Mag 022011
 

Habemus Papam, regia di Nanni Moretti, con Nanni Moretti, Michel Piccoli, Margherita Buy, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Paolo Graziosi. Musiche di Franco Piersanti. Durata: 104 minuti, Italia/Francia, 2011.

★★★★☆

Dopo cinque anni dall’inquietante e profetico “Il Caimano”, in cui venivano descritte con lucida lungimiranza le turbolenze socio-politiche del nostro Paese scandagliando la figura del Cavaliere, Nanni Moretti torna a proporci con il suo nuovo film un’autentica e dolente riflessione sull’uomo, prendendo lo spunto da Santa Romana Chiesa.

Dopo le immagini iniziali di repertorio, che descrivono i funerali di popolo di Giovanni Paolo II, alle quali la splendida musica di Franco Piersanti conferisce lirismo e forza di suggestione rendendole ieratiche, quasi magniloquenti, veniamo introdotti al cospetto dei cardinali riuniti in Conclave, isolati totalmente dal mondo al fine di eleggere il nuovo Pontefice.

Essi appaiono perplessi e attoniti, fortemente incerti circa il voto da esprimere, accomunati da recondite preghiere in cui ciascuno auspica di non essere il prescelto. Il Regista con pochi tratti efficaci ci mostra l’immagine di un potere chiuso, lontano dal mondo, costituito da anziani prelati vestiti di rosso, i cui volti portano i segni di una arcaica ed ormai inutile sapienza.

L’eletto, l’anonimo cardinale Melville, accoglie la nomina incredulo e allorquando il Nunzio Apostolico annuncia alla finestra l’avvenuta elezione del nuovo Papa, urla disperatamente e fugge, lasciando nello sconcerto i fedeli nella piazza ed i porporati.

Viene chiamato il migliore psicoanalista sulla piazza, il Professore (Nanni Moretti), il quale, messo a contatto con il mondo chiuso della Curia, non riesce neanche ad impostare un rapporto analitico, vista l’impossibilità, causa divieto espresso, di fare al Papa quelle necessarie domande sui suoi trascorsi di vita, sui rapporti personali avuti. Sconsolato, egli parla di depressione, invocando persino brani della Bibbia a suo conforto, l’unico volume che gli hanno lasciato consultare.

Ben presto, sentendosi inadeguato, il Professore invia l’illustre paziente dalla ex moglie, anch’essa psicoanalista “pseudo Kleiniana”(una misurata Margherita Buy) la quale ignorando la vera identità del nuovo cliente, dopo averlo incontrato, formula la diagnosi di “deficit di accudimento infantile”.

Ma il Pontefice improvvisamente scompare, eludendo la sorveglianza, al fine di prendersi qualche giorno di riflessione. I fedeli, inquieti, continuano a stazionare in piazza S. Pietro; nel frattempo si scatena una potente tempesta mediatica, che il Regista non omette di rilevare con ironia.

Lo Psicoanalista, bloccato in Vaticano in attesa che il Pontefice ricompaia, essendo il solo laico a conoscenza della sua identità, sfida a carte i Cardinali, e li batte con compiacimento goliardico. Poi organizza un lungo torneo di pallavolo, con l’intento di favorire la riscoperta del lato giocoso degli alti prelati.

Nel frattempo Papa Melville, alla spasmodica ricerca di un ubi consistam, vaga per la Capitale, prende l’autobus per ascoltare la gente comune, si siede ad un bar mangiando con gusto un bombolone alla crema, e si rifugia poi in un albergo dove fa la conoscenza di una singolare compagnia teatrale.

Ed è attraverso il rapporto con gli Artisti che riemerge il suo passato; assistendo alle prove per l’allestimento della rappresentazione de “Il Gabbiano” di Cechov, si risveglia la sua antica passione per la recitazione, ricorda a memoria le battute e confessa che da giovane avrebbe voluto essere attore di Teatro, ma una bocciatura all’Accademia di Recitazione aveva cambiato la sua vita.

Verrà infine ritrovato alla prima teatrale: assistiamo attraverso suggestive inquadrature all’arrivo in teatro delle guardie svizzere e dei cardinali dagli abiti color rosso fiamma, che facendo da contraltare agli attori intenti sul palco nella rappresentazione della piece cechoviana, vengono a riprendersi il loro papa, strappandolo alla sua effimera libertà per riportarlo nella sua dorata prigione.

