Gianluca Fiorentini: Fino alle Porte d’Oriente. Il mio Libro, 2017, euro 10
Incontro con molto piacere un mio vecchio compagno di liceo e un grande viaggiatore che nel corso degli anni ha sempre seguito le rotte dell’Oriente e mi ha sempre fatto vivere con i suoi racconti quegli odori e quelle sensazioni. Ora ha voluto mettere nero su bianco e portarci tutti quanti sulla sua indomita Fiat 500 per raccontarci il suo viaggio in solitaria tra i Balcani, Istanbul e le rotte del suo cuore.
Ciao Gianluca e benvenuto su Slowcult! Ho personalmente seguito le tue avventure in 500 e devo dire che da questo libro escono fuori gli odori e i sapori delle tue peripezie.Mi piace molto quando parli di Occidente che sfuma verso l’Oriente.
Quale fu il tuo primissimo approccio con l’Oriente?
G.F.” Ciao Fabrizio e Slowcult! Ricordo molto bene la prima volta che misi piede in “terra orientale”: avevo poco più di vent’anni e non ero mai uscito dai confini europei. Arrivai a Central Delhi in piena notte a bordo di un taxi sgangherato dopo aver attraversato una sterminata periferia fatta di baracche, fuochi accesi, immondizia bruciata e indiani accoccolati sul ciglio della strada accanto ad enormi paioli ribollenti. Il marciapiede di fronte alla guest house era ingombro di corpi che dormivano avvolti da capo a piedi in una specie di sudario. L’impatto con l’Oriente non fu dei più banali…
Oriente per me è sinonimo di terre lontane, di sogno, magia, mistero, ignoto. Ma anche di profumi pungenti, colori accesi, suoni e sapori che accendono i sensi. Te ne fai un’idea a Istanbul mescolandoti alla folla che invade il Kapali Çar??, il più grande e antico mercato coperto al mondo; lo incontri nella sua veste più rigorosa nei paesi arabi e dirompente nel subcontinente indiano; si addolcisce nel Sud-Est asiatico; diventa rampante in Cina; filosofico e contemplativo in Giappone”
I viaggi in solitaria hanno un fascino unico, cosa hai scoperto di te stesso? Credo che il viaggio oltre che geografico sia sempre anche umano, come se scoprissimo la nostra mappa interiore oltre che capire la mappa del posto dove siamo
G.F: “Difficile diventare adulti se non si fa un viaggio da soli». (Paolo Rumiz). Sacrosanta affermazione! Si cresce e si matura più fretta viaggiando in solitaria piuttosto che in compagnia, di questo sono pienamente convinto. Impari a cavartela da solo. Di me stesso ho scoperto la capacità di assumermi in pieno le responsabilità e una certa attitudine a saper scegliere in autonomia, anche in situazioni di particolare criticità.
Il viaggio in modalità “solo traveler” invita all’introspezione e alla riflessione. Aiuta a rapportarsi con se stessi in tutta sincerità. Permette di ascoltare i propri veri bisogni. Dà una grande mano nella ricerca del proprio posto nel mondo.
Come tu giustamente dici, il viaggio non è soltanto una serie di luoghi geografici attraversati: è un percorso, a mio avviso necessario, verso la costruzione della propria identità attraverso la conoscenza ed il rapporto con l’Altro diverso da noi. Viaggiando si superano confini che non sono esclusivamente politici: si oltrepassano quelle barriere mentali, quei modelli, quei pregiudizi attraverso cui abbiamo scelto e agito fino a quel momento. La nostra mappa interiore si modifica arricchendosi di nuovi significati e di ulteriori valori”
Hai avuto un grande dono della sintesi, di questi tempi così veloci molti (purtroppo) apprezzeranno. Cosa hai lasciato fuori che ci vorresti raccontare?
G.F:”Viviamo al tempo dei 140 caratteri, del resto… anzi dei 280.
Arrivo sfinito a Kotor con il buio, dopo una giornata di guida impegnativa. Percorro un buon tratto del fiordo rischiando di finire in acqua a causa dell’oscurità e di una certa nebbiolina che la debole luce emessa dai fanali della 500 non riesce a penetrare. Da lontano appare un’insegna luminosa che sembra indicare un albergo. Costi quel che costi, ho bisogno di fermarmi e riposare. Parcheggio accanto a due ambulanze, entro nella hall e chiedo una stanza. Le due donne alla reception indossano camici da infermiera. L’ascensore ha le dimensioni di un montalettighe per ospedali. Salgo al piano della mia stanza, un ambiente rivestito da doghe metalliche di un tristissimo marrone anni Settanta illuminato da una luce livida e tremolante. Una bombola di ossigeno in un angolo, un deambulatore fuori dalla porta di una delle stanze, un paio di stampelle ascellari in un disimpegno… ma dove diavolo sono finito? Apro la porta della mia stanza e mi tuffo nel letto da degenza senza farmi più domande, sprofondando in un sonno profondo. Ancora oggi mi chiedo che razza di posto fosse. Forse una residenza per anziani o un centro per la riabilitazione, chissà”
Prossime avventure? Come sta ora la 500, freme come il suo driver di ripartire?
G.F:”Dopo i Balcani ed Istanbul raccontati nel libro, nel 2013 ho raggiunto il Marocco e i territori del Sahara Occidentale dopo aver attraversato Francia e Spagna.Nel paese maghrebino ho guidato per oltre un mese in un caleidoscopio di paesaggi e situazioni incredibili. Nel 2015 è stata la volta di un raid nei paesi baltici e lo scorso anno ho costretto la 500 ad un viaggio verso l’Iran, terminato anzitempo in Armenia e poi in Turchia causa guerra.
La bicilindrica, che tra non molto raggiungerà il mezzo secolo di vita, sembra non averne ancora abbastanza. Così come il sottoscritto.
A causa dei numerosi conflitti in corso nel mondo, è sempre più difficile e rischioso spostarsi via terra. Sto comunque lavorando ad un nuovo progetto per ripartire il più presto possibile.
Grazie Gianluca saluti a te e alla 500!!!
G.F “Grazie a voi, vi terrò aggiornati!”
Intervista di Fabrizio Fontanelli