Nella casa di François Ozon, con: Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner, Denis Menochet, Bastien Ughetto, Jean-François Balmer, Yolande Moreau, Catherine Davenier, Fabrice Colson, Stéphanie Campion, Diana Stewart, durata 105 min. – Francia 2012
Germain è un professore di letteratura presso il Liceo Flaubert, costretto a correggere compiti scritti male e impregnati di banalità. In uno dei suoi tanti frustranti pomeriggi gli capita fra le mani l’avvincente tema di Claude, strutturato come un racconto a puntate, nel quale il ragazzino racconta com’è riuscito a insinuarsi nelle vite della famiglia di Rafa, suo compagno di classe, dopo mesi di osservazione insistente della “casa borghese” in cui abita. Germain capisce che Claude ha del talento e, incurante delle conseguenze, lo stimola e lo aiuta a spingersi sempre più oltre.
Nella casa è un film sulla scrittura, che però all’apparenza si sviluppa come un thriller sentimentale a tratti anche comico. Si segue con molto piacere, è divertente e molto ben recitato, ma offre una lettura ben più profonda.
Lo spettatore entra fin da subito in uno stato di tensione e di attesa in un ruolo da involontario voyeur. François Ozon mantiene sempre aperta, per tutta la durata del film, la doppia identità della storia: realtà e finzione, verità e menzogna, innocenza e malizia, richiamando con astuzia e acume, riferimenti alla letteratura francese e lasciando aleggiare lo spirito di Flaubert come l’alter ego della scrittura e del romanzo. Il professore, infatti, lo cita continuamente, mentre sottolinea allo studente, il sedicenne Claude, la valenza della scrittura e l’importanza della costruzione dei personaggi.
Il regista inoltre, attraverso l’evolversi della storia, sembra anche suggerire che lo scrittore non inventa i suoi personaggi, essi non nascono totalmente dalla sua fantasia ma sono piuttosto rubati alla realtà. Egli è una spia che s’insinua nelle loro vite comuni per poi manipolarle. E’ uno spettatore appassionato ma cinico e a tratti spietato. Sembra non mostrare sentimenti per le sue creature nonostante abbia un totale bisogno di esse. Senza i suoi personaggi, lui, lo scrittore, non esiste.
Da tutto il film emerge un sentimento di non appartenenza alla vita reale, che sembra definire entrambe i protagonisti: il professore e lo studente. Lo studente spia la vita di un suo compagno, perché desidera entrare in quella storia e il professore si appassiona allo scritto dello studente perché non riesce a diventare lui stesso uno scrittore di successo. Sono loro gli scrittori, i voyeur: il ragazzo è la personificazione del talento, il professore è la cultura.
Il film parrebbe suggerire quale sia la grande forza della letteratura, il cibo che nutre uno scrittore: la solitudine, la non appartenenza lo sguardo attento disincantato anche se appassionato della vita
Recensione di Costance