The Ward – Il Reparto. regia di John Carpenter, con Amber Heard, Danielle Panabaker, Jared Harris, Mika Boorem. Durata 88 minuti, U.S.A., 2010.
A dieci anni dal suo ultimo lavoro per il grande schermo, il fantascientifico “Fantasmi da Marte”, John Carpenter, regista di culto americano di Fanta-Horror ritorna a riproporci con “The Ward—Il Reparto” un film teso e angosciante, dotato di uno stile narrativo classico e per questo forse più efficace dei tanti vuoti sperimentalismi contemporanei.
Autore amatissimo dal suo pubblico, narratore di storie fantastiche che trasmettono ogni volta intense emozioni lasciando lo spettatore senza fiato, Carpenter è veramente l’ultimo degli indipendenti ed ha costantemente conservato il gusto per la libertà creativa, non cedendo a compromessi con lo show business, imponendo, anzi, ad Hollywood uno stile asciutto ed essenziale proprio dei B Movies a basso costo, avendo cura, altresì, di realizzare splendide colonne sonore musicali per i suoi film.
Fin dagli esordi, quel “Distretto 13 – Le Brigate della Morte”, storia di un commissariato di Polizia sperduto nei bassifondi di Los Angeles, che resiste eroicamente, con l’aiuto di uno dei detenuti, all’ improvviso assalto da parte di misteriosi guerriglieri, ha saputo creare un clima di tensione costante ed efficacissima, capace di inchiodare qualunque spettatore alla poltrona.
Con “Halloween – La notte delle streghe” ha ridefinito gli stilemi del cinema Horror moderno, creando un personaggio, Mike Myers, divenuto un’icona del terrore, contribuendo altresì a lanciare Jamie Lee Curtis, poi rivelatasi attrice di grande talento, con “The Fog” ha raccontato una affascinante storia di fantasmi, rendendo protagonista del film una inquietante nebbia assassina, che compare avvolgendo un vascello fantasma nel centenario della fondazione di una cittadina del Pacifico.
“1997 Fuga da New York”, insieme a “Blade Runner” di Ridley Scott ha modificato l’immaginario fantascientifico cinematografico, influenzando anche la Letteratura ed il Fumetto , creando un personaggio di culto, l’antieroe “Snake” (in italiano Jena) Plissken, interpretato splendidamente da Kurt Russell.
Carpenter, con un linguaggio cinematografico suggestivo, spettacolare ed incalzante descrive in questo film l’impossibile missione del Protagonista in una New York ormai in balia della criminalità, in cui l’isola di Manhattan, trasformata in carcere di massima sicurezza e isolata dal mondo da un altissimo muro di cinta, viene abbandonata a sé stessa ed alla legge delle bande imperanti; da essa chi entra non può più uscirne.
In “Essi vivono” il suo film più politico, gli alieni, di orribili fattezze, ma camuffati da esseri umani, tramano per conquistare la Terra; il Protagonista è il solo che è in grado di vedere la realtà aldilà delle apparenze. Il Regista formula una forte critica nei confronti dell’Amministrazione Reagan, allora al potere negli Stati Uniti, considerandola una minaccia per l’intera umanità.
Ne “Il Seme della Follia”, egli prende le mosse da un raggelante ospedale psichiatrico per raccontare una storia di follia ispirandosi al grande scrittore gotico H.P. Lovecraft, e nel gustoso “ Vampires” rilegge con raffinata ironia il mito del Vampiro in chiave western.
Ed è in un manicomio, negli anni sessanta, che si svolge anche l’ultima pellicola di John Carpenter.
Kristen (Amber Heard), una ragazza con problemi psichici, dopo aver dato fuoco ad una fattoria si ritrova a vagare senza meta per la campagna, priva di memoria; viene pertanto internata in un inaccessibile reparto di un lugubre ospedale psichiatrico, senza comprenderne il perché. Capisce solamente di essere in pericolo, avvertendo una strana presenza malefica. Fa la conoscenza di altre quattro ragazze internate nel reparto, anch’esse gravemente problematiche.
Nel frattempo la presenza appare più volte nelle sembianze di uno spettro orribile, che una ad una, uccide le ragazze. E sarà nel confronto con l’entità malefica che Kristen, con l’aiuto del medico che l’ha in cura, prenderà coscienza del suo terribile passato, andando incontro ad un angoscioso epilogo.
Non si tratta del capolavoro horror che ci saremmo aspettati dal ritorno del Regista, ma “The Ward” avvince e qualche volta fa saltare sulla sedia lo spettatore. Anche se il tema era stato trattato in maniera più immaginifica nel recente “Shutter Island” di Martin Scorsese, e soprattutto nel magnifico “Schock Corridor” di Samuel Fuller del 1963, la cura della ambientazione, della “suspence”, che funziona come un meccanismo ad orologeria, la recitazione misurata delle protagoniste, fanno di questa opera un piccolo gioiello, di natura quasi hitchcockhiana.
La spiegazione finale, mutuata dagli studi che la moderna psichiatria ha elaborato circa il disturbo psichico inquadrabile nella fattispecie delle “Personalità multiple”, pur se un po’ forzata, risulta comunque sufficientemente attendibile.
Il tutto narrato con uno stile sobrio, asciutto, essenziale, con un montaggio classico che non insegue il videoclip, come purtroppo spesso avviene nel mondo della attuale scena Horror. Non a caso l’Autore si è dichiarato più volte ispirato dai grandi registi americani del western classico, da John Ford ad Howard Hawks.
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