ma che Storia…, regia di Gianfranco Pannone, film- documentario – durata 78 min. Italia 2010
Nel 150esimo anniversario della unità d’Italia, in un succedersi di eventi commemorativi e festeggiamenti più o meno strumentalizzati, è uscito “Ma che Storia…” documentario storico di Gianfranco Pannone, presentato alla 67^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Controcampo italiano. Si tratta di un’opera di montaggio di moltissime immagini e filmati d’epoca forniti dall’Archivio Storico dell’Istituto Luce (che è anche produttore e distributore sotto la veste di Cinecittà Luce) in gran parte cinegiornali e altri filmati d’epoca originali montati e commentati da voci fuori campo che leggono brani letterari di scrittori e intellettuali famosi da Manzoni a Leopardi, da Sciascia a Bobbio, da Montanelli a Vittorio Foa letti da attori come Roberto Citran, Leo Gullotta e Ugo Gregoretti.
Il film è stato presentato a Roma lunedì 15 novembre al cinema Nuovo Sacher alla presenza del regista Gianfranco Pannone, dell’etnomusicologo Ambrogio Sparagna e del produttore Luciano Sovena, Amministratore Delegato di Cinecittà Luce, che al termine hanno commentato le immagini e risposto alle domande del pubblico. Il film, già proiettato giovedì 18 novembre al Cinema Alcazar, sarà di nuovo martedì 23 novembre al Cinema Farnese Persol.
Il tema del film sono le vicende, eroiche ma spesso dolorose, che hanno portato al compimento dell’Italia attuale, con tutti i dubbi, le perplessità, i problemi e le divergenze che devono aver affollato le coscienze dei vari Mazzini, Garibaldi, Cavour, re, regine, potenti e faccendieri; la particolarità del racconto però è che, a differenza della Storia scritta nei libri, le vicende non si inaridiscono in un succedersi di date, di guerre e di trionfi politici ma vengono viste dagli occhi del popolo, delle classi più misere, delle singole persone, dimenticate o ignorate, che in quegli avvenimenti hanno lasciato sudore, sangue, parenti e amici morti o lontani. Insomma, come nelle parole del regista, è “un racconto antropologico” proprio di quel popolo grazie al quale si è giunti al traguardo unitario.
Non a caso, quindi, il commento sonoro è stato affidato ad un grande esperto di musica popolare: Ambrogio Sparagna, che nei suoi lavori ha sempre messo in evidenza il ruolo di dignitoso riscatto che la musica ha per quei protagonisti dimenticati che, cantando e suonando, ci raccontano la vera vita della gente comune e ci continuano a tramandare oralmente pezzi di Storia attraverso il racconto dei loro sentimenti.
La colonna sonora anch’essa è storica nel senso che si compone di pezzi che a buon diritto sono significativi per la storia unitaria, come l’aria verdiana del Và pensiero o altre musiche d’epoca, ma anche di inni e canti di lotta e di lavoro e soprattutto pezzi anonimi e tradizionali ricantati da interpreti moderni che cercano di rispettare lo stile tradizionale, sia nel modo di cantare che nelle intenzioni.
Non manca un pizzico di ironia e sarcasmo nella personalissima lettura di Pannone che ha montato tra le altre anche immagini di un bellissimo cartone animato di Roberto Gavioli, con soggetto di Cesare Zavattini, La lunga calza verde realizzato nel 1961 per i cent’anni dell’Unità d’Italia, denso di uno spirito un po’ più caustico, tipico di quegli anni, oggi assente o comunque stemperato un bel po’.
Certo è un racconto parziale e non onnicomprensivo perché si parla di contadini e non si parla per esempio di operai, di lotta di classe, di sindacati e di molto altro che è successo in Italia nell’ultimo secolo e mezzo; ma, come ha spiegato il regista, questo lavoro vuole essere un punto di vista, un’interpretazione, una lettura parziale di alcuni avvenimenti storici con un occhio critico e col suo sguardo personale; ed è proprio di sguardi che l’autore è andato in cerca: dei primi piani rivolti alla macchina da presa che esprimono partecipazione ed ingenuità, perché era proprio l’uomo e la donna del popolo che lui voleva descrivere.
Forse un intento più raccontato che descritto con le immagini vere e proprie, il cui bilancio alla fine pende un po’ troppo verso temi trionfalistiche e retorici come la Grande Guerra, il ventennio, il regime; è vero però che quelle immagini dove realmente il popolo viene in primo piano, come quelle che descrivono l’eruzione dell’Etna o le processioni contadine in Molise, hanno un potere espressivo e una forza comunicativa eccezionale accompagnati da note che alla fine ritroviamo dentro noi stessi e riconosciamo come ancestrali.
Potere evocativo della musica, vero controcanto di tutta questa Storia………
Recensione di Susanna