Joy Division – Broken Heart Romance – Testi commentati
di Marco di Marco, Arcana Editore, 2008
Un bellissimo volume, questo di Marco di Marco, che affronta il mito Joy Division e la dolorosa parabola del loro leader Ian Curtis con rigore filologico, iniziando dai primi tempi della formazione Warsaw per arrivare al tragico epilogo della morte del musicista. Vengono analizzati e comparati i testi di tutti i brani (ma noi, per semplificazione, ne citeremo solamente alcuni), calandoli con efficacia nello spirito del tempo, evidenziando più volte il senso di sconfitta generazionale, di cui Curtis fu forse il più drammatico e visionario interprete.
Il disagio esistenziale dei primordi punk dei Warszaw, dalla cui esperienza uscirà un rozzo bootleg contiene in embrione alcune delle tematiche dei futuri Joy Division. Pur se l’ispirazione per il nome della formazione proviene dal grande omonimo brano di David Bowie, l’attenzione di Curtis è rivolta alla figura di Rudolf Hess, visto come una figura romantica, genio del male che si nutre dell’esoterismo che darà vita alla tragica esperienza nazionalsocialista.
Nel volume vengono vivisezionati molti brani, che svelano la poetica di Curtis, le sue allucinazioni, la sua terribile sofferenza interiore. Lo spaccato di un’epoca si manifesta, dando inizio al suggestivo e diseguale filone della musica Dark.
Così la figura di Daniella Preleshnick ebrea, deportata nella Divisione Gioia è la sventurata protagonista di An ideal for living, lugubre canto funebre della fine dei sentimenti e della stessa vita, distrutta dalla barbarie del campo di concentramento, mentre Ice Agerappresenta il nitore del ghiaccio della nuova nuova era della glaciazione che annichilisce ogni umano sentimento nel freddo, senza scampo per l’umanità.
Diviso il volume in sezioni, l’Autore scandaglia accuratamente la tematica del capolavoro Unknown Pleasures, pietra miliare della musica di ogni tempo, album intriso del drammatico esistenzialismo di Curtis, sempre in lotta con il proprio dolore, con le terribili crisi epilettiche che gli impedivano il controllo di se stesso, con la consapevolezza della rassegnazione per il degrado dell’umanità e, al tempo stesso la rabbia per tale condizione di alienante e paranoica sfiducia.
L’Inghilterra di quegli anni viene mirabilmente descritta con tratti solenni di oscura tensione emotiva, come in She’s lost control (dove sussistono chiari riferimenti alla sua malattia); vengono mutuate le drammatiche immagini e le atmosfere di Crash di Ballare o di The soft machine di William Burroughs, attraverso la descrizione di terribili incidenti d’auto e di luci allucinatorie e stranianti.
I sogni della giovinezza svaniscono per sempre nella livida Manchester, che viene vista come il luogo simbolico della perdita dell’innocenza e della lancinante solitudine esistenziale (Insight), tanto da rappresentare una sorta di luogo ove ci si sente stranieri, come nella Interzona Burroughsiana (Interzone), mentre la pena non può essere alleviata dalla religione né dalla speranza nell’umanità (Wilderness); la nuova alba che sfuma (New dawn fades) è la tragica rappresentazione di un depresso che di un nuovo giorno che sorge percepisce solamente il lato oscuro e tragico.
L’Autore con tratti rapidi ed efficaci delinea le tematiche delle immense Novelty, aspro inno contro il consumismo e Transmission, dove la Radio della notte viene vista come strumento di conoscenza esoterica, forse traendo ispirazione dal criptico e visionario Book of Tooth di Aleister Crowlwy,, occultista inglese, che in esso disquisisce circa l’interpretazione dei tarocchi.
Il capolavoro Atmosphere viene saggiamente considerato una delle più intense e poetiche creazioni del genio visionario di Curtis e dell’ensemble: in essa si narra il distacco, la rassegnazione di una passione finita, la consapevolezza ed il terrore della perdita. L’eccitazione e la successiva depressione sono descritte con grande intensità, viste come esistenti ai confini tra il buio e la luce, realizzando un’opera di gran poesia decadente con forti richiami sepolcrali.
L’album che porta a compimento la poetica dei Joy Division è il cupo e drammatico Closer, altra opera immensa: l’Autore del volume descrive filologicamente Atrocity Exhibition, ispirata ancora a Ballard, come terribile constatazione della sete di dolore e sangue insita nell’essere umano.
Brano dopo brano, viene lucidamente analizzato l’approdo creativo dell’ensemble ad un suono più aspro e compatto, ma anche saturo di allucinanti e fascinose melodie, ove Isolation rappresenta la constatazione della solitudine che viene vista come connaturata all’esistenza dell’essere umano, oveA means to an end, descrive come l’amore passionale si trasformi inesorabilmente in un legame duraturo destinato forse a diventare fraternità. La tragica, lancinante Heart and Soul porta a compimento la constatazione dell’irreversibile degrado della natura umana, Twenty four hours descrive il lento degradare dell’amore nell’abitudine della quotidianità, la sublime Decades, rappresenta l’inno più mirabile alla tragica sconfitta della generazione del grande musicista.
La bellissima, eterea Love will tear us apartove si rappresenta ancora, con maggiore dolore, come la routine uccida l’amore giorno dopo giorno, ove si evoca il rimpianto per la passione perduta, conclude questo magnifico volume, che ogni appassionato del rapporto tra poesia e musica dovrebbe imparare a memoria.
Un’opera completa, coraggiosa, assolutamente inedita in Italia, che rende omaggio al genio poetico di Ian Curtis, ed alla grandezza di uno dei più grandi ensemble mai esistiti. Là dove la luce si perde nell’ombra, dove il dolore confina con l’estasi, dove la poesia anela all’infinito, là sono i Joy Division.
Recensione by Dark Rider