Nov 142022
 

Ardecore: 996 – Le canzoni di Giuseppe Gioachino Belli

2022 – Squilibri Edizioni/Tempesta Dischi/Believe

★★★★½

Arriva finalmente a definitivo compimento il progetto musicale in due volumi -racchiuso in un prezioso libro illustrato con tanto di spartiti e codici QR per ascoltare tutte le canzoni- di 996, che altro non è se non la sigla (oggi si direbbe nickname) dietro cui si celava il poeta Giuseppe Gioachino Belli per limitare gli effetti che la sua poesia caustica e corrosiva suscitava nella Roma papalina dei suoi tempi. Chi scrive non ha mai nascosto la propria particolare affinità e predilezione per la proposta musicale degli Ardecore, sin dagli esordi del 2005. Da sempre qui si è apprezzato ogni capitolo della discografia della band di Giampaolo Felici in tutte le tappe del suo percorso, ma qui ci troviamo di fronte alla summa di quanto espresso in più di tre lustri di attività, sempre volta alla ricerca, alla riscoperta, alla rilettura e alla rielaborazione della tradizione romana, non solo dal punto di vista musicale. Una sorta di suggello, completo e definitivo, del racconto intrapreso in tutti questi anni da questo ensemble davvero unico e inconfondibile nel panorama sonoro nostrano. Tra gli oltre duemila componimenti poetici del Belli qui ne sono stati scelti ben 28, suddivisi in due volumi con uscita differenziata digitale prima e dopo l’estate.

Entriamo nel vivo dell’offerta musicale di cotanto materiale: in continuità con quanto finora proposto, ma con un’ulteriore spinta di ricerca, i brani offrono una panoramica davvero amplissima in termini di orizzonti sonori, in cui, seppur in una miscela sempre originale e personalissima, trovare echi di Tom Waits (Caino, Er Vino), dei Gipsy Kings nella sorprendente Er Coronaro, di Mink DeVille (Vonno Cojonatte e rugà!), spruzzate di Calexico, musica più legata alla tradizione delle serenate trasteverine (Er romito), ma anche frenesie rock, come in Uno mejo dell’antro e nel primo brano uscito mesi fa, la travolgente Er zagrifizzio de Abbramo, per non dimenticare il saltarello di L’aribbaltato e una menzione d’onore per la suggestiva, vibrante parentesi ambient de La creazzione der monno, in cui l’abilità alle tastiere di Gianluca Ferrante si mostra ai massimi livelli. Più in generale si respira un’aria di grande apertura alle musiche popolari, con un particolare occhio di riguardo alla tradizione, con riferimenti alle varie anime del folk nostrano, come nella ballata Er cimiterio de la morte, impreziosita dal contributo canoro di Davide Toffolo. Qui si apre una doverosa parentesi sul Dream Team di musicisti che hanno reso possibile un lavoro così eterogeneo e di qualità eccelsa: oltre al padrone di casa Giampaolo Felici, molto ispirato alla chitarra acustica e una voce mai così calda ed espressiva, e al già citato Ferrante, menzione speciale per le intrusioni solistiche di Adriano Viterbini, tagliente e incisivo come non mai e alla tecnica al servizio del cuore di Ludovica Valori, eccellente polistrumentista, nonché preziosa illustratrice. Tutto ciò limitandoci all’aspetto musicale dell’opera, funzionale al commento dei testi del Poeta, che ci presentano una Roma scura, in bilico tra sacro e profano (costanti sono i riferimenti al demonio, agli angeli, alla bibbia, alle streghe e ai riti pagani) con un occhio benevolo ma al contempo severo e critico sulla società, che ben si adatta anche alla Capitale dei giorni nostri.

Un grande album, confezione extra, tra i migliori di questo 2022: onore al merito degli Ardecore: sanguigni, passionali, emozionanti, più unici che rari.

recensione di Fabrizio Forno

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