Il silenzio dell’onda, di Gianrico Carofiglio, Rizzoli, pp 300, Euro 19,00
“Un conto è aspettare l’onda, un conto è alzarsi sulla tavola quando arriva”. Il momento perfetto, non un attimo prima, quando finalmente si riesce ad ascoltare l’onda emotiva che accompagna ciascuno di noi e capire cosa farne. Roberto Marias è il filo conduttore dell’ultimo romanzo di Carofiglio, non un semplice protagonista, trascende il concetto di “personaggio principale”. E’ un poliziotto che nella sua vita professionale si è trovato ad essere sotto copertura, un altro al di fuori di sé, a volte ad essere se stesso senza riconoscersi. Da una vita scandita da incontri con malavitosi, prostitute, macellai del crimine, si trova a vivere nel prima e nel dopo dei suoi lunedì e giovedì, i giorni nei quali va dallo psichiatra che lo ha in cura. Tempi e pensieri dilatati sono i racconti che emergono da questi incontri ai quali Roberto si prepara con lunghissime camminate per le vie di Roma. Per chiunque ami o conosca Roma è un vero piacere seguire questi percorsi precisi nella loro mappatura che diventano parte integrante del viaggio di questo poliziotto che pur risultando sprovvisto di un minimo di bagaglio culturale, sfrutta la sua capacità di sopravvivenza per conquistarsene uno. L’altra voce di questo romanzo è Giacomo, un bambino di undici anni che accede alla propria psicanalisi personale attraverso i suoi sogni . Un adulto con una vita che lo ha consumato alle spalle ed un bambino già provato dal dolore con un futuro che sente sfuggirgli. Due figure che si seguono nella distanza, accomunate dal vuoto che si è fatto strada con violenza nelle loro vite. Nei capitoli che si alternano tra i due, Carofiglio ha scelto opportunamente la narrazione in terza persona per Roberto ed in prima per Giacomo. Roberto ha molti filtri che deve utilizzare per esprimersi anche come personaggio mentre Giacomo è esposto in prima persona nel suo mondo interiore. Se anagraficamente Roberto potrebbe rappresentare la figura del padre, nei termini del romanzo è anche lui un figlio con una ferita ancora aperta dopo anni e che non sapeva di avere. Roberto e Giacomo sono dei figli che lottano per riappropriarsi delle parole non dette, degli spazi vuoti lasciati dall’assenza ed è per questo che vogliono esserci, ognuno a modo suo, nell’attimo perfetto, poco prima che arrivi l’onda.
Recensione di Ingrid