Il curioso caso di Benjamin Button, regia di David Fincher. Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Julia Ormond, Jason Flemyng. USA 2008, 159 minuti
Benjamin Button (Brad Pitt) nasce con una strana malattia. Non solo il suo aspetto è quello di un anziano neonato rugoso, ma è malato di artrite, osteoporosi, cataratte e tutto quello che un uomo incredibilmente vecchio può avere. Abbandonato dal padre sui gradini di una casa di riposo per anziani, Benjamin viene allevato dalla signora Queenie, governante della casa. Invece di morire di lì a poco, come diagnosticato dal medico, Benjamin comincia a crescere e nel corpo di un bambino ritroviamo ancora un vecchio, seppur un po meno vecchio di quando è nato. Benjamin cresce e il suo fisico ringiovanisce. Così il disaccopiamento tra il suo spirito bambino e il suo corpo di vecchio viene via via assotigliandosi, fino a quel in mezzo al cammin di nostra vita, in cui spirito e corpo sono in perfetta sintonia. Purtroppo la sintonia non dura più di qualche anno, il corpo ringiovanisce sempre più e l’anima invecchia di pari passo.
La storia è narrata da una ormai anziana e malata Daisy (Cate Blanchett), unico grande amore di Benjamin. Così, con continui flashback l’intreccio tra le vite di Benjamin e Daisy è via via svelato.
Il film gode di un’ottima fotografia, gli attori sono bravi, il trucco che rende anziani Brad Pitt e Cate Blanchett credibile ma il film non decolla. Si seguono a fatica i 159 minuti di durata ed una storia con un grande potenziale fantastico alla fine risulta praticamente una commedia romantica alquanto stucchevole e con uno script di stampo tipicamente hollywoodiano. Sebbene il film sia tratto dal breve racconto del 1922 scritto da Francis Scott Fitzgerald, la sceneggiatura se ne discosta notevolmente non lasciando spazio all’approfondimento e all’ introspezione del protagonista. La trama risulta a tratti noiosa e poco stimolante ed è quasi totalmente incentrata sull’ infinita storia d’amore tra Benjamin e Dasy. Soprattutto risulta poco armonioso lo sviluppo del film, che inziando su un tenore fantastico, rimane poi nell’empasse se assumere o meno le sembianze di una favola. Tanto stridenti con la favola sono infatti le continue immagini di un notiziario che scandisce le ultime ore di vita di Daisy e che rimanda ad una tragedia come quella provocata dall’uragano Katrina ancora calda e viva da farci rabbrividire. Insomma, ci si aspettava molto di più da David Fincher, capace di creare film culto come Figth Club e Seven, che stavolta ha mancato una grande occasione, anche se molte delle colpe si devono ascrivere alla modesta sceneggiatura confezionata da un non sconosciuto Eric Roth, già sceneggiatore di Forrest Gump, Alì, e Insider.
Ci viene naturale pensare a quali e ben altre fortune avrebbe potuto portare a questo film un talento visionario come quello di Tim Burton, la cui capacità nel creare e raccontare storie fantastiche è unica al mondo.
Recensione by Lisa