di Ken Loach. Con Eric Cantona, Steve Evets, John Henshaw, Stephanie Bishop, Lucy-Jo Hudson.
116 min. – Gran Bretagna, Italia, buy viagra online Francia, Belgio 2009.
Eric il campione, la leggenda, ed Eric il postino, depresso e potenziale suicida. Sono loro i protagonisti dell’ultimo lavoro di Ken Loach, perfetto incrocio tra dramma e commedia, tra realtà ed immaginazione, dove la fede calcistica interagisce con le problematiche esistenziali.
Eric Bishop, 50enne impiegato delle poste con un passato da ballerino amatoriale, gira senza meta e contromano attorno a una rotonda (e alla sua vita) fino all’impatto frontale con un’auto (e con il suo idolo di sempre). Ma procediamo per ordine. Eric vive con due ragazzi adolescenti, ereditati dalla sua seconda ex moglie che lo ha lasciato, rimpiangendo il suo primo ed unico amore Lily, abbandonata 30 anni prima con tanto di figlia in fasce, in assenza di una vera ragione se non il “semplice” panico di gestire la situazione. Le giornate si trascinano al lavoro come in casa senza più stimoli vitali e, nonostante gli sforzi, pure gli amici sembrano impotenti di fronte al mal di vivere di Eric. Anche con i due figliastri adolescenti perde gradualmente il rapporto, fino al punto in cui non riesce più ad avere ai loro occhi un minimo di credibilità e di conseguenza di autorità.
In un contesto di isolamento auto-inflitto, Eric sembra trovare conforto solo al cospetto della sua passata fede calcistica, incarnata nella figura del controverso e idolatrato campione del Manchester United Eric Cantona, che campeggia nella sua stanza da letto in un poster formato reale e col quale il nostro Eric, a mò di valvola di sfogo, imbastisce svariati monologhi. Finché una sera, tra una chiacchiera al poster e un tiro di canna, il monologo si trasforma in dialogo e il mito si materializza nella stanza (e nella testa) di Eric, cominciando ad elargire perle di saggezza.
Facendo leva su tutto il suo carisma e su una spontaneità davvero fuori dal comune, Eric Cantona ci regala un personaggio che sta a metà tra un angelo custode e un personal coach, perfettamente controbilanciato dalla bravura e dall’intensità interpretativa di Eric il postino (Steve Evets) che grazie alla recuperata fiducia in se stesso, riesce a riprendere in mano la sua vita e a risolvere definitivamente ed in maniera egregia tutti i carichi pendenti della sua esistenza.
Coprotagonista e coproduttore della pellicola, il film nasce da un’idea dello stesso Cantona di voler raccontare il suo rapporto con i fan. Loach prende la palla al balzo per mettere a segno una commedia che miscela proletariato inglese e mondo del calcio, abbandonando l’imprinting ben più rigido e drammatico, seppur sempre alleggerito da momenti di comicità, dei suoi precedenti lavori.
Questo film, presentato al festival di Cannes, è fuori dalle solite corde del regista, che accantona (ma non troppo) i panni del paladino della working class e da spazio al suo ego di tifoso per mezzo di un anti-eroe proletario, al centro di una vicenda tragicomica con lieto fine.
Toccante la scena in cui Eric chiede al suo idolo quale fosse stato per lui il momento più bello e, cercando di anticiparne la risposta, passa in rassegna tutti i suoi gol più importanti. Il campione lo spiazza rispondendo: “un passaggio”. E in quel passaggio c’è l’essenza di tutto il film, l’importanza del gioco di squadra, nello sport come nella vita, per il raggiungimento degli obiettivi più difficili e di una gioia condivisa.
Recensione di Claudia.
[…] che rispecchiano fortemente la vita reale, la sua complessità, le sue contraddizioni. Mentre Ken Loach descrive mirabilmente la qualità sociale e politica delle relazioni in Inghilterra, Mike Leigh si […]