Giu 112008
 

Il Divo, regia di Paolo Sorrentino.Con Toni Servillo, Anna Bonaiuto,Piera Degli Esposti, Flavio Bucci,Giulio Borsetti.Produzione: Italia, 2008

IlDivo.jpgCon questo film, giustamente premiato a Cannes insieme a Gomorra di Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, nostro giovane e geniale regista già autore del magnifico Le conseguenze dell’amore, realizza la sua opera più affascinante e matura.
Vi si descrive la parabola politica ed esistenziale di Giulio Andreotti a partire dai primi anni Novanta, alla vigilia dell’insediamento del settimo governo da lui presieduto, con rigore filologico ma anche con grande forza visionaria. Lo statista viene seguito minuziosamente nelle sue attività quotidiane, nelle sue passeggiate tra la notte e l’alba, attraverso la caratterizzazione del suo atteggiamento sempre rigido, imperscrutabile, iperpolitico.
Le sue battute sono sempre sferzanti, la ragion di stato è il suo unico credo: nulla avviene per caso, negli accadimenti c’è la volontà di Dio, egli sostiene a più riprese. Si assiste così a numerosi avvenimenti drammatici, tra cui la morte di Moro, che segnano la fine della prima Repubblica, e che lo turba profondamente; la sua figura, la sua ombra è ovunque, ma come dice Eugenio Scalfarial termine di una intervista, egli rimane un enigma vivente, ed il suo esercizio del potere ricorda, per autorevolezza e complessità, quello a suo tempo esercitato dal francese Talleyrand.
Lo statista viene visto come una figura un po’ tenebrosa, che passeggia nella sua grande casa, ove non c’è mai piena luce; egli rappresenta esemplarmente la solitudine del potere: solo nei colloqui con la saggia moglie (la bravissima Anna Bonaiuto), e la sua instancabile segretaria, che ha per lui un’autentica devozione, ritrova dei tratti umani ed una dimensione affettiva, come quando, insieme, mano nella mano, assistono alla rappresentazione televisiva di un concerto di Renato Zero.
Lo stile onirico di Sorrentino, corredato ed arricchito dalle ipnotiche musiche di Theo Teardo, conferisce al film un’aura di inquietudine e di mistero; la gestualità tipica dell’uomo politico è rappresentata quasi in maniera grottesca dallo straordinario Toni Servillo, qui al massimo nella espressione della sua creatività di attore.
Il regista ha certamente compiuto un duro lavoro di ricerca sulle fonti giornalistiche, in particolare sui processi per mafia che lo statista affrontò e dai quali fu assolto; ogni cosa che viene rappresentata è accaduta realmente: ci si concede esclusivamente una licenza poetica nella descrizione del suo monologo, peraltro di esemplare potenza drammatica ed evocativa, nel quale egli con tono declamatorio, ammette di aver forse perpetrato il male, ma al fine di raggiungere il bene della Repubblica, assecondando comunque la volontà di Dio.
Senza entrare nel merito di dette convinzioni (del resto il film non è innocentista né colpevolista) bisogna però dire che l’opera raggiunge senz’altro la potenza visionaria delle opere di Elio Petri (viene in mente il drammatico e grottesco Todo Modo), pur senza volere fare della vera e propria denuncia sociale, ed è efficacissima nella rappresentazione surreale del leader politico e della sua corrente di uomini cinici e smaliziati che egli sembra osservare con ironico distacco, riconoscendo ad essa un valore sempre politico, ma mai umano.
E’ un’opera che onora il cinema italiano, che utilizza una modalità descrittiva potentemente visionaria e stilemi d’immagine vicini ad una moderna psichedelia cinematografica (in certi momenti sembra di assistere ad un videoclip), e che mantiene una rara suggestione evocativa: lo statista, raffigurato quasi come un moderno, enigmatico Nosferatu non avrebbe dovuto adirarsi alla visione del film; la sua immagine viene rappresentata esattamente con le modalità mediante le quali Lui, forse per gioco, ha voluto essere percepito dall’opinione pubblica nel corso del tempo, con le sue battute, i suoi silenzi, le sue, molto spesso sarcastiche, allusioni, il suo indiscutibile genio di stratega della politica, la sua notevole cultura, evidenziata dalle numerose opere scritte, soprattutto a sfondo storico, concernenti per lo più la Roma dei Papi.

Recensione by Dark Rider

  2 Responses to “Il Divo”

  1. […] l’ottimo musicista e compositore Teho Teardo, David di Donatello per la colonna sonora de “Il Divo”, candidato anche quest’anno per “il Gioiellino”. Teardo è amico e collaboratore di […]

  2. […] ha evidenziato la sua creatività; soprattutto nella riproposizione delle colonne sonore de “Il Divo” e “Il Gioiellino” ha ammaliato il pubblico con melodie di notevole suggestione, spesso anche […]

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