Che la festa cominci, di Niccolò Ammaniti.
female viagra Einaudi Stile Libero-Big, pp. 328, Euro 18,00
Ammaniti ritorna. E ci porta alla festa più assurda della nostra repubblica delle banane facendoci prendere per una mano dalla sconquassata setta satanica di sfigati con base a Oriolo Romano, e per l’altra dal rampante e narcisista scrittore di successo, che tanto disdegna il mondo patinato e falso moralista in cui lui, però, sguazza come un pesce.
Le vicende di questi due protagonisti partono in parallelo per poi convergere nel favoloso party stile safari, cui è impossibile mancare. La festa è organizzata dal ricchissimo palazzinaro di umili origini ma col fiuto per gli affari (loschi) che riesce ad accumulare un patrimonio così smodato da permettergli l’acquisto di una cialis vs viagra delle più belle ville di Roma, Villa Ada, che diventerà il set surreale di una tragedia in stile pulp-lisergico.
Seppur molto vicino nelle atmosfere ad uno dei racconti che ho più apprezzato dello scrittore, l’ultimo capodanno dell’umanità, (nella raccolta “Fango” del 1996), confesso di aver temporeggiato per ben due settimane prima di affrontare l’analisi di questo suo ultimo lavoro, cercando di capire che cosa mi avesse lasciato perplessa. Il libro è ironico e originale, lo stile è quello unico e inconfondibile di sempre, capace di mettere alla gogna tutte le debolezze e le nefandezze di un’umanità sempre più disumana facendoci, al contempo, sadicamente sorridere.
E allora? Allora il problema sta nel fatto che ormai ci troviamo a vivere in un contesto per nulla lontano dagli scenari grotteschi qui descritti, tanto è vero che incontrando durante la lettura i vari personaggi della storia, nella nostra mente si materializzano in carne ed ossa uno dopo l’altro tutti i reali protagonisti delle cronache del nostro tempo. La realtà ha ampiamente superato la finzione e allora non ci troviamo poi più tanto da sorridere nel leggere un romanzo che non ci stupirebbe affatto trovare nelle pagine di cronaca rosa o nera (o entrambe) di un quotidiano piuttosto che sugli scaffali di una libreria.
Non a caso tra i protagonisti di questa folle storia popolata da arrivisti gonfi di milioni, intellettuali vanesi che disdegnano a parole la crisi di valori della quale loro per primi sono complici, attricette alla riscossa, veline e calciatori (ormai appartenenti ad un’unica categoria, vivendo in simbiosi come il paguro con l’attinia), imprenditori e professionisti cinici e tossici, ereditiere svampite, cantanti in crisi mistica e chi più ne ha più ne metta, il lettore si ritrova affettivamente vicino proprio ai satanisti sfigati di Oriolo Romano che, più che maledetti, sono dei disadattati senza armi né anticorpi per affrontare il mix di sesso, potere, gossip e ricchezza cui la società fa riferimento. Quindi vedono l’aggregazione e l’attuazione di un gesto sconsiderato quale il sacrificio umano, come l’unica possibilità di affermazione in questo mondo malato e grottesco.
In chiusura la storia assume connotati davvero incredibili, attingendo ad una leggenda metropolitana che non anticiperò per non rovinare l’effetto sorpresa, e finalmente trascende dalla realtà facendoci tirare quel respiro di sollievo che ci porta a considerare: ok, è solo un romanzo!
Recensione by Claudia.