INTO PARADISO, regia di Paola Randi con Gianfelice Imparato, Peppe Servillo, Saman Anthony, Eloma Ran Janz. Durata 104 min. Italia 2010
“Into paradiso”, primo film della regista Paola Randi, è una commedia brillante, molto divertente e un po’ surreale, con quel tocco di grottesco che ci appare proprio necessario a descrivere le vicende strampalate dei suoi protagonisti, tre personaggi distanti anni luce l’uno dall’altro che, per i casi della vita, anzi diciamo della “malavita”, si ritrovano costretti ad affrontare insieme una serie di vicende così complicate e pericolose da far emergere le loro risorse più spettacolari.
Un tranquillo e precario ricercatore universitario, Alfonso D’Onofrio, viene all’improvviso licenziato in tronco e dall’oggi al domandi per sbarcare il lunario si ritrova raggirato da un sedicente suo amico, Vincenzo Cacace, un politicante di mezza tacca colluso con la camorra, e deve affrontare, suo malgrado, grandi pericoli per se stesso e per quelli che l’hanno aiutato, una comunità di immigrati Srilankesi che avrebbero già da se stessi un bel po’ di problemi da affrontare.
Ne escono fuori i ritratti di tre personaggi fantastici: l’ingenuo ricercatore, un po’ impacciato, molto mammone e quasi autistico, un bravissimo Gianfelice Imparato che sdrammatizza il tutto con grazia e sognante ingenuità; l’altro è un grande ex campione di cricket, Gayam Pereira, famosissimo e osannato in Sri Lanka, che viene in Italia sognando un “Nuovo Mondo”, di riscatto e dignità, faticosamente conosce la comunità dei suoi concittadini e vive tutte le drammatiche difficoltà quotidiane di un qualsiasi immigrato, interpretato da Saman Anthony che non smette mai di trasudare una grande nobiltà interiore. E poi c’è Vincenzo Cacace, uno spregiudicato, cinico politicante locale, in combutta con uno spietato boss mafioso, il laido Don Fefè, disegnato da un azzeccato Peppe Servillo, cantante degli Avion Travel che con grande ironia disegna un perfetto antieroe, quasi una macchietta, una caricatura di qualche ipotetico, piccolo politico reale; un personaggio molto espressivo e iperrealista, molto divertente ma per niente superficiale nella sua psicologia……
E’ una commedia di costume ma con molti scampoli surreali, quasi a voler dire che la realtà contemporanea vissuta in certi contesti, che poi non sono poi così distanti dalla vita di tutti noi, diventa per forza surreale. Senza qualche flash di grottesco non si poteva descrivere la vicenda che capita ai protagonisti i quali, tutti e tre, dalle STELLE rovinano più o meno precipitosamente alle STALLE. Ma non ci sarà un messaggio più profondo dietro tutto questo sorridere e prendersi in giro? Il messaggio che ci viene in mente è che forse la regista Paola Randi voleva mettere in scena una metafora della vita ed esprimere qualche critica al modo attuale di affrontare vari aspetti della convivenza sociale: dal modo di fare politica al mercato del lavoro, dal rapporto con le comunità di immigrati al conformismo, al rifiuto di strati sociali più deboli, fino al modo di innamorarsi o di rifiutarsi tra tutti noi. O forse no, è tutto solo fiction?
Ma sentiamo qual è l’opinione di uno dei protagonisti dalla sua viva voce, Peppe Servillo, che abbiamo raggiunto telefonicamente.
Slowcult: Non sei nuovo a fare il cinema però forse questa è la prima volta che interpreti proprio un personaggio tutto tuo…..
Peppe Servillo. Bè avevo già interpretato qualche anno fa un ruolo nel film di Fabrizio Bentivoglio “Lascia perdere, Johnny!”, ma effettivamente questa è stata la prima opportunità che ho avuto di creare un vero e proprio personaggio: questo politico molto rampante la cui faccia stampata su migliaia di manifesti elettorali si riversa sulle strade di Napoli durante tutto il film.
S. Parliamo di lui, di Vincenzo Cacace, questo antieroe, molto contemporaneo…. Nel creare il personaggio volevate descrivere la caricatura di qualche personaggio reale oppure il messaggio è che tutti i politici sono così?
P.S. Si è voluto descrivere un tipo di personaggio politico piuttosto comune oggi dalle nostre parti ma abbiamo scelto di usare molta ironia; c’è una grande tradizione napoletana alle spalle della costruzione di questo personaggio. È chiaro che è un personaggio negativo però lo abbiamo voluto descrivere anche con una certa leggerezza e sarcasmo. E’ il modo di fare satira tipico del teatro napoletano che io conosco molto bene, se non altro da appassionato.
