horror moderno, autore visionario di atmosfere oniriche ed assolutamente inusuali; in lui l’uso pittorico del colore, la particolarità e l’accuratezza con cui ricostruiva ambienti evocando passaggi d’incubo, la capacità di creare dal nulla atmosfere magiche ed inquietanti, erano assolutamente uniche.
Le opere più significative di questo eclettico e geniale maestro del cinema sono descritte accuratamente nel libro attraverso la rievocazione che ne danno costumisti ed attori, registi che lo hanno conosciuto ed infine critici di varia natura. I film in questione sono i seguenti. L’ allucinatorio “La maschera del Demonio”, realizzato in un magnifico bianco e nero con una bellissima e conturbante Barbara Steele che diventerà la sua attrice più importante. “ I tre volti della paura”, film composto da tre episodi di cui il primo tratto da da un racconto di Snyder , “Il telefono”; il secondo episodio, ”I Wurdalak”, tratto da un racconto di Tolstoj, quasi un rifacimento a colori de “La maschera del Demonio”; infine l’ultimo tratto da Cechov, l’agghiacciante “Goccia d’acqua”, quasi una anticipazione del modello thriller parapsicologico. Ancora viene descritto “ La frusta e il corpo” che descrive con audacia, per l’epoca, un rapporto sadomasochista e che incorse nelle ire della censura. Infine, l’ultimo film trattato nel libro “Operazione paura”, capolavoro inquietante di cui è protagonista una bambina fantasma. Federico Fellini si ispirerà a quest’ultimo film per il bellissimo “Toby Dammitt”, con un intenso Terence Stamp e la terrorizzante bimba con la palla.
Suggestiva anche l’incursione del regista nel fumetto con il divertente “Diabolik” che ebbe però seri problemi di produzione con De Laurentiis, nel poliziesco con l’insolitamente moderno “Cani arrabbiati”, nella fantascienza con l’inquietante “Terrore nello spazio” e, persino, nella fantascienza mitologica con il visionario “Ercole al centro della terra”.
Nel giallo-thriller Bava realizzerà dei veri film capostipite come “La ragazza che sapeva troppo” ambientato a Piazza di Spagna, ma soprattutto “Sei donne per l’assassino”, film estremamente moderno nello stile, che diventerà un modello per i violentissimi thriller di Dario Argento e dei suoi epigoni. Senza poi dimenticare “Reazione a catena”, che negli Stati Uniti darà origine al filone degli “slasher movies”.
Le testimonianze più interessanti, riportate nel libro, sono quelle di Tim Burton che insiste sul lato onirico della sua espressività; di Barbara Steele, attrice inglese e vera icona “dark” del cinema gotico dell’epoca (che solamente in età matura comprenderà di aver partecipato alla realizzazione di film capolavoro); Sam Raimi che rievoca “La goccia d’acqua”, il terzo episodio de “I tre volti della paura”, vero capostipite del cinema terrorizzante.
Molto interessanti anche gli interventi di John Landis, che sottolinea l’estrema fantasia di cui il regista era dotato; di Alberto Bevilacqua che racconta la lavorazione de “I tre volti della paura”, vera risposta di Bava al Roger Corman de “I racconti del terrore” (cui tra l’altro partecipò); infine dello stesso Corman, che insiste su Bava esploratore dell’inconscio.
Un volume prezioso ed accurato che sarà utile ai cinefili appassionati e non solo a quelli, nel quale si rende giustizia alla figura di questo visionario cineasta, geniale evocatore di passaggi d’incubo, grande conoscitore della letteratura gotica, dei classici russi ed accanito lettore di fumetti (che prese a modello per la preparazione dello “storyboard” di molte scene dei suoi film).
Ciò in attesa di leggere la monumentale e definitiva biografia dello statunitense Tim Lucas: “ Mario Bava: all the colors of the dark”.

Recensione by Dark Rider

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