Sing Street, di John Carney con Jack Reynor e Aidan Gillen. Produzione: USA, 2016. Durata: 108’
Torna dietro la macchina da presa l’ex bassista della band di Glen Hansard i Frames, e lo fa questa volta lasciando da parte il mondo dei Buskers di Grafton Street (il film cult “Once“) per catapultarci nella Dublino si, ma quella anni 80 alle prese con l’invasione della New Wave britannica e il suo impatto nelle giovani generazioni.
Sing Street è un godibilissimo e a tratti toccante inno alla musica, alla voglia di formare band e allo spirito di gang, temi molto cari alla cinematografia che nel corso degli anni ha scelto di mettere in pellicola la grande energia musicale dell’isola Irlandese (basta pensare ai The Commitments di Alan Parker tratto dalla “Barrytown Trilogy” di Roddy Doyle).
Ma in Sing Street come dicevo non troverete il soul, o il folk, o le ballate acustiche, ma appunto la new wave, i Duran Duran di “Rio”, gli Spandau Ballet di “Gold”, il dark pop dei Cure di “The Head of the door”. John Carney dirige con grazia, humour, e vi troverete come è capitato durante la mia visione ad applaudire, cantare, battere le mani. Vi troverete essere parte attiva del film dunque perché in fondo come dicevano gli Afterhours “Non si esce vive dagli anni ’80”, ed è proprio vero, certe atmosfere, certi look, certe ingenuità ci fanno sempre sorridere e sentire un po’ a casa. E un plauso a tutti i formidabili attori, e un ben rivista a Maria Doyle Kennedy, una delle coriste dei Commitments e una delle voci più belle d’Irlanda qua nelle vesti della mamma del protagonista.
Info sull’interessantissima soundtrack (dove sbucano anche Glen Hansard e Adam Levine) qua:
http://www.imdb.com/title/tt3544112/soundtrack
Impressioni di Fabrizio Fontanelli