The Departed – Il bene e il male, diretto da Martin Scorsese, scritto da William Monahan, con Leonardo Di Caprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Martin Sheen, Mark Walhberg. Produzione: USA, 2006. Durata: 151’
Sulle strade di Boston si combatte la guerra senza quartiere tra il dipartimento di polizia e l’impero criminale di Francis “Frank” Costello (Jack Nicholson), brutale e spietato boss irlandese. Senza capi di accusa tangibili, il Capitano Oliver Queenan (Martin Sheen) d’accordo con il suo subalterno, il sergente Sean Dignam (Mark Walhberg), infiltra nella gang di Costello Billy Costigan (Leonardo Di Caprio), aspirante poliziotto con alle spalle l’appartenenza a una famiglia criminale. Ma quello che i due poliziotti non sanno è che Costello, a sua volta, ha un infiltrato all’interno della polizia di Boston: si tratta del brillante agente Colin Sullivan (Matt Damon), cresciuto da Costello e facente parte dell’unità speciale anticrimine. Tra pedinamenti, sottrazioni di documenti sensibili, azioni criminali, doppi e tripli giochi le identità delle due talpe rischiano, perennemente, di venire a galla mentre intorno a loro si scatena una cieca spirale di violenza.
Dieci anni fa il veterano Martin Scorsese ha consegnato al pubblico mondiale quello che – oggi come oggi – può essere considerato il suo capolavoro, la sua personalissima summa di una filmografia realizzata in oltre trent’anni di attività sul set. La pietra miliare in questione è The Departed – Il bene e il male (The Departed, 2006), poliziesco dai toni decisamente hard boiled nonché remake dell’hongkonghese Infernal Affairs (Mou gaan dou, 2002) diretto da Andrew Lau e Alan Mak. The Departed è la raffinata mise en scène di uno spietato gioco del gatto col topo, di una caccia (in)diretta tra infiltrati che si consuma attraverso atti di incredibile ferocia, traffici di droga e armi, missioni punitive, omicidi e blitz della polizia fin quando non si commette quel passo falso, quell’errore che potrebbe costare non solo il mandare all’aria un’operazione sotto copertura (la missione di Costigan) o le fondamentali soffiate al capoclan (le informazioni trafugate da Sullivan), bensì la vita di uno dei due se non, addirittura, di entrambi. Nello scorrere dei minuti The Departed accumula tensione emostra quella che è la sua anima di fondo, ovvero quella natura bicefala tra bene e male intese, qui, come due facce della stessa medaglia (affermazione ancora più esplicita grazie all’azzeccato sottotitolo dell’edizione italiana). Un’anima, quindi, scissa in due metà eppure tra loro molto liminari, vicine più di quanto si possa credere. Di certo il confronto tra il bene e il male non è un tema del tutto nuovo nei lavori di Scorsese in quanto, fin dai tempi di Chi sta bussando alla mia porta? (Who’s That Knocking at My Door, 1969) per poi passare attraverso l’autobiografico Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno (Mean Streets, 1973), il delirante Taxi Driver (id., 1976) per poi arrivare alle ascese gangsteristiche di Quei bravi ragazzi (Goodfellas, 1990) e Casinò (Casino, 1995) lo scontro di forze è stato sempre ben evidente in tutta la sua ambiguità non tanto intesa in senso di ruoli non ben definiti ma – piuttosto – come confusione materiale tra i due opposti in gioco che, nelle opere di Martin Scorsese, spesso confluiscono in un unico essere.
Così come in The Departed non manca l’altro grande marchio di fabbrica del Nostro regista, quella violenza estrema, nichilista, schizofrenica che accompagna le gesta dei personaggi, su tutti il Billy Costigan di Leonardo Di Caprio e il Francis Costello interpretato in modo epico dall’altro veterano Jack Nicholson che in questa pellicola tocca l’apice della sua carriera attoriale, rendendo il suo boss una di quelle figure (quasi) mitiche del cinema per le quali si prova ribrezzo per i delitti e gli atti deplorevoli di cui si macchiano ma che – allo stesso tempo – riescono ad aggiudicarsi la simpatia dello spettatore mediante quell’aspetto mefistofelico irresistibile. Il poliziesco di Martin Scorsese è lontano dagli scoppi di violenza che permeano Taxi Driver, Quei bravi ragazzi o Casinò ma quando l’emoglobina inizia a scorrere sullo schermo niente (e nessuno) riesce a uscirne indenne senza essere risucchiato dal gorgo della violenza, una delle più ancestrali azioni compiute dall’uomo.
Tra sacro e profano, tra citazionismo e cinefilia ancora una volta Scorsese ci porta a conoscere da vicino, in maniera quasi antropologica, il mondo del crimine legato indissolubilmente alla strada, fatta di rigidi e inattaccabili precetti gerarchici e in cui solo il più forte (o il più furbo) riesce a sopravvivere e a regnare sovrano. Avvalendosi di un cast di prim’ordine e dalle eccelse interpretazioni dei vari Damon, Sheen, Di Caprio, Nicholson e Walhberg (quest’ultimo lascia davvero il segno con il suo nevrotico personaggio), di una regia e un montaggio impeccabili, e di una colonna sonora sapientemente composta da Howard Shore, The Departed – Il bene e il male è un’opera-chiave del cinema degli anni Duemila, obbligatoria per gli amanti di Scorsese e imperdibile per capire come il regista italoamericano abbia ancora tanto da dire e mostrare sul grande schermo.
recensione di Francesco Grano