Foto di gruppo con chitarrista di Mauro Pagani, Rizzoli pp 364, Eur 17.50
Dieci anni della vita del chitarrista Sonny, racchiusi tra due eventi tragici, la strage di Piazza Fontana e la morte del cantante e leader degli Area Demetrio Stratos, sono il terreno in cui affonda le proprie radici il primo romanzo di Mauro Pagani, polistrumentista, fondatore della PFM, coautore con Fabrizio de Andrè di alcuni dei capolavori del Faber, come Creuza de Mä, Le Nuvole e l’ultimo Anime Salve, nonché vera eminenza grigia e punto di riferimento imprescindibile della buona musica italiana degli ultimi trent’anni.
Il romanzo, a sfondo autobiografico (il protagonista stringe una profonda amicizia con il Mauro leader della PFM, col quale intreccerà esperienze personali e musicali in vari luoghi e momenti di questo decennio), racconta l’Italia degli anni settanta, vista dal basso (anzi, dalla chitarra) attraverso gli occhi di uno spiantato musicista che cerca di trovare la sua strada, tra pensioncine di quart’ordine popolate da prostitute materne e solidali e night-clubs in cui la Milano-bene si ritrova a coesistere con i gangster alla Vallanzasca, vero preludio della Milano da Bere degli anni ottanta che verranno, passando attraverso i quotidiani cortei ed i conseguenti scontri con la polizia.
Partendo dalle occupazioni alla Statale, i primo tossici che muoiono di overdose, il mito dell’amore libero e della rivoluzione, il racconto procede con alcuni salti spazio-temporali, che seguono le tappe di Sonny e della sua fedele chitarra Fender Stratocaster rossa, regalo d’addio del primo, grande, forse solo amore Clara, la ragazza che tutti a vent’anni avremmo voluto incontrare.
Nel tentativo spesso vano di suonare sempre e soltanto la musica preferita, il protagonista parte da Milano, recandosi dapprima a Londra, poi Miami e l’Avana, trovandosi spesso a sbattere il muso contro la dura realtà, che lo trovava inevitabilmente impreparato ad accettare compromessi ed ingoiare rospi.
Un’anima candida, di certo non un eroe, non eccessivamente coinvolto dal dibattito politico all’epoca imperante ma sicuramente un incurabile idealista che con il suo percorso ben simboleggia lo smarrimento di una generazione troppo in fretta disillusa dal sogno del sessantotto, bruscamente frantumato tra le macerie della Banca Nazionale dell’Agricoltura, un giorno di dicembre del 1969.
Un filo conduttore unisce le vicende di Sonny e cioè il mistero delle valigie di Sandro, amico del protagonista ed a lui improvvisamente affidate e trascinate a destra e manca nel lungo peregrinare del chitarrista attraverso i continenti, il cui contenuto, dall’alto valore simbolico, verrà rivelato solo a poche pagine dalla fine.
Un velo di sottile nostalgia avvolge le pagine del libro, che non ne appesantisce però la lettura né la rende stucchevole e banale: semmai ribadisce la posizione di Mauro Pagani, il cui percorso personale e professionale non ha mai lasciato spazio a facili cessioni al mercato ed al pop più commerciale, anche a costo di non vedere a lungo riconosciuto l’immenso contributo dato al panorama musicale italiano.
Libro nel quale gli over 40 ritroveranno atmosfere, situazioni, conversazioni e dibattiti forzatamente e sbrigativamente rimossi, mentre i lettori più giovani scopriranno cosa voleva dire avere vent’anni l’altroieri, senza playstation, telefonini, MTV ed internet, riuscendo ad immaginare un futuro migliore nonostante gli anni di piombo, il cronico provincialismo e la mancanza di spazi fisici e mentali per la musica e le proprie ambizioni, con abissali differenze ma anche molti punti di contatto, quindi, con la realtà di oggi.
Recensione di Fabrizio