Dic 232007
 

Regia di David Cronenberg (2007) con Viggo Mortensen, Naomi Watts, Vincent Cassell, Armin Mueller-Stahl, Jerzy Skolimowsky

David Cronenberg, da qualche anno, ha cambiato radicalmente il modo di fare cinema: ha abbandonato le tematiche delle mutazioni biomolecolari e delle perversioni psichiche, le prime mirabilmente rappresentate negli allucinanti Videodrome, dove era descritto un terribile programma televisivo, che attraverso la programmazione di violenti “snuff movie”, nei quali venivano realmente torturate ed uccise persone, favoriva una profonda mutazione genetica dell’uomo, determinando la nascita di una “nuova carne”, ed “Existens”, dove veniva rappresentato un gioco virtuale che prevedeva l’utilizzo di materiale semiorganico applicato al midollo spinale delle persone, le seconde nell’inquietante “La zona morta”, in cui un uomo uscito dal coma era in preda a visioni del futuro, ed in “Inseparabili”, nel quale veniva descritta la drammatica parabola esistenziale dei gemelli Mantle, ginecologi di fama, che, essendo sempre vissuti in simbiosi, si perdevano innamorandosi della stessa donna, finendo per morire insieme ritornando alla posizione fetale.
Ne “La mosca”si ritornava sul tema della trasformazione genetica, in “Crash” veniva descritto, dal romanzo di Ballard, il senso di morte dei giovani che, avidi di sensazioni estreme, ricercavano il piacere sessuale attraverso violenti scontri automobilistici, che determinavano gravi lesioni e, non di rado, la morte.
Con “Il pasto nudo”, il regista penetrava con grande capacità visionaria nel mondo psichedelico e allucinatorio di William Burroughs, con “Spider”, descriveva mirabilmente un caso di schizofrenia.
Nel 2005 avveniva la svolta; Cronenberg iniziava a raccontare storie inquietanti, ma prive dei risvolti inerenti la perversione genetica e psichica, facendo certamente concessioni al grande pubblico, ma rimanendo, con “History of violence”, storia di uno spietato killer che tenta di rifarsi una vita come barista, ad un livello di eccellenza.
Il suo nuovo film, “La promessa dell’assassino”, descrive l’attività della terribile mafia russa a Londra, coordinata dallo spietato Semyon, (Armin Mueller-Sthal) coadiuvato dal figlio Kirill (Vincent Cassell), amico dell’autista dell’organizzazione, l’abilissimo Nicolaj (Viggo Mortensen).
Dopo la morte di parto di una donna giovanissima, entra in scena Ivana (Naomi Watts), che chiede ragione di questa morte, avendo intuito la responsabilità dell’organizzazione, in quanto la ragazza si prostituiva per conto di essa, e che soprattutto è intenzionata a salvare il neonato, ed a custodire un diario in cirillico che rivela molte nequizie mafiose, e che può usare come arma di ricatto.
Il film descrive dettagliatamente l’attività criminale, che viene esercitata dietro il paravento di un ristorante di qualità, non lesinando particolari macabri, come il taglio delle dita dei cadaveri,ed il loro sfiguramento, attuati per celarne l’identità, ed è dotato di una visionaria e terribile violenza, come nel caso del combattimento di Mortensen, completamente nudo, con i due Killer ceceni nella sauna, che verranno finiti con armi da taglio.
Vengono descritti, altresì, i rituali della “famiglia” mafiosa, dove all’ascesa nel grado corrisponde
l’applicazione sul corpo di sempre più sofisticati tatuaggi.
Alla fine Ivana, sostenuta dai suggerimenti dello zio (Jerzy Skolimowsky), che millanta un passato nelle file del Kgb, e soprattutto coadiuvata dall’impercettibile attrazione nata tra lei e Nicolaj, riuscirà a salvare il neonato.
Il film è potente, torbido, violentissimo, permeato da un senso di ineluttabilità per le tragedie umane, cupamente descritte nel loro divenire, anche se riteniamo superiore, dal punto di vista creativo, il periodo delle mutazioni fisiche e psichiche, che aggiungevano all’opera del regista canadese, un senso di devastante allucinazione e di inquietante mistero.

Recensione by Dark Rider

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