Così bravo, così bello, così elegante ci si aspettava che vivesse in eterno, e invece il Re della chitarra flamenca, ambasciatore dell’arte gitana nel mondo, colui che per primo ha portato il flamenco al Teatro Real di Madrid, purtroppo troppo presto se n’è andato.
Nato nel 1947 ad Algeciras, Francisco Sánchez Gómez nome d’arte Paco de Lucia in onore della sua mamma Lucia Gómez, sarà sicuramente ricordato dalla nutrita schiera dei suoi fans amanti della chitarra, soprattutto per la sua tecnica magistralmente virtuosa e per le sue collaborazioni con Al Di Meola, John McLaughlin e Chick Corea che per quanto riguarda i primi due ha fruttato anche due album “Friday night in San Francisco” del 1980 e “The guitar trio” del 1996.
Faro quindi per tanti chitarristi, la sua bravura è universalmente riconosciuta tant’è che dal 2004 cominciano ad arrivargli premi prestigiosi come ad esempio il Premio Príncipe de Asturias nell’Arte e il titolo di Dottore Honoris Causa conferitogli sia dall’Università di Cadice che dal Berklee College of Music di Boston , per il suo indiscusso contributo culturale e musicale.
Ma adesso che lui non c’è più voglio ricordarlo soprattutto come musicista puramente flamenco perchè ho passato ore ed ore ad ascoltare la sua chitarra accompagnare cantaores meravigliosi primo fra tutti Camarón de la Isla con il quale ha inciso ben 12 dischi.
Perchè mi sono divertita molto con quel suo disco del 1981 “Solo quiero caminar” dove si delinea il suo flamenco rivoluzionario pieno di contaminazioni inciso assieme ai fratelli Ramon de Algeciras, e Pepe de Lucia, con i flamenchisti jazz Carles Benavent e Jorge Pardo.
Perchè non smetterò mai di emozionarmi sentendo la sua chitarra dal tocco inconfondibile suonare calda e possente con la London Philarmonic Orchestra nel “Concierto de Aranjuez” di Joaquim Rodrigo.
Inoltre avendolo ascoltato due volte suonare dal vivo non posso non ricordare la sua serietà che forse celava un’insospettabile timidezza che non lo faceva essere particolarmente espansivo con il pubblico; caratteristica questa che sul momento mi innervosiva un po’ ma che adesso che so che non ci saranno altri suoi concerti a cui poter andare mi provoca una stretta al cuore di nostalgia. Dei grandi si amano anche i piccoli o grandi difetti.
Comunque là dove sarà adesso, insieme a Camarón, scalderà le fredde sfere celesti con rumbe, tanghi gitani e bulerie facendo sicuramente divertire angeli e cherubini.
Claudia Pignocchi
Bel racconto, grazie….
…alla via così…o come avrebbe detto Paco …Vamos..