Per i più fedeli e appassionati del thriller, lunedì 21 gennaio scorso SKY Atlantic ha inaugurato, in versione doppiata in italiano, la programmazione della terza stagione di True Detective, serie televisiva ideata e sceneggiata da Nic Pizzolatto per l’emittente satellitare americana HBO. Nuovi protagonisti, nuove ambientazioni, nuove trame adrenaliniche. Indubbiamente la longevità della serie è in gran parte dovuta allo strepitoso successo ottenuto dagli otto episodi della prima stagione (2014), con protagonisti due fuoriclasse come Matthew McConaughey e Woody Harrelson, abilmente diretti da Cary Joji Fukunaga, classe 1977. Un successo non altrettanto riscosso dalla seconda stagione ma che la terza, forse, riuscirà a eguagliare. Da quale magica formula sarà scaturito quello stato di grazia raggiunto dal capostipite di True Detective?
“Il mondo ha bisogno di uomini cattivi perché i cattivi danno la caccia agli altri cattivi”. E’ quello che sentenzia il detective Rust Cohle (un McConaughey emaciato, nichilista, ma lucidamente responsabile) al collega Marty Hart (un Harrelson marito e padre di famiglia borghese e infedele), mentre svolgono indagini su un efferato delitto attraverso le desolate paludi e i paesaggi rurali della Louisiana dove si annida un serial killer dal viso sfigurato. I due s’incontrano per la prima volta nel 1995 di fronte a una scena del crimine raccapricciante: il cadavere di una giovane donna, seviziata e violentata, con una paio di corna di cervo come macabra corona. Seppur antitetici per carattere e formazione, i due si ritrovano a dover dipanare insieme l’intricata matassa e nel frattempo imparano a conoscersi addentrandosi sempre di più nelle rispettive vite private.
Se Marty rappresenta l’americano medio apparentemente inserito nel contesto lavorativo e con tanto di scappatelle extraconiugali, Rust viene da un mondo lontanissimo che custodisce il cielo stellato dell’Alaska, il dolore compresso per la perdita di una figlia piccola e un matrimonio fallito. Un tipo scontroso, colto, solitario, quasi un filosofo, dal fiuto investigativo senza pari, malvisto dai vertici e dai colleghi della centrale di polizia tanto che sarà costretto a dare le dimissioni e a cambiare mestiere, come del resto farà anche Marty. Gli otto episodi partono dal 2012 e si snodano a ritroso attraverso il racconto che i due ex-detective renderanno separatamente ai nuovi investigatori, quando ormai si sono persi di vista e le loro strade sembrano divise in modo irreparabile. Il serial killer dal viso sfigurato è ancora in libertà.
Per la struttura narrativa a incastro (che consente di amalgamare la costruzione della storia ai tratti psicologici dei due protagonisti), l’infiltrazione di elementi fuorvianti, l’odore “di alluminio e cenere” che emana dai rituali occulti del profondo Sud, la potenza dei dialoghi e una regia che ci regala (nel quarto episodio) un piano sequenza lungo 6 minuti, la prima stagione di True Detective tocca vette straordinarie. Un progetto ambizioso e visionario che lo scrittore Nic Pizzolatto è riuscito a trasporre in immagini e a sceneggiare grazie a HBO. Nato a New Orleans (Louisiana) da una famiglia di origine italiana il 21 settembre 1975, Pizzolatto ha tratto ispirazione da autori come Erskin Caldwell, William Faulkner, Truman Capote o Thomas Ligotti, considerato uno dei classici della letteratura “soprannaturale” contemporanea che nel 2010 ha pubblicato La cospirazione contro la razza umana, opera filosofica pessimista, nichilista, antinatalista, le cui teorie sono così bene incarnate dal personaggio di Rust (Matthew McConaughey): “Io credo che la cosa più onorevole per la nostra specie sia rifiutare la programmazione, smetterla di riprodurci, procedere mano nella mano verso l’estinzione”.
Lungo il racconto a ritroso che Rust e Marty fanno ai nuovi investigatori di polizia, si ripercorrono le tappe della vecchia indagine attraverso una narrazione ricca di suspense, appostamenti, sparatorie, l’evolversi dei loro rapporti privati, l’entrata in scena di personaggi che regalerebbero utili indizi per il completamento di un puzzle destinato, invece, a rimanere incompiuto. Per ben diciassette anni, però, Rust non ha mai mollato la presa proseguendo da solo la caccia e una volta usciti dalla centrale chiede a Marty un ultimo aiuto. Il presente li vede invecchiati e ancora più distanti, ciononostante i due riprendono insieme le ricerche a rischio della vita, a dispetto di una polizia incapace (o non troppo interessata) a ricostruire la verità. E se alla fine Marty dichiara: “A me sembra che l’oscurità abbia molto spazio”, Rust inaspettatamente gli fa eco: “Credo che ti sbagli. Una volta c’era solo l’oscurità. Adesso la luce sta vincendo”. Il serial killer è stato finalmente scovato e abbattuto dopo una resa dei conti all’ultimo sangue contro le forze del male.
Con un bottino di premi prestigiosi e milioni di telespettatori in tutto il mondo, i traguardi della prima stagione di True Detective sembrerebbero insuperabili, ma non mettiamo limiti all’esuberanza creativa di Nic Pizzolatto che da adolescente, tra il 1990 e il 1991, deve aver seguito tutti gli episodi di Twin Peaks, folgorante debutto della serie noir realizzata da David Lynch e Mark Frost: uno spartiacque che all’epoca rivoluzionò per sempre il linguaggio televisivo influenzando intere generazioni di futuri autori. Mentre Pizzolatto sta già pensando a una quarta stagione godiamoci su SKY Atlantic i capitoli della terza con protagonista Mahershala Alì, già premio Oscar come attore non protagonista per Moonlight (Barry Jenkins, 2016) e candidato all’Oscar per Green Book (Peter Farrelly, 2018).
Otto episodi (i primi due diretti da Jeremy Saulnier e i restanti da Daniel Sackheim), con nuove coordinate geografiche e temporali. Anno 1980. Nell’altopiano d’Ozark, in Arkansas, il giovane detective Wayne Hays si spinge sulle tracce di due bambini misteriosamente scomparsi, i fratellini Will e Julie Purcell svaniti nel nulla. Interrogatori, adulti inaffidabili, pedofili in agguato, lettere anonime, testimoni non sentiti, indizi agghiaccianti, depistaggi. Anche in questa serie viene riproposto un gioco di flash-back per descrivere lo sviluppo temporale della vicenda insieme alla vita privata del detective. La sua determinazione resterà costante per trentacinque anni, fino al 2015, quando ormai vecchio e malato di Alzheimer non rinuncerà a voler far quadrare ogni tassello delle indagini. Ci riuscirà?
Ornella Magrini