Lug 162018
 

“Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato.

I ricchi comprano rumore. L’anima umana si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi la cerca.”

( Charlie Chaplin )

Questa frase ha un altissimo valore artistico e sociale; ed è una grande intuizione Spirituale.

Charlie Chaplin in arte Charlot, affermava ancora:

“Io sono stato sempre contrario al film parlato e tutto ciò che voi potrete dire contro di esso non eguaglierà mai il mio silenzio che di sicuro è più eloquente della mia voce. Poichè io preferisco una eccellente produzione teatrale ad un buon film parlato. Considero senz’altro il film muto superiore al film parlato; quest’ultimo come ora viene concepito, subirà un giorno non molto lontano una crisi di cui le cause principali risiedono nella barriera delle lingue che l’industria stessa si è imposta. La mimica è una lingua compresa in tutto il mondo:una breve didascalia sottolinea l’azione. Questo è tutto. I miei films sono compresi dai cinesi come dagli africani, dai francesi, dai tedeschi.”

Viene mossa questa obiezione: “gli attori, durante la loro azione scenica, muovono la bocca, pertanto non c’è alcuna ragione che essi tacciano”. Ma viene pertanto controbattuto: “Il cinema è un’arte plastica che viene espressa essenzialmente attraverso le immagini;diversamente dal teatro, – e si potrebbe aggiungere anche la radio- la cui ragione d’essere è soprattutto la parola”.

Elia KazanIl tempo per un periodo gli ha dato torto: L’Actor’s Studio di Elia Kazan, esasperando il metodo Stanisvlaskji, ha sfornato fior di attori che sono divenuti geni del realismo psicologico e della ritmica compulsiva della parola. In Italia ci siamo attestati tra i migliori doppiaggi del mondo; fino a quando molti dialoghi cinematografici e adattamenti, sono divenuti spesso noiosi se non addirittura incomprensibili. E allora si è incominciato a ricercare maggiormente più l’immagine che il dialogo; a far prevalere l’arte attraverso il silenzio.

In effetti se prendiamo la Pittura è un arte silenziosa; se pur immobile suscita nella nostra anima movimento.

La scultura, anch’essa immobile, ci suscita movimento animico: anzi, rispetto alla pittura è proprio il “togliere materia” nell’esecuzione, che la rende plastica; ma è pur sempre arte nel silenzio.

La danza nella sua espressione artistica in movimento, è del tutto silenziosa.

Rudolf Steiner nel ‘900 ci fa addirittura dono de “L’arte dell’Euritmia”: i movimenti euritmici che creano una armonica danza, in realtà sono precise ” figure di parola”, vocali e consonanti con connotazioni animiche che si intrecciano, formando una silenzioso suono, come il movimento della nostra laringe.

Esempi moderni di arte silenziosa li troviamo nella video-arte (quadri in movimento, rumori della natura e suoni): Bill Viola ne rappresenta un aspetto meraviglioso, ma anche tanti altri.

Ma anche i corti cinematografici, hanno spesso questa caratteristica: nella sintesi comunicativa, deve prevalere più l’immagine che il parlato.

Si può pertanto affermare quanto Charlie Chaplin ha espresso: e cioè che nelle arti figurative, plastiche, fotografiche, cinematografiche, il silenzio è necessario per l’espressione artistica; solo il puro teatro può usufruire indifferentemente dell’arte della parola o no.

roberto ando confessioniE difatti, autori come Fellini prima, in parte Antonioni, poi Stanley Kubrick, Wim Wenders e tanti altri, tentano film dove l’immagine prevale sopra i dialoghi; Paolo Sorrentino cavalca nei suoi films questo aspetto nel cinema italiano. Ne “La grande Bellezza”, nel finale che galleggia nel molteplice scorrere d’immagini in silenzio, il protagonista Jep Gambardella ( interpretato da uno straordinario attore Toni Servillo, maestro nei lenti e asciutti dialoghi intercalati da lunghi mutismi) afferma:”È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore………bla, bla, bla!”

Anche nel film “le confessioni” di Roberto Andò il protagonista monaco spirituale Salus, ( sempre interpretato da Toni Servillo), rende scarno il dialogo, comunicando “oltre”, nel silenzio.

Charlie Chaplin ebbe ragione:


In “Tempi Moderni” del 1936 (recitato accanto alla splendida Paulette Goddard), Charlot rompe lo schema col suo primo “parlato”: e lo fa in una maniera del tutto “provocatoria”. Egli dimostra, sia che lui sarebbe stato anche un eccellente attore anche di films parlati, ma sopratutto dimostra al pubblico come l’espressione verbale resa volutamente scomposta e illogica, possa attraverso l’arte espressiva del corpo e del volto, ricomporsi in un linguaggio artistico compreso da tutti.

Quindi con la straordinaria scena, afferma che la parola nell’arte cinematografica è del tutto superflua ed inutile.

E si inventa un lingua universalmente compresa: una sorta di esperanto spiritoso, con frasi prese quasi totalmente da lingue di origine latina. perlopiù italo-francesi.

Stravolge la canzone “Je cherche après Titine” (Io cerco la Titina) con un guazzabuglio di frasi incomprensibili, accompagnate da una straordinaria comicità mimica.

il testo stravolto è il seguente:

chaplin goddard

“Se bella giu satore, Je notre so cafore, Je notre si cavore, Je la tu la ti la twah

La spinash o la bouchon, Cigaretto Portabello, Si rakish spaghaletto, Ti la tu la ti la twah

Senora pilasina, Voulez-vous le taximeter? Le zionta su la seata, Tu la tu la tu la wa

Sa montia si n’amora, La sontia so gravora, La zontcha con sora, Je la possa ti la twah

Je notre so lamina, Je notre so cosinaJ, e le se tro savita, Je la tossa vi la twah

Se motra so la sonta, Chi vossa l’otra volta, Li zoscha si catonta, Tra la la la la la la”

La scena ancora oggi è tra le più belle del Cinema; direi un capolavoro. Assolutamente da vedere e rivedere nei suoi particolari.

Marco Mazzeo

 

 

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