S. Il film è pieno di ironia, anche se amara: si prende in giro la malavita, le raccomandazioni per trovare un lavoro, l’ascesa politica, l’immigrazione, persino le telenovelas. Che cosa è l’ironia per te?
P.S. Io cerco di usare l’ironia in qualsiasi cosa che faccio. In realtà è il mio modo di raccontare, di descrivere i fatti e le persone; esprime un carattere gioioso ma è anche il mio modo per dire delle cose; è una forma espressiva vera e propria, il mio modo di raccontare realtà e fatti anche difficili da dire. E’ una caratteristica del mio carattere ma è anche un modo di esprimersi proprio della cultura popolare che interpreto, della canzone napoletana.
S. In tutte le cose che fai emergono le tue origini campane, le caratteristiche di “napoletanità” del tuo carattere. Secondo te questo film poteva essere ambientato in un posto diverso da Napoli?
P.S. Questa si che è una domanda difficile. Credo che Paola Randi nello scegliere Napoli per l’ambientazione abbia voluto descrivere una città multietnica, colorata e vitale. Forse si poteva scegliere anche un’altra città italiana però Napoli è il posto più adatto per un film come questo. Le caratteristiche di Napoli e dei napoletani si prestano bene a raccontare questa vicenda di incroci e di difficoltà risolte spesso in modo straordinario. La scelta di creare un set molto concentrato, quasi esclusivamente sul tetto di un fondaco della Napoli più difficile, nel pieno del quartiere abitato dalla comunità Srilankese, ha dato l’opportunità ai tre personaggi principali di esprimere al meglio i ruoli che interpretavano, molto intensi e suggestivi.
S. Com’è stato lavorare con Paola Randi una regista professionalmente giovane, al suo primo lungometraggio?
P.S. Anche se Paola Randi era al suo primo film ha una grande esperienza di lavoro a teatro ed ha diretto con grande maestria e energia; ha svolto un ruolo fondamentale sul set che di per se è un luogo molto caotico: lei ha avuto un ruolo fermo e molto forte ma lo ha fatto con molta grazia e quel saper prendere le persone dal verso giusto proprio di una donna. Io mi trovo molto bene a lavorare con le donne.
S. Una domanda d’obbligo sugli artisti di famiglia. Vedremo prima Peppe che fa un film con Tony Servillo oppure Tony che fa un disco con Peppe?
P.S. Noi veramente stiamo già lavorando insieme a teatro in uno spettacolo che si chiama “Sconcerto”, di Giorgio Battistelli. Adesso siamo alle terza settimana di repliche al Teatro Mercadante di Napoli dove abbiamo avuto due settimane di tutto esaurito e speriamo che anche questa terza settimana vada bene. Siamo già stati anche a Roma all’Auditorium, in sala Sinopoli per tre giorni a settembre, ma torneremo presto per delle altre repliche.
S. La colonna sonora originale l’ha composta Fausto Mesolella, tuo compagno negli Avion Travel che negli ultimi anni nei loro dischi hanno spesso omaggiato dei grandi della musica italiana, come Paolo Conte e Nino Rota. E questa colonna sonora è un omaggio a qualche genere cinematografico?
P.S. Fausto ha lavorato a stretto contatto con Paola creando un’opera di grande coesione e di grande coralità. Tutto il film è un’opera corale a partire dalla sceneggiatura, ai dialoghi, dalle scenografie all’ambientazione multietnica. E anche la musica si accorda con tutto il resto ed esprime le tante sfaccettature che il film vuole raccontare.
S. Questo film ha vinto vari premi fuori dall’Italia e ha girato il mondo partecipando a vari festival internazionali. Racconta qualcosa dell’”Italiano tipo” a chi non lo conosce?
P.S. Il film ha vinto il premio per il miglior attore a Gianfelice Imparato al Festival della Commedia di Montecarlo a novembre del 2010 e sta girando parecchio all’estero. Sicuramente racconta e descrive l’Italiano, nel bene e nel male, con tutte le contraddizioni che noi ci portiamo dentro. Certo l’Italiano raccontato nel film un po’ difficile da capire per gli altri, per chi non è Italiano e non conosce da vicino queste realtà che noi ci troviamo spesso a vivere, ma la sfida del film è stata quella di descriverlo con la chiave di lettura della regista, con molto umorismo ed ironia.
S. Una curiosità. Chi la canta la canzone dei titoli di coda?
P.S. Fausto Mesolella, mentre l’altra canzone, La terrasse, è cantata da Flavio D’Ancona.
recensione ed intervista di Susanna
AVVERTENZA: per problemi tecnici l’audio dell’intervista telefonica non è stato registrato in presa diretta, quindi le parole di Peppe Servillo non sono state trascritte letteralmente, ma sono state restituite a memoria riportando i concetti da lui espressi nella maniera più fedele possibile