Auditorium – Sala Sinopoli, 23 Gennaio 2008, Roma
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La sala Sinopoli traboccante di tensione palpabile, i fotografi accalcati sotto il palco, quattro poltrone chiare sistemate su uno sfondo, manco a dirlo, nero e uno schermo sulla parete, che lascia intuire che si vedranno immagini; in questo scenario entra, fra gli applausi, Tim Burton.
E’ una vera esplosione di affetto da parte del pubblico. Lui è visibilmente sorpreso e frastornato, mentre si guarda intorno con l’aria stupita per la “standing ovation” che i suoi fan romani gli regalano subito.
Nella platea, ci sono bambini accompagnati dai genitori, anziani curiosi, molti giovani e adulti. Tutti sono rapiti dall’atmosfera che si crea da subito. Tim Burton, prima di essere un regista eccezionale e un artista geniale, è una persona gentile che sa trasmettere entusiasmo e
bellezza, nel modo più semplice possibile e questa non è una dote comune!
Giurerei che si è persino commosso in un paio di occasioni, di fronte agli applausi dilungati.
Superati i preamboli di rito, è iniziata la carrellata di argomenti riferiti all’inizio della carriera di Tim Burton, rivista nei suoi punti essenziali nella prima parte e in una seconda sessione, dedicata a sequenze delle sue opere commentate poi, dallo stesso regista.
L’Umiltà di questo artista, è evidente già dalle prime affermazioni, quando si dichiara fortunato, perché nella vita ha potuto seguire le sue attitudini, non propriamente omologate. Iniziò come animatore per la Disney e ci racconta di come fosse molto difficile per lui, trattare soggetti in stile “disneyano”.
La sua visione tendente a una percezione Dark della realtà, infatti, nasconde moltissime sfaccettature poetiche e vitali, ma si discosta per intensità e argomenti trattati dalla maggior parte delle produzioni commerciali più papabili.
Eppure Tim Burton ha anche prodotto e creato film per Hollywood.
I piccoli tributi ad alcuni dei suoi film, partono con una delle prime opere hollywoodiane,appunto, del regista; Batman. Burton racconta di come avesse sempre immaginato di poter raccontare la storia dei suoi super eroi preferiti e di come, dopo il secondo episodio, gli fu negata la possibilità di seguire la regia del terzo, a causa dell’intercessione di “alcune” multinazionali dei fast food, americane. Secondo queste, infatti, era controproducente la visione di personaggi come “il Pinguino” che ingurgitando panini, produceva una schiuma nera dalla bocca; messaggio non associabile all’idea del panino fast!
Il povero Burton fu rilegato quindi alla produzione del film, senza poter intervenire sulle scelte registiche.
Il discorso sembra diventare ancor più interessante quando, dopo una breve visione di una sequenza di Mars Attacks! , Tim Burton ammette che negli U.S.A. questo film fu trattato malissimo e praticamente fu stroncato da tutti. Con molta ironia ha anche chiesto alla platea quale potesse mai essere il motivo di tale bocciatura, perché lui non riusciva proprio a capirlo …..
Quando Burton parla dell’America e del suo essere contro certi canoni tipici della vita consumistica occidentale, lo fa sempre con ironia, consapevolezza e fermezza senza mai essere pesante o arrabbiato. Si rivolge al pubblico serenamente, sempre col tono pacato, contrastato solo dal gesticolare veloce delle mani, mentre risponde alle domande, il che può lasciar intuire tutto il pathos che può stare dietro una semplice battuta su una multinazionale, che gli ha impedito di lavorare ad un suo film.E chissà quante altre ne potrebbe raccontare!
Ad ogni modo, la carrellata è continuata con un frammento di Ed Wood, film che ha permesso l’introduzione di un altro argomento spinoso; i problemi che gli artisti hanno nel quotidiano e nello specifico quelli dei registi, che siano famosissimi o di serie “b”, come appunto il protagonista di questa storia. Le apparenze e il qualunquismo tipico della nostra società, vengono affrontate anche in un’altra opera visionata in un suo frammento; Big Fish.
In fine, si è parlato anche del suo ultimo lavoro, Sweeney Todd: The Demon barber of Fleet Street.
Tim Burton a tal proposito ha ammesso serenamente che in questo film ha racchiuso tutti i suoi desideri artistici, si intende, che non aveva ancora realizzato.
L’incontro si è concluso con una piccola sessione di domande da parte del pubblico. Devo dire che raramente ho visto, in situazioni del genere, così tante persone alzare le mani per voler parlare, chiedere qualcosa o semplicemente esprimere l’affetto a un regista. Tim Burton, saluta tutti in italiano, sorride, ringrazia a ogni domanda che gli viene fatta, risponde seriamente e dice grazie ad ogni dimostrazione di affetto. Qualcuno vuole sapere quali siano i suoi registi italiani preferiti e lui risponde senza indugio; gli Horror di Bava e le Visioni di Fellini… Che dire???
Alla domanda se si rende conto di essere una fonte di ispirazione per coloro che erano adolescenti negli anni ’80, lui risponde che non è vero e che non crede si essere così importante…. Che dire?? Gli chiedono poi, da dove avesse tratto ispirazione per alcuni dei suoi personaggi come Jack e la sposa cadavere; lui risponde, come se fosse tutto ovvio, che jack è uno scheletro (è un genio!)
e la sposa cadavere rispecchia il contrasto dell’idea della morte che abbiamo nella nostra società (come qualcosa di orribile e impronunciabile!) contro quella giocosa e colorata della cultura Latino/Ameicana. Il regista ha, infatti, ammesso che l’ispirazione per la sceneggiatura gli venne durante la festa del giorno dei morti, mentre assisteva ai festeggiamenti della comunità messicana di Los Angeles. … Che dire?? Alla domanda se avesse mai cambiato qualcosa dei suoi film, potendoli rifare, ha risposto solo che c’è sempre qualcosa che non và; ma bisogna saper accettare tutto, i difetti e i pregi di ogni cosa… Che dire??
Applausi interminabili e la folla che istantaneamente si è scaraventata sotto il palco per richiedergli un autografo, mentre gli addetti provavano a trascinarlo via. Lui coraggiosamente si è svincolato e si è precipitato a firmare fogli improvvisati e a stringere mani; una scena bellissima!
Tim Burton è uno dei più grandi artisti dei nostri tempi e su questo non si discute, ma lasciatemelo dire, ha dimostrato di essere anche un vero Gentelman di altri tempi, quando per essere un artista non era necessario essere egocentrici.
Recensione by Simona Moscadelli