L’ineluttabilità del destino dell’uomo, rappresentata nel drammatico testo cechoviano, l’impossibilità di agire per modificarlo, sono lo specchio dell’anima del Pontefice in crisi che non può accettare la sua nuova condizione, sentendosi profondamente inadeguato.

Uno stralunato, profondo Michel Piccoli conferisce al protagonista dell’opera morettiana uno spessore ed una sottigliezza psicologica fuori dal comune:
il suo papa Melville è problematico, mentalmente aperto alla complessità dei suoi tempi come fu Giovanni XXIII, segnato dal dubbio come fu Paolo VI, accomunato a Giovanni Paolo II dalla passione per il teatro e la recitazione, nonché dalla piccole “fughe” dal Vaticano, ed a Celestino V dal gran rifiuto.

Film profondamente introspettivo, riprende il tema della Psicoanalisi, già affrontato in “Sogni d’Oro” e nel film più angoscioso dell’Autore, “La Stanza del Figlio”, ma essa si dimostra non salvifica, inadeguata a risolvere i problemi della vita. Il drammatico fallimento dei due protagonisti dell’Opera viene simbolicamente rappresentata, con grande forza evocativa, nell’immagine finale della finestra papale vuota, e nell’inutile ed insensato gridare del Professore ai cardinali che lasciano alla chetichella il campo di gioco dove si è svolto il torneo.

L’attenzione del Regista si rivolge infatti anche alla vita quotidiana degli alti prelati, al loro senso di isolamento e di solitudine; isolati gli uni dagli altri, intenti in giochi solitari nelle loro stanze, essi vengono con ironia e leggerezza descritti nei loro tic quotidiani, nel loro “tempo libero” fatto di vuotezza, o di inutili discorsi parafilosofici o di leziosità di galateo.

Se anche la descrizione del torneo di pallavolo cui ci riferivamo è forse troppo lunga ed insistita, numerose battute fanno comunque sorridere, in sintonia con il “morettismo” di sempre.

Ma il film trova altro respiro e spessore non appena Piccoli entra in scena, ove il volto del grande attore francese è sovente più descrittivo di mille parole.
Un Moretti particolarmente ispirato ci fa intravedere la fine delle certezze persino nell’unica istituzione che apparentemente ne sembra ancora depositaria, la Chiesa.

Ed è nella descrizione del senso di vuoto che il Regista colpisce nel segno, cogliendo l’occasione della narrazione della crisi di papa Melville per descrivere con pieno rispetto e senza alcuna forzatura iconoclastica un’umanità sofferente; il senso di disagio derivante dalla caduta delle suddette certezze è palpabile ed abilmente descritto.

Il laico Moretti, che dimostra profondo rispetto per chi crede, riesce a suscitare una reale commozione ed allo stesso tempo una profonda angoscia; paradossalmente, realizza un film più vicino alle tematiche della fede di tanti altri d’argomento religioso.

Pur nella inevitabilità delle polemiche, considerata la delicatezza della materia, sono giunti infatti, dalla parte più aperta del mondo cattolico, numerosi riconoscimenti circa la validità dell’opera. Un teologo di fama come Padre Repetto ha parlato di “sguardo sulla Chiesa misericordioso, non astioso”, di “lezione di tolleranza e compassione”.

Da parte nostra ci piace sottolineare la mirabile descrizione della condizione di solitudine dell’uomo di talento: il Pontefice non accetta serenamente la sua nuova condizione, non ritenendosi all’altezza del compito affidatogli; al grande Psicoanalista, il migliore di tutti, lo studioso della mente umana, non basterà il suo sapere per salvare il suo matrimonio e per ottenere l’ascolto dei cardinali.

L’incomunicabilità regna sovrana in questa opera dolente, la quale, a differenza de “L’Udienza” di Marco Ferreri, che nel 1971 descriveva il Vaticano come entità disumana, pienamente astratta, ed il Papa come kafkianamente irraggiungibile, umanizza la figura del Pontefice, rendendolo, piuttosto che emanazione dello Spirito Santo, fratello sofferente dell’Uomo.

Recensione di Dark Rider

  2 Responses to “Habemus Papam”

  1. […] purificatrice di Marta nelle acque stagnanti del sottopassaggio) e dal forte valore simbolico. Dopo Habemus Papam, ecco un altro film accusato di anticlericalismo ancor prima di esser visto e di essere uscito […]

  2. […] purificatrice di Marta nelle acque stagnanti del sottopassaggio) e dal forte valore simbolico. Dopo Habemus Papam, ecco un altro film accusato di anticlericalismo ancor prima di esser visto e di essere uscito […]

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