Tra le nuvole, regia di Jason Reitman, con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick
Durata: 109 min. – Usa, 2009
Il manager di una multinazionale del Nebraska, Ryan Bingham (George Clooney), ha il compito di girare per tutte le sedi della Società al fine di licenziare i dipendenti considerati in esubero: un vero “tagliatore di teste”.
Svolge questa attività viaggiando ininterrottamente, e raggiungendo pertanto il traguardo dei dieci milioni di miglia, che gli consentirà di ricevere una ambitissima tessera speciale di frequent flyer.
E’ un single impenitente, attraente e simpatico, dotato di ineffabile charme, che riesce a far ingoiare il rospo alle persone che subiscono il licenziamento con affabilità e spirito apparentemente costruttivo.
In realtà è un uomo estremamente solo, senza amici, anaffettivo, incapace di comunicare con i familiari e le persone che ama., ma esemplare del suo tempo, il tempo dei social networks tecnologici dilaganti nella Società, dove tutti si sentono in contatto con tutti, ma non lo sono con nessuno.
La sua visione di vita viene però sconvolta improvvisamente da due donne, che incrociano il suo cammino: la sua omologa e affascinante viaggiatrice Alex (Vera Farmiga), con la quale intraprende una relazione, e la giovane e rampante collega Nathalie (Anne Kendrick), che minaccia il suo lavoro con metodologie più moderne.
Così un film che analizza la crisi economica approda ad una crisi esistenziale; la concezione di vita delle due donne, sia pure con le loro profonde differenze dovute alle differenti età, fa intravedere al protagonista la possibilità di una vita diversa, ove siano presenti delle radici.
Il manager si reca presso la propria famiglia d’origine, che non frequenta da anni, presentando la sua compagna e contribuendo a rinsaldare il legame tra la sorella ed il futuro marito, ma gli accade di innamorarsi della donna, la quale non intende stabilire legami duraturi, avendo già una famiglia; per cui egli riprende sconsolatamente il suo percorso di arida solitudine. .
Aldilà della strepitosa prestazione di George Clooney, la migliore da anni, il valore del film, realizzato con toni da commedia amara, risiede nello sguardo lucido sulla crisi economica e sociale di questi anni; il regista si è avvalso della collaborazione di lavoratori che effettivamente avevano perso recentemente il lavoro, e la loro breve apparizione è spesso lacerante. Si fa cenno anche ad un doloroso suicidio, che sarà causa di crisi ed abbandono professionale da parte di Nathalie.
L’opera di Reitman, già autore dell’arguto Juno, vincitore del Festival di Roma 2007, rappresenta una lucida testimonianza sociale, uno sguardo sulla solitudine del nostro tempo e sulla drammatica perdita di senso dei rapporti umani, devastati dalla crisi economica; parla dell’America, ma sostanzialmente parla anche di noi. E’ particolarmente accurata la descrizione degli aeroporti, dei negozi sempre uguali, dei check-in, dei ristoranti, che rappresentano apparentemente luoghi di socialità ma che in realtà scandiscono la perdita di identità e la drammatica crisi esistenziale del protagonista.
recensione di Dark Rider
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