Regia di Hayao Miyazaki Genere: Animazione, musiche Joe Hisaishi, produzione Studio Ghibli. Durata: 101 min. – Giappone 2008
Cosa succede quando il maestro Hayao Miyazaki mette mano alle sue matite ispirandosi ad una favola occidentale, per la precisione “la sirenetta” di Andersen? Che ne esce l’ennesimo capolavoro, una fiaba per bambini grandi e per grandi bambini, di quelle belle e appaganti da vedere, che sotto la superficie di una storia semplice ci parla di sentimenti profondi come l’amore incondizionato e puro dei bambini, del rapporto speciale tra madri e figli, dell’impacciata inadeguatezza del genere maschile ad affrontare certe situazioni, della terza età e dei bilanci di una vita che volge al termine, dei contrasti e delle simbiosi tra umanità e natura, della fedeltà alla parola data.
La storia narra di una pesciolina rossa curiosa di vedere il mondo che, risalendo le profondità del mare a cavallo di una medusa, si imbatte in Sosuke, un bimbo che abita con la mamma Risa in cima alla scogliera. Sosuke la prende con sé e la accudisce, finché il papà di lei Fujimoto, una volta umano e ora stregone degli abissi, spaventato dal contatto tra i due mondi, la riporta nell’oceano. La piccola Ponyo (questo il nome dato dal bimbo alla pesciolina) non si dà per vinta e utilizzando un magico elisir sottratto al padre riuscirà a raggiungere Sosuke e a trasformarsi in una bambina vera, purtroppo però alterando irrimediabilmente l’equilibrio della natura. Tutto questo darà origine ad uno tsunami di dimensioni incontrollabili che solo il superamento di una prova alla quale il bambino verrà sottoposto riuscirà a riportare l’ordine tra natura e genere umano e a regalare a Ponyo la libertà.
Se da una parte la Pixar di John Lasseter ci ha abituati ad assistere alle più alte vette mai raggiunte dal cinema di animazione con l’ausilio della computer grafica, Hayao Miyazaki rappresenta da sempre l’antitesi a questo tipo di tecnica, facendo affidamento solo ed esclusivamente all’animazione tradizionale, senza alcun utilizzo di tecnologia se non quella delle semplici matite, riuscendo ad eguagliare, se non addirittura superare, i risultati dei cartoon hollywoodiani. Il motto del maestro Miyazaki d’altronde è da sempre “non conta ciò che fai, ma come lo fai”. Basti ricordare che per questo lavoro si è avvalso della collaborazione di ben settanta artisti per oltre 170.000 disegni tradizionali, dando vita a scene altamente suggestive e di forte impatto visivo, come quella dei cavalloni dello tsunami o la rappresentazione della Gran Mamare, la dea degli abissi madre di Ponyo.
Dopo i consensi ottenuti alla 65esima edizione del Festival di Venezia il film è ora nelle sale italiane, purtroppo relegato in fasce orarie che favoriscono la visione pomeridiana a beneficio dei più piccoli, mentre ricordiamo che i fan di Miyazaki sono prevalentemente adulti.
Infatti, sebbene più minimalista dei precedenti lavori quali “La città incantata” e “Il castello errante di Howl”, e anche se dichiaratamente rivolto a un pubblico infantile sia per lo stile sia per la storia, “Ponyo sulla scogliera” è un gioiello carico d’intensità e significato che non deluderà le aspettative degli estimatori di questo grande artista, leone d’oro alla carriera nel 2005.
Recensione by Claudia