The Road, regia di John Hillcoat, con Viggo Mortensen, Kodi Smith-Mc Phee, Robert Duvall, Charlize Theron, Guy Pearce Musica: Nick Cave, Warren Ellis, Durata 119 min. Usa, 2010
Tratto dal cupo romanzo di Corman McCarthy, il film racconta con toni apocalittici un nostro possibile, lugubre futuro. Un Padre (Viggo Mortensen) ed un Figlio (Kodi Smith McPhee) attraversano l’America diretti verso il mare, in un fosco paesaggio post-atomico; un cataclisma ha annientato la Civiltà, l’uomo è regredito allo stato primordiale, in cerca di cibo per sopravvivere, di coperte per proteggersi dal freddo. Torme di cannibali impazzano, mettendo in grave pericolo la vita dei due sopravvissuti, i quali sperano che sulla costa permanga un residuo di vita sociale. La loro è una marcia dura ed incessante, si muovono trascinando un carrello che contiene le poche cose che sono riusciti a prendere, qualche abito ed alcune cianfrusaglie. Il percorso è sempre uguale a se stesso: intorno strade deserte, morte e distruzione, la minaccia alla loro incolumità costante.
E’ il ribaltamento della civiltà nel suo contrario, il rovesciamento del cinema della Frontiera di fordiana memoria: più che ad un tragico Road Movie, assistiamo ad un “Horror epico e lirico”, come l’ha definito il regista Hillcoat, una specie di western della paura. Sotto un cielo perennemente livido, Padre e Figlio cercano disperatamente barlumi d’umanità; la Madre (un’intensa Charlize Theron) ha ceduto alla disperazione, ha rinunciato alla vita, il Padre cerca di difendere ad ogni costo il ragazzo dalle terribili insidie, è questa la sua missione, e lo fa dando ad essa un significato quasi religioso. Ma sarà il piccolo a difendere un barbone ladro dalla furia del genitore, acquisendo la consapevolezza della necessità di mantenere umani sentimenti nel girone infernale dove sono caduti.
Il film è dotato d’una sua potenza evocativa, e di un agghiacciante realismo; la lotta per la sopravvivenza dei pochi esseri umani degni di tal nome che si incontrano è tratteggiata con senso epico e con grande pathos. Eppure, nel terribile pessimismo del romanzo di Mc Carthy, cui l’opera è sostanzialmente fedele, un barlume di speranza rimane, e dopo la morte di stenti del Padre, arrivato al mare, il ragazzo troverà una famiglia che lo accoglierà. Il Figlio buono e misericordioso trova forse la strada della salvezza, il Padre ormai divenuto violento e giustiziere non ha futuro.
La desolazione dei paesaggi, virati sul grigio e marrone, permea interamente l’Opera: il colore è usato in funzione psicologica per descrivere la disperazione esistenziale, la tenace lotta per la sopravvivenza e la rara solidarietà che ancora alberga nell’animo devastato di poche persone.
Se Richard Matheson ne L’ultimo uomo sulla terra con un indimenticabile Vincent Price diretto dal misconosciuto Umberto Ragona, descriveva la lotta dell’unico uomo in un mondo di vampiri, in un città semideserta ma strutturalmente intatta, tema comune al più celebre Io sono leggenda, la catastrofe descritta nel romanzo di McCarthy e ripresa dal film di Hillcoat è la Civiltà stessa, è il nostro senso logico, le nostre convenzioni sociali regredite all’età della pietra in una devastazione dell’ambiente, dei palazzi, dei fiumi, delle strade, ma anche delle menti e dei corpi delle persone. I due personaggi principali acquistano pertanto il valore di Simbolo del degrado e del possibile riscatto dell’umanità.
La colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis è spoglia ed essenziale, le atmosfere prevalentemente acustiche determinano potenti suggestioni, e contribuiscono con una certa originalità a farci penetrare in una cupa atmosfera da fine del mondo.
Recensione di Dark Rider
[…] pellicola della settimana: 13-19 giugno 2010 The Road, regia di John Hillcoat E’ il ribaltamento della civiltà nel suo contrario, il rovesciamento del cinema della Frontiera […]