Regia di Nick Broomfield. Titolo originale: “Marianne & Leonard: Words of Love” – USA, 2019, durata 97 minuti. Distribuito da Nexo Digital
Il docufilm sulla storia d’amore tra il cantautore canadese Leonard Cohen e Marianne Ihlen, proiettato nelle sale italiane il 3 e 4 marzo alla vigilia del lockdown causato dall’emergenza coronavirus
Una lunga e coinvolgente carrellata di testimonianze, arricchita da splendide immagini di repertorio, con un montaggio che alterna sapientemente presente e passato, partendo dalla commovente lettera che nel 2016 Leonard inviò a Marianne, ormai 81enne e gravemente malata, negli ultimi giorni della sua vita: “Siamo molto vecchi e i nostri corpi si stanno disfacendo: credo che ti seguirò tra poco. Sono così vicino, proprio dietro di te, che se tu allungassi la mano potresti raggiungere la mia”. Fu così: lei se ne andò il 29 luglio e lui il 7 novembre dello stesso anno.
Una lunga e travagliata storia d’amore nata nel travolgente scenario dell’isola greca di Idra negli anni ’60: la favola romantica di una dea bionda che accudisce l’artista, immerso nella creazione delle sue opere letterarie tra cui Beautiful Losers (uscito nel 1966), poco prima che lui spicchi il volo verso la musica e la fama mondiale, la stessa fama che lo allontanerà da quell’Eden libertario e alquanto lisergico in cui tanti giovani dell’epoca si erano rifugiati.
E’ straniante vedersi scorrere davanti le immagini di quel tempo di amore libero, di corpi gioiosi e di ricerca senza limiti, oggi che siamo costretti a tenerci a distanza da chi amiamo per un periodo che non sappiamo quanto durerà: giorni di paura del contagio in cui la socialità è un rischio e gli sconosciuti possibili untori.
Verrebbe voglia di riavvolgere il nastro del tempo, se non fosse che anche quell’epoca ebbe i suoi risvolti tragici e il docufilm non esita a raccontarli. La stessa Marianne, così radiosa e sorridente, nel corso della sua vita finì per pagare a caro prezzo le proprie scelte. Essere la Musa dell’artista, aver ispirato alcune delle sue canzoni più celebri (So Long, Marianne e Bird on a Wire), se dall’esterno può ispirare una giusta ammirazione, si rivela nella vita reale un fardello pesantissimo. Nella storia del mondo e dell’arte sono state innumerevoli le donne che hanno avuto questo ruolo, non necessariamente passivo: Leonard, uomo straordinariamente sensibile per la sua epoca, nel film ne è ben conscio, tributando innumerevoli omaggi a Marianne, mentre si lascia trasportare dalla fama e dalle sue alterne vicende con una serenità solo apparente – l’altra dama, decisamente più oscura, che non lo lasciò mai nella sua vita fu infatti la depressione.
A margine della bellezza del film e dell’indiscutibile grandezza dell’arte di Cohen, sorge il desiderio di ridimensionare finalmente questo mito della “Musa ispiratrice” che dona la propria energia vitale all’artista incoraggiandolo a spiccare il volo – volo che purtroppo la vedrà rimanere invariabilmente sola. Ma forse per fortuna questa idea è già un retaggio del passato e il nostro è un pensiero fuggevole dettato dall’empatia nei confronti di questa generosa e sfortunata figura di donna.
Recensione di Ludovica Valori
conscio, tributando innumerevoli omaggi a Marianne, mentre si lascia trasportare dalla fama e dalle sue alterne vicende
Non possiamo avere ciò che non capiamo. E il cinema https://cb01.care/storico/ ci fa capire tutto.